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Sulle tracce del Mondo: disponibile su Rai Play la seconda stagione di Aracataca, il docufilm di Jovanotti

I documentari on the road non sono una novità. Non lo sono più neanche i reality show che hanno trasformato un’idea originale come quella di Pechino Express, in una (ennesima) macchina di successo. Eppure c’è sempre un modo per dare un proprio sguardo critico su un progetto che, negli anni, ha subito continue rimodulazioni. Numerosi, infatti, gli esempi da fare partendo dalla letteratura con Kerouack ed il suo romanzo On the road - Sulla strada sino ad arrivare ad altri testi che raccontano di viaggi su alcuni dei sentieri più famosi, come la Via degli Dei che collega Bologna a Firenze, protagonista del romanzo di Wu Ming 2. Viaggi, questi, spesso finalizzati non solo alla scoperta del mondo che ci circonda, ma anche alla (ri)scoperta di sé stessi.

Di questo tema “cliché” è possibile affermare - con assoluta certezza - che mettersi in viaggio da soli in compagnia di un cellulare, una cartina ed uno zaino sulle spalle, è un atto che richiede una grandissima dose di curiosità e coraggio. Questo lo sa bene Lorenzo Jovanotti che presenta in esclusiva su Rai Play, dal 24 aprile, la seconda stagione del suo docu-trip Aracataca. Non voglio cambiare il pianeta 2: un viaggio, del quale ha firmato anche la colonna sonora, che racconta i 3500 chilometri percorsi in bicicletta alla scoperta del Sud America, visitando territori esclusi nella prima parte del viaggio fatto nel 2020 (visibile su Rai Play). Un percorso importante, quello intrapreso da Jovanotti, che permette non solo di scoprire una porzione di mondo che non tutti hanno avuto l’occasione di visitare, ma che permette di lanciare un messaggio d’amore verso il nostro pianeta, ancora capace di emozionarci e sorprenderci.MicrosoftTeams-image (1).png

L’originalità del format risiede nella scelta di associare, per ogni tappa, una carta dei tarocchi svelata ogni giorno prima di mettersi in viaggio: 22 tappe per 22 carte che hanno accompagnato le lunghe pedalate tra salite e discese, foreste e cascate, sentieri e autostrade; un viaggio all’insegna della libertà, della semplicità e della spontaneità che caratterizza l’animo del cantante.

La scelta degli episodi è stata dettata dall'importanza delle singole carte e dalla necessità di dare una continuità alla narrazione del viaggio. I primi episodi rappresentano l'inizio di questo percorso, che si districa negli episodi centrali sino ad arrivare agli ultimi che episodi che si avvicina alla conclusione stessa del viaggio di Lorenzo Jovanotti.

Il Mondo, ep.1

La prima puntata si intitola Mondo, così come la carta dell’arcano svelato nel primo giorno di viaggio: un presagio che sembra voler riassumere l’intera serie. Quasi lapalissiano il paragone con il brano di un altro cantautore italiano, Cesare Cremonini, che canterebbe «ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo» ed è proprio in nome della bellezza del mondo che, da sotto il busto del filosofo Wilhelm von Humboldt sito nei pressi del famoso Central Park di New York, inizia un viaggio alla scoperta di persone, culture e colori. Un percorso che racchiude, in questa prima puntata, lo spirito e la filosofia di vita con la quale Jovanotti intraprende il suo cammino che arriverà dalle Ande all’Amazzonia, andando sulle tracce di Gabriel Garcia Márquez, citato numerose volte nella serie. Un viaggio letteralmente all’avventura e che si confronta con l’ignoto, ma così come le carte dei tarocchi guidano la nostra vita, trova una bussola nell’istinto e nelle parole di Humbolt citato da Jovanotti nel corso di una pedalata: «il pianeta è una rete inestricabile di eventi che sono tutti collegati».

La Morte, ep.3

MicrosoftTeams-image (3).png«È la carta senza nome, a cui ne va dato uno, come le cose che nascono», così Jovanotti ci racconta del significato de La Morte. Qualcosa che non ha ancora un nome non ha neppure una sua definizione o una sua identità; non ha ancora acquisito una forma, non può essere ricondotta a nient’altro. È uno strumento di potere, allora, la carta numero 13, a cui può essere attribuito qualsiasi valore. È un punto di partenza, un concreto “esserci”. Un’occasione vitale per godere della bellezza degli inizi e di quella promessa che si nasconde dietro quello che accade quando si avvia qualcosa di nuovo: è la concreta possibilità di reagire, di non lasciarsi lentamente - come recita Martha Medeiros - morire. È il modo per abbandonare tutto ciò che è dannoso per rigenerarsi, ricominciare da capo. Come quando ci si ferma per risposarsi e poi ripartire. 

La riflessione su La Morte avviene, infatti, durante il viaggio che Jovanotti conduce sulla sua bicicletta, fermandosi di tanto in tanto - per riprendere fiato - e per soffermarsi sull’importanza della fatica. Su come cambi il modo di osservare e comprendere le cose. Su come offra la possibilità di ragionare su quello che può essere riformattato (come un computer, dice, paragonandolo al cervello umano), riaggiornato e riscritto. È tutto un continuo susseguirsi di verbi con il suffisso re-,ri-, che ribadiscono - ancora - quanto potere abbiano i nomi (basti pensare ad Ernest e all’aggettivo earnest, affidandoci all’analisi di Wilde) e le parole.

Come ci si rinnova, come si reagisce? Cambiando posto, cambiando nome. Muovendoci, reagendo. Lasciando spazio all’intelligenza emotiva, che Jovanotti incoraggia, non rifiutando quella artificiale, ma lasciandovi semplicemente il suo ruolo che non deve sovrapporsi ad altri. Anche le paure, allora, cambiano la loro connotazione; se all’immagine de La Morte si associa altro - e non quello che comunemente suscita timore - i tormenti si placano. Questa è la potenza della parola: l’incontro con la parola stessa. Da questo incontro/scontro a mani nude non sempre si esce vincitori, ma è un’occasione - o una testimonianza - dell’esistenza. Una possibilità che risponde ad una chiamata necessaria al traslare, al mutare, al cambiare. All’adattarsi alla vulnerabilità e ai cambiamenti di vento; al porsi all’ascolto di ciò che manca e di ciò che tace, nel tentativo di una realizzazione, non per forza risolutiva.

Le Stelle, ep. 7

L’Aracataca di Jovanotti sa di un abracadabra, un gioco magico che si ripete e si rinnova di chilometro in chilometro. L’episodio incomincia alle prime luci dell’alba, dormire ad un’altitudine di 3000 metriMicrosoftTeams-image (2).png è una sfida con se stessi. «In teoria l’idea di oggi è di fare 130-140 chilometri con un dislivello di 80 metri in salita» racconta alla videocamera il cantante con un tono autoironico. Il suo viso appare rotto dal freddo.

La colazione, che prevede una pannocchia ecuadoregna, è il momento esatto per estrarre l’arcano del giorno, le stelle, il cui numero 17 non deve spingere i più superstiziosi a fraintenderne il significato: «la ragazza delle stelle è la stessa del mondo (cfr. arcano 22); in alto, è raffigurata una rosa dei venti che fa da stella principale, quindi ha a che fare con il viaggio e con noi».

Il viaggio, impreziosito da racconti su tradizioni locali e sul misterioso vulcano Chimorazo su cui passa la linea equatoriale, è l’occasione per l’artista di ricordare una vecchia canzone scritta tempo prima – Cuore viaggiatore - e ora adatta all’esperienza che ha intrapreso.

La Luna, ep. 8

«Chi riceve la mia luce sa quello che è, niente di più. È più che sufficiente. Per diventare ricezione totale, ho dovuto rifiutarmi di dare. Nella notte, qualunque forma rigida viene annichilita dalla mia luce, a cominciare dal cuore» con queste parole, tratte dal manuale La via dei Tarocchi del 2014, il regista e scrittore Alejandro Jodorowsky descrive l’arcano maggiore numero 18, attribuendogli una facoltà mistica volta alla comprensione del proprio legame con il mondo.

Non sappiamo se Jovanotti conosca questa interpretazione, ma di certo non nasconde un certo stupore quando estrae la carta della luna, dopo che, il giorno precedente, gli era toccata quella delle stelle. «Si tratta di un simbolo di potenza ricettiva. In questi giorni sto pensando tantissimo alle mie ragazze, sento che sono con me, mi proteggono, ed è una grande fortuna. Non sto pensando alla musica, è lì da qualche parte e per me è da sempre una presenza femminile nella mia vita» confessa il cantautore esausto a fine giornata.

Il percorso del 27 gennaio 2023 lo ha visto protagonista, in compagnia del suo “Sancho Panza”, abbandonare la regione del Chimorazo, il cui vulcano sacro svetta tra le nuvole di una giornata invernale, in direzione delle cascate d’acqua calda del Rio Bamba prima e dell’Amazzonia poi. L’episodio si chiude con una riflessione sul viaggiare in bici: dopo aver incontrato altri avventurieri dal Canada, Messico e Scozia, Jovanotti lancia un monito agli spettatori da casa, consigliandogli di prendere una bici e partire, il modo di viaggiare meno costoso. Ciò che davvero conta in un’esperienza di vita del genere è «quello che si guadagna non quello che si perde».

L’imperatrice, ep.9 - ep.13

Nell’episodio 9 e 13 a uscire è L’imperatrice, l’arcano numero III. Una donna dall’aspetto regale con una corona in capo, seduta su un trono mentre in una mano tiene uno scettro e nell’altra uno scudo. La carta simboleggia potere, osserva e veglia sul mondo ed è al centro di quelli che sono i meccanismi dei poteri, ma è anche l’emblema dell’amore, dell’abbondanza e dell’intelligenza. L’interpretazione che gli dà poi il cantante però è leggermente diversa: nell’episodio 9 l’imperatrice raffigura il potere della Colombia, mentre nell’episodio 13 lo scettro che tiene in mano rappresenta la canna da zucchero, proprio perché secondo Jovanotti è simbolo della visita che lui e il suo amico hanno deciso di fare al Museo dello zucchero vicino a Cali, in Colombia, ma anche perché per Jovanotti lo zucchero è uno dei simboli di potere dell’America latina.

Lo spettatore si ritrova, nel breve tempo di 30 minuti circa complessivi, a fare un viaggio tra l’Ecuador e la Colombia accompagnato da Jovanotti, che sicuramente è un grande intrattenitore. Nel nono episodio, che racconta la giornata del 31 gennaio 2023, assistiamo al traffico infinito delle dogane e al silenzio inquietante del paesaggio colombiano. Vediamo come la popolazione locale cambi e quanto all’apparenza sembrino tutti abbastanza amichevoli. Un pedalare continuo tra paesaggi incredibili e località non proprio bellissime, come ad esempio la zona conosciuta come luogo centrale del contrabbando colombiano.

L’episodio 13 si svolge il 4 febbraio 2023: i due sono arrivati a Cali, una città della Colombia che Jovanotti paragona, per il caos di macchine, a Casal Palocco. Una giornata più rilassata di quella del 31, dove le soste sono maggiori e la scoperta della cultura locale è più approfondita (sembra quasi di star guardando Pechino Express ma senza restrizioni economiche e prove per vincere il programma).

Due episodi sicuramente interessanti, pieni di colori, musica, persone e culture differenti.

Il Papa, ep.11

Il Papa dei tarocchi rappresenta la forza spirituale e la saggezza che derivano da una forte fede in se stessi e negli altri.

Nell’undicesima puntata di Aracataca, Jovanotti intraprende un viaggio da Bruselas per raggiungere Popayán. Durante il viaggio si percorre una salita, chiamata scherzosamente Fernanda, lunga 40 km: si rivela, dunque, un viaggio faticoso.

Dal momento MicrosoftTeams-image (4).pngche questa carta significa anche la capacità di insegnare qualcosa, di trasmettere il significato più profondo della vita, forse ci si aspettava qualche messaggio particolare. Jovanotti si limita a mostrarci solamente video di se stesso e della sua stanchezza. Si intravede, brevemente, un lama in lontananza, ma non emergono particolari del posto in cui si trova né della sua destinazione.

Sarebbe stato bello poter vedere qualcosa della città, citata anche da Leopardi nel capitolo La scommessa di Prometeo delle Operette morali, ma non ci viene mostrato e raccontato nulla del posto. La puntata è sostanzialmente un’occasione sprecata perché non concede agli spettatori di scoprire una città sconosciuta, si concentra solamente su battute scherzose relative alla stanchezza che, a un certo punto della narrazione, diventano ripetitive e non suscitano più ilarità.

La Torre, ep.15

La Torre simboleggia un cambiamento sconvolgente che porta a una vera e propria distruzione della nostra vita precedente. Ciò non deve essere visto unicamente in modo negativo, ma può simboleggiare anche l’arrivo di qualcosa di migliore. Lancia una sfida alle persone, perché solamente i più forti sapranno raccogliere le ceneri della distruzione e costruire qualcosa di completamente nuovo.

In questa puntata ci si addentra nella città di Bogotà, capitale della Colombia. Nonostante non si viva più nel clima di terrore instaurato da Pablo Escobar, rimane comunque una delle città più pericolose al mondo. La stessa Ambasciata Italiana consiglia a Jovanotti di inviare giornalmente un messaggio per assicurare la sua incolumità.

Chi ha avuto l’occasione di guardare la serie Narcos prodotta da Netflix conosce, a grandi linee, il lato oscuro della città: nonostante ora sia il Messico il primo Paese a garantire il traffico di Cocaina, la Colombia non ha comunque dimenticato il suo passato. Un’altra questione delicata è rappresentata dall’immigrazione del popolo venezuelano. Nonostante i suoi aspetti negativi, Bogotà viene mostrata anche nella sua bellezza, specialmente quella estetica, e si coglie l’occasione per far conoscere i piatti tipici del posto.

Un piccolo ma veloce viaggio in paesi molto lontani dal nostro, accompagnati dai racconti di Jovanotti, che danno modo di avere una visione più intima e complessiva delle sue esperienze, della sua filosofia di vita e dei suoi ricordi.

E allora, come direbbero gli Scout, buona strada!

Arianna Dell’Orso, Luca Florio, Mariantonietta Losanno, Roberta Matticola, Alessandra Miccichè 11/05/2023

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