Lo scorso martedì 9 maggio presso il Cinema Giulio Cesare, il critico cinematografico Steve Della Casa ha intervistato Dario Argento, sul libro Due o tre cose che so di lui, curato da Della Casa, edito da Electa. A seguire, c’è stata la proiezione del film cult del regista dell’horror italiano, Profondo Rosso, in versione restaurata.
Della Casa e Argento prima due amici di lunga data e poi dei professionisti con grande stima reciproca, hanno subito messo a proprio agio gli spettatori in sala parlando di aneddoti sul cinema, raccontando fatti, curiosità e delle vere e proprie “chicche” presenti anche nel volume dedicato a Dario Argento, che hanno ingolosito i cinéphiles. Si va dai memorabili incontri per le vie di Roma con il buon vecchio John Wayne e l’invito sotteso a rivalutarne la figura di attore diffidando dalle strumentalizzazioni degli ultimi anni, fino all’onore di intervistare in un noto albergo romano, il regista tedesco Fritz Lang, miniera di cenni storici nell’avventuroso e travagliato rapporto che c’era tra lui, l’arte cinematografica e il suo Paese dagli inizi carriera in Germania fino alla fuga negli USA, senza dimenticare il suo passaggio in Italia durante le riprese del film Le Mépris di Jean-Luc Godard. La chiacchierata è proseguita illustrando i contenuti del libro: si va da Banana Yoshimoto a George Romero e John Carpenter, alle firme della Cinémathèque Francaise e a quelle del Lincoln Center.
All’incontro è poi seguita la proiezione di Profondo Rosso, in un’edizione recentemente restaurata dall’Istituto Luce nel 2015. La visione del film ha confermato sia per gli eterni devoti che per i nuovi iniziati al lògos argentiano, la maniera immortale di Argento di raccontare le storie, fatte di una paura che sapeva ancora esistere al cinema.
Terrore e angoscia, in tutto ciò c’è anche tanta bellezza, le immagini costruite e gli ambienti hopperiani di Dario Argento sono fatti con minuzia, pensati per lasciare allo spettatore curioso e silenziosamente accorto uno scenario di un film di tensione e di paura che ancor prima di essere l’uno e l’altro è estremamente vero .
Il suo è anche un cinema rispettoso proprio come Argento che racconta in sala di essersi rifiutato di salutare Hitchcock in un ristorante di Roma diversi anni fa: “non tanto per timore quanto per educazione”. Il regista romano è rimasto lo stesso di tanti anni fa, basta pensare al fatto che nonostante i diversi problemi di saluti abbia comunque deciso di presenziare alla serata organizzata in suo onore al Giulio Cesare. Perché c’erano tanti suoi fan e giovani curiosi che non vedevano l’ora di sentire parlare il Maestro del brivido e di vedere uno dei suoi più grandi film.
Profondo Rosso è un’opera di fama mondiale che ad ogni spegnersi e riaccendersi delle luci in sala alimenta sempre e ancora l’alternanza di luci ed ombre, riflessioni e confronti nella mente degli spettatori, che a seguito della chiacchierata e della visione del film si sono intrattenuti di fronte alla sala cinematografica romana, all'incrocio di viale Giulio Cesare, via Ottaviano e via Barletta. Ciò conferma la capacità di questo film di essere nel 2023 lo stesso monumento visivo che è stato quando uscì negli anni Settanta, che non solo distanza di quasi cinquant’anni è in grado di vendere decine e decine di biglietti, ma che riesce ad essere ancora il thriller più popolare del cinema moderno perché fatto di una fotografia magnetica, come quella che percorre e attraversa le lame di coltelli, mannaie e rasoi sempre presenti in tutti i lavori del regista. un film che non aspetta altro d’essere ristudiato e ridiscusso e che meriterebbe ancora e ancora una visione e una riflessione sulla sua meccanica narrativa, visiva e sonora come in generale tutta la filmografia del suo stesso geniale autore, Dario Argento.
Lorenzo Fedele, Ilaria Ferretti 11/05/2023