Dopo Adriano Olivetti, Enrico Mattei e Giovanni Borghi, la Rai torna a puntare sui biopic ispirati ai grandi protagonisti dell’industria moderna italiana con la miniserie in due puntate “Luisa Spagnoli” (regia di Lodovico Gasparini e musiche di Paolo Vivaldi eseguite dall’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai), in onda in prima serata su Rai1 il 1° e il 2 febbraio. Per la prima volta, una fiction ispirata alla figura poco conosciuta di una donna imprenditrice capace di intuizioni pioneristiche e di energiche battaglie sociali, che riuscì a trasformare la sua ansia di espressione in impresa di successo. Una storia eccezionale che combina amore, sogni, creatività e progetto imprenditoriale, quella di Luisa Spagnoli (1877-1935), nel corso della quale fondò due imperi vanto del made in Italy nel mondo, il colosso dolciario della Perugina e il marchio di moda che ancora oggi porta il suo nome.
Grazie alla dolcezza di un cioccolatino (il famoso “Bacio” degli innamorati con i messaggini inseriti nell’involucro) e alla morbidezza di un golf d’angora (capo che lanciò la catena di abbigliamento in tutta Italia), diventò il prototipo della donna ribelle e innovatrice, in lotta contro i retaggi culturali della società contadina a cavallo tra le due guerre e contro le regole non scritte che inchiodavano le donne un passo indietro agli uomini tanto da non poter conservare nemmeno il proprio cognome. Ma Luisa Spagnoli, nata Sargentini da un pescivendolo di Perugia, non fu solo uno straordinario capitano d’azienda, ma anche una moglie innamorata, madre di tre figli, che in epoca fascista diventò amante di un uomo più giovane di lei di quattordici anni, Giovanni Buitoni (figlio dell’imprenditore noto per i suoi pastifici), col quale intrecciò un sodalizio di affari e di cuore. Lei, lavoratrice instancabile, determinata, dotata di uno speciale talento, trascorreva gran parte del suo tempo in laboratorio a creare nuovi prodotti, soprattutto quelli a base di cioccolato; lui, poco pratico di dolciumi ma con un gran fiuto per il marketing, si servì di quella relazione segreta, scandalosa, guardata di mal occhio dalla nobiltà e dalla buona borghesia di provincia, per cambiare nome a quel cioccolatino che per la forma a pugno chiuso Luisa aveva chiamato maldestramente “Cazzotto”. Un’operazione fortunata se, dal 1922 ad oggi, di quei “Baci” ne sono stati venduti così tanti che messi in fila coprono 200.000 km, vale a dire cinque giri interi della Terra.
«Difficile assomigliare a un personaggio così grande; ho sperato di interpretarlo perché è tenace come me, ma Luisa Spagnoli è un modello di femminile che ha creato rottura in un preciso momento storico, perché ha avuto il coraggio di lavorare quando le donne non lavoravano; era una futurista, calata nel suo tempo storico ma proiettata in avanti», spiega l’attrice Luisa Ranieri, nei panni della protagonista nella nuova miniserie coprodotta da Rai Fiction e Moviheart, liberamente tratta dall’omonimo racconto di Maria Rita Parsi. In effetti, il merito principale di questa fiction sembra proprio quello di aver fatto luce sulla condizione della donna nel primo Novecento e sulle conquiste che il femminismo e la prima guerra mondiale portarono con sé: mentre gli uomini erano al fronte, la Spagnoli chiamò le donne in fabbrica, migliorò la vita delle operaie introducendo scuole e asili nido in azienda, promuovendo persino l’alfabetizzazione (lei che imparò a leggere e scrivere tardi) tramite letture ad alta voce in orario di lavoro. Gli uomini della sua vita faticarono a tener testa a una personalità così indipendente: il marito Annibale, insieme al quale aprì la prima confetteria, era un musicista privo quasi del tutto di senso pratico, «un uomo, fedele, votato alla famiglia, incapace di stare al passo coi tempi nuovi, ma disposto a mettersi da parte in nome di un grande amore», commenta l’attore Vinicio Marchioni; mentre Giovanni Buitoni, pur rimanendo folgorato dalla mente di Luisa, ebbe all’inizio non poche difficoltà ad accettare che una donna rivestisse un ruolo di comando in un’azienda. «C’è da apprezzare il rispetto che hanno avuto questi due uomini reciprocamente e verso Luisa, oggi si scannerebbero», ammette Matteo Martari, nel ruolo di Buitoni. Per fortuna, la Spagnoli non era tipo da assecondare i pettegolezzi: la indignava il maschilismo imperante, il malcostume e la maldicenza (rappresentati dai due “villains” di turno, l’insidioso conte Sangiorgi, interpretato da Gianmarco Tognazzi, e l’industriale concorrente e spregiudicato Leone Cravero, interpretato da Franco Castellano). «La sua vita sentimentale fu libera come lo fu la sua capacità creativa e imprenditoriale», afferma Gasparini nelle note di regia. Si può solo sperare che il modello così attuale di Luisa Spagnoli diventi, anche grazie a questa fiction, un incentivo per le donne di oggi a riprendersi il futuro e a fare impresa.
Per approfondire: http://goo.gl/BVjm6F
Valentina Crosetto 31/01/2016