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USS Indianapolis: la recensione del nuovo film con Nicolas Cage

Negli anni si è sempre più irrobustito il numero di amanti di film che potrebbero essere chiamati di “serie C”. Prodotti realizzati talmente male che la loro estrema imperfezione è diventata l’unico punto di interesse, tanto da ergerli a veri e propri cult. Film su squali, piranha, zombie e dinosauri: tutte pellicole paradossali dove l’estrema bruttezza non è sintomo di noncuranza, ma di una ricerca formale volta a raggiungere aspetti caricaturali. È un’arte, a suo modo, perché non è mai facile fare appositamente qualcosa di brutto. Ussindianapolis2
Uss Indianapolis è un ibrido: per effetti visivi e alcuni dialoghi sembrerebbe appartenere pienamente a questo genere, per tematica no.
Nel 1945, al capitano Charles McVay (Nicolas Cage) e al suo equipaggio viene ordinato una missione top secret: trasportare il materiale per l’assemblaggio di “Little boy”, uno dei due ordigni nucleari che avrebbero poi messo fine alla Seconda guerra mondiale, quello sganciato su Hiroshima. Vista la segretezza dell’operazione, all’incrociatore della marina militare statunitense USS Indianapolis non fu assegnata scorta e, una volta consegnato il carico a Pearl Harbor in tempi record, venne affondato nell’Oceano Pacifico, sulla via del ritorno. Solo 317 dei 1197 uomini a bordo si salvarono, dopo cinque disperati giorni da naufraghi accerchiati dagli squali. Il governo, per insabbiare la gravissima colpa di aver mandato deliberatamente al macello così tanti uomini, processò e condannò il capitano McVay, che solo molti anni dopo, nel 2000, fu prosciolto dalle accuse dal presidente Clinton.
Uss Indianapolis è un film con tantissimi difetti e con qualche pregio che sembra voler nascondere a ogni costo. La macrostoria è frammentata da tutta una serie di microstorie che vengono affrontate in modo troppo frettoloso, soprattutto nel momento della risoluzione. Gli sceneggiatori Cam Cannon e Richard R. Del Castro e il regista Mario Van Peebles, hanno contaminato la narrazione e la messa in scena con diversi stili e toni, che però giustapposti in un unico prodotto hanno dato un risultato non organico. Dal quasi musical delle prime scene in cui marinai e ragazze ballano un rock’n’roll degli albori, con macchina da presa vorticosa che segue le evoluzioni, a “Lo squalo” quando l’equipaggio viene attaccato in mare, con una musica che richiama il celeberrimo motivo di John Williams, tutto inframezzato dalla commedia sentimentale dei due amici e compagni d’equipaggio innamorati della stessa donna. La presenza di Nicolas Cage, in questo quadro, è quasi la ciliegina sulla torta: il premio Oscar è ormai ingenerosamente riconosciuto più per le sue parti in film “minori” che per i tanti ruoli di rilievo che ha ricoperto nella sua lunga e prospera carriera, e questo prodotto si inserisce a perfezione in quest’ottica.
USS Indianapolis, però, è anche un film che fa un’operazione importante: mostra degli incredibili fatti realmente accaduti, per lo più sconosciuti, e lo fa denunciando chiaramente l’operato del governo americano che ha pensato ai propri militari e alle loro vite esclusivamente come pedine per il raggiungimento di uno scopo più grande.
Certo il film, che alla fine mostra anche delle vere testimonianze dei sopravvissuti ancora in vita, è dedicato alla memoria di chi ha perso la vita in quelle tragiche condizioni, e ci si sarebbe dovuti aspettare un’accuratezza maggiore.
Col passare dei minuti però, cresce la sensazione che il prodotto sia brutto ma onesto quantomeno nelle intenzioni, e lo si riesce persino ad accettare per quello che è.

Alessio Altieri 20/07/2017

 

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