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10 anni di attesa, Augustin Hadelich ritorna in Italia: il primo debutto il 23 Marzo al Teatro Argentina

Mar 22

Dal suo ultimo recital di Trieste nel 2012, terminano i dieci anni di attesa per il pubblico amante del violinista franco–americano: Augustin Hadelich. Grazie all’Accademia Filarmonica Romana il 23 marzo 2023 ore 21:00, per la prima volta il Teatro Argentina di Roma aprirà il sipario con il suono di uno dei violini più pregiati al mondo: il prezioso Guarnieri del Gesù del 1744 noto comeLeduc, ex Szeryng. Su gentile concessione del “Tarisio Trust” esso verrà impugnato da Hadelich, che ci farà volare soavemente nel viaggio musicale, dal contrappunto barocco di Bach (con l’esecuzione delle due partiture: n.3  in MI maggiore BWV 1006 e n.2 in RE minore BWV1004, quest’ultima con la celeberrima “Ciaccona”), al blues afro-americano di Coleridge-Taylor Parkison (Blue/s Forms e Louisiana Blues Strut). Il violinista ama particolarmente il compositore Parkison e gli dedica il suo penultimo CD prodotto dalla Warner Classic Bach – Sonatas & Partitas. L’Italia non aspetta altro che il ritorno di un figlio d’arte, poiché Hadelich nasce a Cecina nel 1984 da genitori tedeschi, si laurea con lode all’Istituto Mascagni di Livorno e studia con Uto Ughi, che lo invita a soli 17 anni per esibirsi a Roma. Prosegue gli studi presso la prestigiosa Juliard School di New York, dove entra con una borsa di studio. La Toscana può vantarsi di aver coltivato in giovane età, un musicista diventato ormai una stella del panorama mondiale classico, con la vincita di innumerevoli premi: nel 2006 consegue l’International Violin Competition di Indianapolis, nel 2009 ottiene un Avery Fischer Career Grant, nel 2016 si aggiudica il Grammy Award nella categoria “Best Classical Instrumental”, nel 2017 vince il dottorato onorario della University of Exeter sempre nel Regno Unito e infine nel 2018 è stato votato ‘Strumentista dell’anno’ dall’influente rivista “Musical America”.
L’essenza melodica e armonica del timbro toccante di Hadelich è pura bellezza, che si materializza in ogni angolazione della nostra percezione. Non è solo un ascoltare le onde sonore, ma vederle, sentirle, toccarle come un quadro o come una scultura perfettamente intagliata e disegnata. La differenza sostanziale è che l’armonia del timbro della musica non può essere incorniciata come un’opera d’arte, ma solo vissuta in quello stesso attimo che viene riprodotta.

Carmela De Rose  22/03/2023

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