Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 625

Un poco saggio, un poco matto: 35 anni senza Rino Gaetano

Nel 1981 c'era il referendum sull'aborto, veniva attentata la vita di Giovanni Paolo II, si scopriva la lista P2, moriva Bob Marley. Il 2 giugno si celebrano la Festa della Repubblica e la prima volta delle donne al voto. Ma queste due cifre si uniscono tragicamente se si associano al nome di Rino Gaetano, folletto della nostra musica scomparso maledettamente troppo presto, il 2 giugno di 35 anni fa.
Oggi a Piazza Sempione a Roma ci sarà un grande evento pubblico con la Rino Gaetano Band – nata da un'idea della sorella Anna e guidata dal nipote Alessandro – e Andrea Rivera, Daniele Luchetti, Gianmarco Dottori, Massimo Di Cataldo, i Kutso e Marco Ligabue. E poi tutti quelli che ancora oggi prendono la sua musica come modello di satira sociale. Tutti insieme per ricordare il folletto "un poco saggio un poco matto" e il suo secondo disco "Mio fratello è figlio unico", pubblicato proprio 40 anni fa. 
Ma prima di quella dissacrante e desolante riflessione sulla solitudine dell'uomo - "Il discorso in fondo è proprio sui cani che siamo tutti quanti noi. Abbastanza avulsi, abbastanza soli diceva ad "Adesso musica" nel '76 - Rino è costretto a barcamenarsi tra un'opinione pubblica che non lo capisce – "non valse l'amore di tre cortigiane per divietar l'emottoico pianto" – e un padre che gli predica l'importanza del posto fisso ("una bella divisa da maggiore ti dà valore e virilità: ok papà"). Segue inizialmente le volontà paterna, diventa ragioniere e trova un comodo posto in banca, come tanti poeti del passato avevano fatto. E Rino è un po' come loro, ha la poesia nel cuore e nel cervello, e così nel 1970 – a dieci anni dal suo trasferimento a Roma da Crotone – si rifugia al Folkstudio. Un locale già leggendario, dove Venditti era già Venditti e De Gregori beveva whisky a Trastevere con Giancarlo Cesaroni.
C'è un motivo se il suo disco d'esordio si intitola "Ingresso libero" (1974): è la sintesi perfetta di quello che Rino voleva essere ed era. Un cantore libero, non schierato e incollocabile, musicalmente anarchico e unico per i versi che con disincanto e sarcasmo disegnano l'Italia dei lavoratori ("L'operaio della Fiat") e della gente ("Ma il cielo è sempre più blu"). A due anni dalla "Locomotiva" di Guccini, scrive "Agapito Malteni, il ferroviere", la storia di un traghettatore di cuori erranti ed emigranti dall'alto di un locomotore. Rnio è uno che difficilmente si fa imbrigliare dai meccanismi commerciali e politici ma ci finisce sostanzialmente dentro per le sue paradossali denunce sociali, per i suoi testi profondamente ancorati alla realtà e a volte invece così onirici.
E quando ci finisce o viene criticato – vedi lo scarso successo di "E io ci sto", rabbioso disco del 1980 – oppure ci mette del suo. Nel 1978 infatti decide, non senza perplessità, di partecipare a Sanremo, antro della canzonetta "senza fatti e soluzioni" – da poco si era spento Cantacronache e la canzone d'autore era già fenomeno sociale – e si presenta vestito da clown anni Trenta, da Buscaglione in malarnese, consegnando medagliette a orchestra e pubblico. È un gioco, una passerella, e lui ci porta la storia di "Gianna", il sesso, Pigmalione, il paradosso alla Carmelo Bene (con cui collabora poco prima di morire in "Pinocchio"). Rino ama la teatralità. Semplice, spicciola, sottile, a volte colta. Sempre accompagnato da un elemento scenico – la pompa di benzina, un bastone, il suo cane – sempre a braccetto con quell'ironia di marca petroliniana. I suoi testi sono opere aperte, nonsense divertenti e dirompenti, giochi di parole che si trasformano in denunce sferzanti – quelle di "Nuntereaggepiù" e "Ti ti ti ti", brutalmente attuali – sogni folli e riflessioni discrete e cortesi ("Mentre vedo tanta gente che nun c'ha l'acqua corrente, nun c'ha niente, ma chi me sente"). La canzone è per lui specchio del pensiero, limpida – talvolta criptica e curiosa – associazione di idee.
Nel 1981 la canzone d'autore nostrana ha perso un personaggio inafferrabile, una voce fuor d'acqua, un satiro che con quei denti sporgenti, le tube e le magliette marinare, la chitarra arata e zappata con il dorso delle dita, le gambe secche e l'aria scanzonata, lottava contro il playback e la censura. Indimenticato e indimenticabile trentenne allampanato, a Piazza Sempione riascolteremo i tuoi dischi "forse sorridendo". Abbasso e alè.

Gianna, live a Sanremo 1978: https://www.youtube.com/watch?v=ScsxXxq-1IQ
E cantava le canzoni, live al Cantagiro 1978: https://www.youtube.com/watch?v=Mkqf0rrADgM
Nuntereaggae più: https://www.youtube.com/watch?v=yZhIprs-AOY
Evento "Rino Gaetano Day": https://www.facebook.com/events/1742162912694355/

Daniele Sidonio 02/06/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM