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Teatro

“La spallata”: tre uomini e una bara
Sette sotto un tetto: non è uno spin-off della famosa black sitcom anni ‘90, ma potrebbe essere il sottotitolo della commedia “La spallata” di Gianni Clementi, andato in scena al Teatro Agorà di Roma dal 17 al 19 febbraio. Due nuclei familiari, costretti a convivere nella stessa casa di borgata romana dopo la morte dei due capifamiglia, provano a dare una “spallata” alla cattiva sorte e lo fanno letteralmente, tentando di aprire un'agenzia di pompe funebri. Da qui, ovviamente, deriva il termine che dà titolo all'opera e che contraddistingue il tipico movimento che serve a sollevare la bara.Siamo nella Roma…
“Combustibili”: quando libri e teatro riscaldano anche la scena più fredda
Due cumuli di libri e tre sedie di legno. Una “versione acustica”, estremamente essenziale di “Combustibili”, rielaborazione di “Les Combustibles” di Amélie Nothomb. Samuele Chiovoloni, alla seconda esperienza di regia dopo “On The Revolutionary Road”, insieme alla Compagnia del Teatro di Sacco di Perugia, è costretto a proporre un adattamento “ridotto e allegorico”. Scenografie, costumi e oggetti di scena sono rimasti sigillati: lo spettacolo sarebbe dovuto andare in scena al Teatro dell’Orologio, sotto sequestro dal 17 febbraio per la mancata uscita di sicurezza, proprio al termine della prima replica di “Combustibili”, con incredulità di Roberto Biselli, direttore della compagnia umbra.…
Invito a cena con… Camus. Il Teatro delle Ariette e il couscous
Come nel film “Cous cous” di Abdellatif Kechiche, dove il protagonista decide di realizzare il suo sogno di aprire un ristorante che serva soltanto il piatto arabo del titolo, così anche il Teatro delle Ariette è riuscito in tanti anni di lavoro a coniugare quelle che sono le sue due vocazioni: il cibo e raccontare storie. Il terzetto Stefano Pasquini, Paola Berselli e Maurizio Ferraresi hanno portato in scena, per la prima volta a Roma (al Teatro Biblioteca Quarticciolo) e dopo i successi ottenuti in Francia, “Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus”, uno spettacolo che intreccia vite passate…
“Lenòr”: la forza di una donna
“Sono nata il 13 gennaio 1752, sotto il segno del Capricorno. Credo nell’influsso delle stelle sul destino delle persone. Sono le stelle a suggerirmi: continua, va’ avanti. E io, sin da piccola, sono stata curiosa, testarda, perseverante: pronta a prendere tempo, per poi esplodere all’improvviso. Da ragazza avevo due occhi di fuoco, ero sincera, fervida, non capivo il cinismo, volevo che le cose migliorassero, credevo che potessero migliorare, e non solo per pochi. Ero disposta a rinunciare ai miei privilegi. Forse ero ingenua. Ho combattuto.”Un lungo monologo denso di amore, passione, ricordi, profezie, dolore, dedicato alla memoria della straordinaria Eleonora…
Nella Scuraglia i Groppi non possono che essere d’Amore
LASTRA A SIGNA – Ci sono spettacoli che vanno a rompere degli equilibri. Come l'eschimese che provoca la crepa rotonda sul pack. Sotto la buccia ancora c'è qualcosa che si muove, veloce come un salmone, scaltro come una faina, zigzagante come rally. Sotto il parafulmine di una storia da raccontare e di un attore su di un palco rialzato si può ancora riuscire a sentire, a scavare, lasciandosi cullare, spigolosamente, in un'armonia scomoda dentro l'orgasmo dialettico sparato alto, potente e fragoroso. Come il frontman punk con la pistola in pugno in “Sid e Nancy” mentre una “My way” smodata, distorta…
Il mistico dell’Occidente raccontato da Simone Cristicchi
“Ci sono uomini straordinari, come addetti alla manutenzione dell’universo” recita Simone Cristicchi diretto da Antonio Calenda, al Teatro Vittoria di Roma. Nel 2010 i Baustelle pubblicano “I mistici dell’Occidente”, un album omaggio a tutti coloro che hanno inciso sovversivamente sull’ordine delle cose, da San Francesco a Pasolini, passando per David Lazzaretti, di cui si vede il ritratto sulla copertina. Le rivoluzioni non partono mai da situazioni agiate, ma da chi “ha fame”: di giustizia e di una vita decorosa che possa garantire qualcosa in più della mera sopravvivenza. Proprio a partire da una terra “amara” come la Maremma, in alcuni punti…
I "Fantasmi" di Garella: presenze e non zombie
BOLOGNA - “I fantasmi non esistono, li abbiamo creati noi, siamo noi i fantasmi” (Eduardo De Filippo).C'è sempre un filo impercettibile di sottile, toccante “verità” nei lavori di Nanni Garella e dei suoi attori psichiatrici. Attori non-attori che vivono e hanno vissuto, portandosi addosso i segni palpabili nel fisico, nella postura, nell'andamento, nello strusciare, piedi e parole, le parole che stanno pronunciando. In quella fessura incrinata, in quella crepa storta, a guardar bene c'è il teatro con la sua pasta, meglio se ben amalgamata come in questo caso, di finzione scenica e realtà sofferta e sudata, quell'intreccio articolato e reticolato…

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