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“Wasting light”, i Foo Fighters ritornano al futuro

Back in ’94. I Foo Fighters ‘ritornano al futuro’ con il loro settimo album in studio,“Wasting light”, che profuma abbondantemente di spirito adolescenziale (e chi vuole cogliere, colga) e ricalca a tratti la prima versione della band – che in realtà era poco più che un giocoso progetto solista del leader Dave Grohl – quella del fulminante esordio di “Foo Fighters”, del 1995.

Nati da una costola dei Nirvana, i Foos hanno trovato una formazione stabile a partire dal terzo album (“There is nothing left to lose”, 1999) e oggi si possono definire senz’altro una delle più solide realtà del rock alternativo: etichetta generica, che qui definiamo come insieme di chitarre graffianti, melodie gridate su ritmiche compatte, adrenalina e sudore, tutta roba che su disco sta anche bene, ma trova la sua reale dimensione sul palco.

In effetti qualche dubbio sull’anagrafe della band, i cui componenti hanno ormai passato da un po’ i quaranta, era venuto ascoltando le uscite più recenti (“In your honor”, 2005, e “Echoes, silence, patience & grace”, 2007), che mostravano preoccupanti strizzate d’occhio allo ‘stadium rock’, quello per intenderci dei ritornelloni orecchiabili, o per fare un nome, degli U2 dell’ultimo quindicennio.

Grohl e soci, però, non hanno fortunatamente intenzione di finire così: “Wasting light” è un perentorio richiamo alle radici della band, trainato da un singolo, “White limo”, che suona come una “Winnebago” del ’95 trascinata ai giorni nostri, accompagnato da un video lo-fi con protagonista niente meno che Lemmy Kilmister, mr. Motorhead.

Ulteriore richiamo al passato è la presenza del produttore Butch Vig, colui che, con “Nevermind” (1991), letteralmente costruì il sound su disco dei Nirvana; e proprio il bassista della gloriosa band di Seattle, Krist Novoselic, compare in un brano di “Wasting light”.

Il secondo estratto, intanto, è già stato scelto: è Rope, strofa martellante in stile “Low” (da “One by one”, 2002) e ritornello solare alla “Learn to fly” (1999). Non male come promozione, se si pensa che l’album deve ancora ufficialmente uscire (la data è il 12 aprile). E qui sta la sorpresa: sul sito ufficiale della band - www.foofighters.com - l’album è già completamente ascoltabile in streaming, una provocazione non da poco nei confronti dell’ormai dilagante pratica della diffusione online di mp3 ‘piratati’ prima dell’uscita dei dischi nei negozi.

Fra gli altri brani da segnalare non si possono tralasciare “Back & forth” e “Bridge burning”, il pezzo d’apertura, autentiche bordate che confermano il felice stato di forma del quartetto, nonché la conclusiva “Walk”, che parte in sordina per trasformarsi in una palpitante cavalcata su cui Grohl ripete – convincendoci appieno – “I never wanna die, I never wanna leave, I’ll never say goodbye”. Non ci auguriamo di meglio, già pregustando l’unica data dei Foos in Italia, quella del Rock in Idrho, a Milano il 15 giugno.

 

(Manuel Nepoti)

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