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Effimera di Stefano Benni apre la stagione dell'Argot

"Fossi un fiore intelligente non regalerei mai un uomo a una donna"

Beatrice, la mocciosa, la presidentessa, Suor Filomena, Vecchiaccia, Mademoiselle Lycanthrope. Personaggi disegnati da Stefano Benni per uno spettacolo-laboratorio all'Archivolto di Genova e racchiusi nel libretto del 2011 intitolato "Le Beatrici". Monologhi per voce femminile a cui si aggrega Effimera, che ha aperto la stagione del Teatro Argot di Trastevere lo scorso 6 ottobre.
T-shirt azzurra e solito fare schivo, l'autore osserva curioso la sua creazione prendere vita in un mondo che riecheggia quelli di Lewis Carroll e Walt Disney. Esce dal bozzolo l'Effimera Dacia D'Acunto, 23 anni, crisalide-fata-strega-farfalla sbarazzina che cerca di ribellarsi al complesso sistema di convenzioni impostole dall'alto.
L'atmosfera fiabesca disegnata da Piero Perotti è micro-mondo dell'umanità che c'è fuori, con cui Benni instaura un sottile quanto divertente gioco di scambio delle parti. Effimera è l'animale che dunque siamo, per dirla con Derrida, costretta a divincolarsi tra i divieti dei genitori Nuvola e Vento e i dettami del Manuale delle Creature di Successo – un grosso libro si erge a centro scena tra un fiore e l'altro – da seguire alla lettera per non bruciare i momenti cruciali della sua breve esistenza.
L'esile e alata figura dell'attrice, cromaticamente simile a Trilli Campanellino e Pippi Calzelunghe, si barcamena per un'ora e quindici tra esperire e apparire, in un brillante mix di frecciate ironiche – alla tv, alla religione, alla politica – e metafore più profonde sul rapporto tra singolo e collettivo. L'Effimera ha vita breve, ma attraversa tutte le fasi della crescita di una comune fanciulla, dall'ingenuità puerile alla curiosità adolescenziale – esilarante la scena della grottesca scoperta della sessualità – sino alla vecchiaia un po' mentirosa.
Stefano Benni è maestro del reading, poeta e drammaturgo attento. Con i suoi monologhi vuole mostrare l'esistenza di voci femminili talentuose – come Dacia D'Acunto, con cui il sodalizio dura da diversi anni – anche al di fuori dei meccanismi ingurgitanti della tv. E l'Argot, isola lontana dai canali culturali ufficiali, è il luogo più adatto per tale dimostrazione.
La frenesia della D'Acunto coinvolge, il testo ironico e tagliente di Benni viene incorniciato con giustezza dalla regia di Viviana Dominici e dai suoni di Fabio Vignaroli, con musiche a metà tra intermezzo e momento riflessivo. La maschera aliforme si scioglie in un finale di grande effetto: le luci sull'Effimera si spengono, la lotta tra esperire e apparire continua.

al teatro Argot dal 6 al 18 ottobre 2015
scritto da Stefano Benni
con Dacia D'Acunto
regia di Stefano Benni e Viviana Dominici
Scenografia Piero Perotti
Costumi Lucrezia Farinella
Disegno luci Giuseppe Filipponio
Suono Fabio Vignaroli
Assistenza tecnica Daria Grispino
Foto e grafica Manuela Giusto

Daniele Sidonio 09/10/2015

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