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Carmen Consoli tra l'Eco di sirene,le gocce di limone,gli amori di plastica

Mag 08

Prima dell'alba potrebbero sorprenderci rapiti da un sogno dove nitide acque divorano i nostri passi.

Suona cosi "Sulle Rive di Morfeo", contenuto in "Eva Contro Eva", album di Carmen Consoli del 2006. Da allora il marchio di fabbrica è rimasto sempre fedele a sé, collezionando successi con il grande dono di restare intimi e sinceri. La Cantantessa ritorna in grande stile con "Eco di Sirene", disponibile dal 13 Aprile 2018, presentato in conferenza stampa con un vero e proprio concerto, unico mezzo autentico per spiegare quelle cose che a parole sembrerebbero troppo complicate. Dopo aver terminato il tour nei teatri europei, ventidue delle ventisei tracce portare in concerto si tramutano in Bestoff a ripresa live in analogico, arrangiate dalla Consoli in acustico con chitarra, violino e violoncello suonati dalle sue fedeli compagne di viaggio Emilia Belfiore e Claudia Della Gatta.
L'album è interamente registrato al Forum Village di Roma, mantenendo integra l'intenzione originaria, gli arrangiamenti, la policromia e persino quelle piccole sbavature che in analogico divengono caratteristiche, vere, permettendo un brivido, una stretta allo stomaco sui graffiati della voce, sulle impurità che solitamente vengono limate ed annientate dal digitale. Sono due gli inediti inseriti in questo doppio album: "Tano", ballata in siciliano, folclore e tradizione misti all'impronta prorompente della cantautrice e "Uomini Topo", che probabilmente si fa manifesto dei tempi che corrono all'insegna della vera solitudine, quella custodita e ben nascosta nei meandri delle piattaforme social, quella malinconia distruttiva che pervade inconsciamente le nuove generazioni di piccoli grandi e di grandi tornati bambini.

Un misto di ciò che la natura ha e ciò che noi abbiamo tolto alla natura, preferendo l'adattamento cieco e sordo piuttosto che l'autoconservazione di noi stessi e del mondo che stiamo distruggendo. Oltre i due inediti Carmen Consoli ripercorre i punti salienti della sua brillante carriera riproponendo degli evergreen del suo repertorio, come ad esempio "Parole di Burro", dal romanticismo sprezzante, mai smielato, quasi violento, con una venatura sognante ed epica, per passare poi a "L'ultimo Bacio", colonna sonora dell'omonimo film, ma ancora "In Bianco e Nero", racconto di un rapporto travagliato costruito su muri di silenzio e invidia tra una madre ed una figlia, un grido straziante, una carezza spinosa, una storia descritta nei dettagli, commovente, incisa tra un sorriso e forse anche una lacrima. Ritroviamo "Mio Zio", storia di una violenza domestica raccontata con sonorità cupe e crescenti, descrittive, comprensibilissime; "Blunotte", intonata su un arpeggio iniziale che, sussurrando, incalzerà verso la resa di chi ammette d'aver rinunciato a se stesso per amore.
Un excursus che ha come file rouge la veridicità nelle corde che oltrepassano il corpo, negli strumenti suonati e -cosa più importante- nelle parole pronunciate con voce autentica, scritte da una penna prodigio che negli anni è maturata, regalandoci e regalandosi frammenti di vita vissuta, ballate folcloristiche, piccoli particolari, paesaggi e racconti dipinti con minuzia, scorci di cielo spezzati dalla poesia dell'essere, molto meno dell'apparire.


Giorgia Groccia 08/05/2018

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