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Lo stato di WhatsApp: è la nascita di un nuovo social?

Otto anni sembra un lasso di tempo breve, eppure, tecnologicamente parlando, sono poche le applicazioni, le innovazioni e in generale le proposte che riescono a rimanere sulla cresta dell’onda per un periodo tale. WhatsApp Messenger c’è riuscito, aumentando progressivamente la sua fetta di utenti, fino a diventare l’applicazione di messaggistica istantanea più usata al mondo (a febbraio 2016 è stato annunciato il raggiungimento di un miliardo di fruitori). Pur con aggiornamenti costanti che hanno apportato gradualmente delle piccole migliorie, una delle forze di WhatsApp è quella di essere rimasta più o meno sempre uguale a se stessa, soprattutto nell’immediatezza e nella facilità di utilizzo: l’app fin dall’inizio ha permesso solo di inviare e ricevere messaggi.Whatsapp2
Il 20 febbraio 2017, però, sul blog ufficiale dell’applicazione è uscito un comunicato che annunciava una svolta epocale: non più solo messaggi, dal 24 sarebbe stato possibile condividere con amici e contatti video e foto. Lo “stato” di WhatsApp ricorda in tutto e per tutto “storie” di Instagram e Facebook (e infatti tutti e tre sono di proprietà della Facebook.Inc) e avvicina sensibilmente quest’applicazione al mondo dei social.
Sulle motivazioni di questa scelta, Jan Koum, cofondatore dell’app insieme a Brian Acton, ha scritto che “l'idea originale su cui si basava il progetto era quella di creare un'applicazione che ti permettesse di far sapere ai tuoi amici e ai tuoi contatti quello che stavi facendo. Tutto ciò, mesi prima che aggiungessimo le funzionalità di messaggistica”. L’innovazione, quindi, non sarebbe altro che un’evoluzione dell’idea principale, rimasta sempre un pallino dei due fondatori, come spiegato sempre dallo stesso Koum: “anno dopo anno, quando Brian ed io passavamo in rassegna i progetti su cui lavorare, ci siamo sempre detti che avremmo dovuto migliorare e sviluppare ulteriormente la funzione originale dello stato di solo testo”.
In realtà, molti esperti convengono sul fatto che questa sia - ovviamente - una mossa economica: la nascita di “stato” presta il fianco agli inserzionisti, che, si pensa, potranno trovare un modo non aggressivo di fare pubblicità sull’app.
Altro aspetto significativo è l’accerchiamento che la Facebook.Inc sta facendo a Snapchat. Evan Spiegel, creatore di Snapchat, nel 2013 aveva rifiutato l’offerta di acquisizione dalla società di Zuckemberg, ritenendo pochi i tre miliardi di dollari offerti, ma, prima con l’inserimento di “storie” in Instagram e Facebook, poi con “stato” di WhatsApp, la Facebook.Inc sta proponendo in larga scala il modello che sta alla base di Snapchat, contenuti postati che si autodistruggono dopo 24 ore. Resta da vedere quanto Snapchat riuscirà a reggere il confronto con le tre superpotenze, ad oggi, a meno di clamorose trovate, è difficile pensare che possano coabitare con successo una serie di app che propongono, tra le altre cose, la stessa offerta, e Snapchat pare senz’altro la più debole.

Alessio Altieri 26/02/2017

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