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Cos’è e come funziona la comunità scientifica

Multiforme e variegata, la comunità scientifica è una comunità ben particolare. Composta da centinaia di migliaia di persone è organizzata in gruppi relativamente piccoli, ma capaci di collaborare (e competere) attraverso distanze intercontinentali. La rete della ricerca infatti è estesissima, dall’India agli Stati Uniti, ed i campi di indagine sono altrettanto vasti: dalla terapia dei tumori allo studio del clima, alle ricerche sui parassiti delle piante. E’ facile capire come quindi la scienza si esprima come un coro più che come una voce unitaria, ed anzi possano insorgere discussioni interne e diatribe scientifiche. Dunque cosa fa di queste migliaia di persone una comunità, nonostante vivano spesso in Paesi diversi, con lingue, religioni e culture profondamente differenti? La comunità si regge sull’adesione a un metodo di lavoro, che è la sperimentazione, e sul valore universale della conoscenza. I ricercatori infatti comunicano moltissimo fra loro, entro i limiti della concorrenza. Il più importante mezzo di comunicazione sono le riviste scientifiche, in cui accanto ad articoli più giornalistici (editoriali, novità, commenti) sono pubblicate le nuove scoperte. Lungi dal limitarsi a sommarie conclusioni, questi lavori presentano nel dettaglio metodi utilizzati, esperimenti condotti, risultati ottenuti sotto forma di grafici o immagini. In questo modo l’intera comunità può giudicare l’attendibilità e il valore della scoperta e ripetere gli stessi esperimenti, per approfondire ulteriormente la ricerca o eventualmente smentirla. La pubblicazione riporta i nomi degli autori, e suggella la paternità delle scoperte: in Paesi come gli USA molti finanziamenti dipendono dal numero e dalla qualità delle pubblicazioni. Queste infatti non sono tutte uguali, ma si differenziano per la portata ed il rigore metodologico, deducibili in genere dalla rivista su cui sono pubblicate. Infatti i lavori da pubblicare sono scelti da una commissione composta da diversi ricercatori indipendenti, autorevoli nel loro campo, che leggono il lavoro candidato e ne danno un giudizio critico. Più la rivista è di alto livello più sarà accurata la selezione (e viceversa). Difficilmente sarà smentita una scoperta pubblicata da riviste internazionali e multidisciplinari come Nature e Science. Mentre invece annunci sensazionalistici non supportati da alcuna prova non sono notizie scientifiche e non saranno mai pubblicati. L’aspetto più bello è che queste riviste sono oggi disponibili in Internet, e quindi è possibile per qualunque ricercatore informarsi ogni giorno sui progressi compiuti magari dall’altra parte del mondo! (per i curiosi che leggono l’inglese un’ottima banca dati di interesse biomedico è PubMed, su www.ncbi.nlm.nih.gov, che rende pubblici i sommari degli articoli, mentre la versione integrale è accessibile a pagamento o con gli accessi universitari) Naturalmente vi sono poi raduni e convegni, che possono avere portata locale o internazionale, e in genere sono di settore. Anche se solitamente i singoli laboratori e le istituzioni di ricerca sono strutture gerarchiche, il confronto tra diversi gruppi avviene alla pari, con i dati sperimentali come uniche “armi”o obiettivo comune. E praticamente in tutti i centri di ricerca sono frequenti i seminari, con ospiti esterni chiamati a raccontare le loro scoperte, e discuterne. Naturalmente gli scienziati sono persone normali, capaci come chiunque altro di meschinità ed errori. Ma non sarebbe bello imitarne più spesso la capacità di discutere all’interno di un territorio comune?
(Dott.ssa Marta Annunziata - Biotecnologa)

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