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Semplice e complesso il punto di Ennio Tamburi

Un punto può essere cosa semplice oppure estremamente complessa. In entrambi i casi è l’elemento focale dell’opera di Ennio Tamburi. La Gnam (Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea) di Roma ospita, dal 12 giugno al 9 settembre 2012, una mostra, non retrospettiva, che raccoglie un numero limitato di lavori dell’artista, nato a Jesi nel 1939, relativi all’ultimo decennio. Nelle circa cinquanta opere presenti si assiste all’abbandono della pittura figurativa per una grammatica più semplice ed elementare fatta di soli punti. Ma un punto da grafema può estendersi fino a diventare macchia. E proprio su questa dilatazione e compressione che gioca l’artista.

La mostra, inoltre, può essere letta come un viaggio poiché presenta solo le opere sui fogli di carta, pregiatissima, che provengono dall’Asia (in particolare dal Nepal e dal Tibet) e dall’Africa e di cui Tamburi ne esalta la fattura e il naturale cromatismo. In questo modo la trama sottile e rigorosa della carta crea un contrappunto alle immagini costruite attraverso l’uso quasi ossessivo dei punti. Allineati o distribuiti casualmente sulla superficie. Equidistanti formano sottili figure geometriche o si spandono sui fogli fino ai bordi. I lavori di Tamburi si contraddistinguono anche per l’uso di colori freddi, riposanti, pastello che entrano armonicamente in relazione con lo sfondo della carta.

La sensazione che se ne ricava è di simmetria e semplicità, quasi l’artista fosse mosso da un’esigenza ordinatrice. Le composizioni sono geometriche pur nascendo da una moltitudine, da un caos fatto di punti ma sistemati secondo una pratica a tal punto meticolosa da apparire artigianale. Questa ricerca rigorosa sullo spazio ha portato l’artista anche alla creazione di lavori costituiti dall’accostamento di più fogli, fino a creare opere imponenti regolarmente suddivise. Da qui nasce, o si chiarisce, il titolo: “Semplice. Complesso”.

 

(Jessica Vianini)

 

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