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“Le Parc”, l'arte di amare di Preljocaj, arriva al Teatro dell'Opera di Roma

“Le Parc”, balletto in tre atti di Angelin Preljocaj, arriva per la prima volta sul palcoscenico del Teatro dell'Opera di Roma. Andrà in scena dal 5 all'11 maggio il balletto che il coreografo franco-albanese creò, nel 1994, per i ballerini dell'Opéra di Parigi. Tra la compagnia d'oltralpe e il lavoro sull'amore di questa eclettica personalità, simbolo della seconda generazione della “nouvelle danse”, sembra esserci un legame inscindibile e quasi complementare. È infatti affidato a Laurent Hilaire il compito di rimettere in piedi il balletto per i giovani danzatori del Teatro Costanzi. Con un passato da primo ballerino - che il grande Rudol Nureyev volle nominare étoile - il maître de ballet ha rappresentato, insieme a Isabelle Guérin, la primissima “materia” su cui ha potuto lavorare Preljocaj. Hilaire, ventidue anni fa, partecipò alla creazione di un'opera di cui oggi è ripetitore insieme a Noémie Perlov, coreologa di origine israeliana che dall'88 assiste le creazioni preljocajiane LeParc2rimontando i suoi balletti nelle maggiori compagnie del mondo.
L'opera è il frutto di una ricerca nella tradizione, quella della letteratura francese; era importante per il coreografo confrontarsi con il «codice genetico» del Teatro di Parigi, con un'eredità antichissima le cui origini risalgono al Re Luigi XIV, protagonista di uno dei regni più lunghi della storia. “Le Parc”, infatti, trae ispirazione dal più celebre romanzo di Madame De la Fayette, “La principessa di Clèves” (1678), la storia di un sentimento “rimandato” perché resiste all'atto stesso di amare, che resta sottinteso e “trattenuto”. L’innamoramento in questo balletto è descritto come il percorso della “Carte de Tendre” con la quale Madeleine de Scudéry indicava, visivamente, le diverse strade da intraprendere in un viaggio allegorico per arrivare al cuore dell'amato. Tutto si svolge all'interno di un parco “alla francese”: una donna, sedotta dall'uomo stesso che ama, non vuole inizialmente cedere a quel sentimento al quale sceglie, solo alla fine, di abbandonarsi. Interesse, infatuazione, seduzione, commozione, sono queste le tappe del percorso che si consuma nei sentieri dell'amore. A condurre le azioni dei personaggi, quattro giardinieri del cuore che fanno da guida in nella progressiva presa di consapevolezza amorosa. Questi autentici cupidi in abiti contemporanei, avranno anche dei movimenti molto diversi dagli altri personaggi; la loro figura permetterà di allontanarsi dalla sola visione settecentesca del balletto per permetterci di riflettere su ciò che oggi resta di quei sentimenti.
Il balletto infatti nasce con la volontà di creare una dimensione atemporale che dal passato prende gli spunti per concentrarsi sul presente. Non ci si dovrà aspettare, dunque, neanche una scenografia che richiama un giardino realistico, quanto elementi essenziali e stilizzati che Thierry Leproust riproporrà in chiave costruttivista. Il mondo aristocratico del Gran Siècle riaffiora con i costumi che Hervé Pierre ha studiato appositamente per il balletto e nella musica di Mozart, ma andrà a dialogare con l'elettronica del musicista e compositore londinese Goran Vejvoda.
LeParc3Eleonora Abbagnato sarà, come nel caso di “Closer” (il pas de deux di Benjamin Millepied riproposto per “Grandi coreografi”, terzo balletto della stagione 2015-2016), l'interprete principale della coreografia. La danzatrice e direttrice sarà al fianco di Stéphane Buillon, anche lui étoile che da l'Opéra di Parigi, torna nella capitale scoprendo una compagnia che si è fatta 'più matura' e di cui egli stesso si «nutre».
Il TORballo, grazie alla nuova direzione, sta ricevendo gli input di cui aveva bisogno per rinnovarsi; questa ventata non solo contemporanea, ma tutta europea, trasmette grande entusiasmo e accresce il desiderio di assistere ad un capolavoro di recente produzione, già entrato nei modelli di repertorio.
«Sono una fan di Angelin» - ha affermato la Abbagnato- «ho già danzato questo ruolo quando ero ancora prima ballerina. Dissi al maestro che avrei voluto portare a Roma una sua coreografia, è stato lui stesso a consigliarmi di iniziare con questo titolo. Sarà interessante vedere che tipo di interpretazione darà di questo balletto la mia compagnia, una compagnia tutta italiana».

Laura Sciortino 03/05/2016

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