Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“Volare”, un omaggio sincero ad un mito senza tempo

A volte bastano le canzoni. In una confezione certo imperfetta, ma comunque lontana dalla plastica di molte produzioni della televisione italiana, questa miniserie in due puntate, che si è conclusa ieri sera con un clamoroso boom di ascolti (oltre 11 milioni di telespettatori), anche sulla scia di un Festival di Sanremo più sobrio ed elegante dei soliti standard, ha riportato sul piccolo schermo la magia della musica. La musica che parla all’anima, che consola e che fa riflettere. L’arte autentica, nella sua accezione più pura e cristallina.

Attraverso un lungo flash-back, narrato in prima persona da un Modugno ormai affermato a livello internazionale, si ricostruisce il mito: una storia fatta di amore, povertà e grandi, immaginifici sogni. Di note e di notte.

Come tutti i grandi poeti, anche Mimmo assorbe in sé le inquietudini del suo tempo. Vorrebbe diventare un attore e fugge dalla provincia pugliese per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ed è proprio qui che incontra Franca Gandolfi (Kasia Smutniak), la donna che gli cambierà la vita e che sarà la sua musa fino alla morte. Il personaggio interpretato da Fiorello è un sognatore nevrotico, un egocentrico insicuro, consapevole del proprio talento, ma allo stesso tempo alla continua ricerca di conferme. Una “capa tosta” che ha un bisogno irrefrenabile di parlare al mondo nella sua lingua, perché non vuole adattarsi agli schemi, ma pretende di essere compreso senza ricorrere ad alcun artificio.

La scelta del dialetto agli inizi della carriera è un manifesto di intenti che racchiude in sé una contraddizione e una beffa: Modugno negherà a lungo le sue origini, dichiarando di essere siciliano, ma di fatto schernisce i luoghi comuni cantando dei versi che per la borghesia del nord sono solo un idioma indefinibile del sud. Siciliano, pugliese o campano… Che differenza fa per gli uomini in frac dell’alta società?

Sebbene inciampi in qualche occasione in stucchevoli eccessi da soap-opera, la fiction sembra mantenere una genuinità di fondo e un’umiltà che ne fanno un prodotto godibile e affatto tedioso, che punta tutto sulle canzoni (eseguite da un ottimo Beppe Fiorello in versione cantante), vere protagoniste di un racconto in musica che, d’altronde, non ha bisogno di nient’altro.

 

(Paola Francesca Spada)

 

 

 

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM