Continuano gli incontri della rassegna “Mito e contemporaneità” realizzata dal Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea Italiana - CeNDIC, in collaborazione col Teatro Arcobaleno di Roma.
Il 30 maggio si è svolto il quinto degli incontri previsti con i sei finalisti al “Premio di drammaturgia CeNDIC Segesta". Protagonista della serata è stato l’autore Francesco Randazzo, finalista con il testo “Pentesilea vs Achille”.
Supportato dalla lettura di alcune scene da parte dell’attrice Cinzia Maccagnano, il testo è stato presentato e analizzato dal drammaturgo Giuseppe Manfridi e dal critico teatrale e drammaturgo Giorgio Taffon. I due autori, insieme a Maria Letizia Compatangelo, Presidente del CeNDIC, hanno deliziato il pubblico in sala con interessanti riflessioni sul testo di Randazzo e sulla tematica più generale del rapporto tra mitologia e contemporaneità.
In che misura, oggi, si può ritenere ancora attuale un mito? E perché far rivivere proprio due figure come Pentesilea ed Achille? Francesco Randazzo ha affidato al confronto con Manfridi e Taffon, ma anche alla bella interpretazione di Cinzia Maccagnano, le plausibili risposte a queste domande e ha svelato alcune motivazioni che lo hanno spinto a soffermarsi sui due personaggi mitologici intrecciati dal destino. Di Achille si è scritto molto e Pentesilea ha avuto la sua fortuna in una tragedia di Kleist, ma comunque rimane un personaggio più marginalmente toccato: Francesco Randazzo, lo approfondisce e ne dà una sua lettura.
Per l’autore gli occhi contemporanei attingono al mito dell’amazzone Pentesilea e dell’eroe Achille proprio in virtù delle caratteristiche del mito stesso che è ricco di contraddizioni. Ad esempio sul rapporto uccisore/ucciso tra i due personaggi esistono delle versioni opposte (in alcune versioni non sarebbe Achille ad uccidere l’amazzone, ma Pentesilea ad uccidere il grande eroe). Inoltre è proprio la contraddizione a nutrire i due personaggi in quanto singoli individui, prima ancora che nel rapporto tra loro. Una contraddizione sull’essere che sfocia in uno più specifico discorso sul genere. Questi gli elementi di contemporaneità in nuce all’opera svelati nel corso della serata.
Il testo di Randazzo, scritto in versi, si presenta enfatico e ricco di problematicità che non si risolve in una sintesi lineare e storica. La contraddizione di partenza, quella mitologica, nutre intensamente il testo del drammaturgo contemporaneo, che diviene quasi l’espressione di quell’archetipo sogno collettivo, di un discorso sull’identità, non solo sessuale, che in qualche modo ci riguarda tutti. L’essenza di questo non è solo nello specifico caso di Achille o Pentesilea, ma è qualcosa di più aurorale, di più primitivo, che informa continuamente la mitologia classica, attraverso le sue storie di mutamenti e metamorfosi, e che continua a riguardare la nostra storia collettiva umana e anche quella individuale. È, tra le altre cose, anche un discorso sull’identità, quello che il denso testo di Francesco Randazzo presenta e si inserisce a pieno nella dialettica inclusiva di mito e contemporaneità per ricordarci che tutto ciò che è archetipo e primordiale, sebbene in altre forme, intenzioni e motivi, ci coinvolge ancora in quanto siamo parte della stessa umanità.
Gertrude Cestiè 02/06/2016