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L’effetto del finale di stagione di “Gomorra” sulla gente

Gli Europei di calcio sono cominciati da qualche giorno ormai ma sembra che, per adesso, la partecipazione più sentita (e sofferta) da parte del pubblico italiano sia stata per il finale della seconda stagione di Gomorra. Un’ansia che si respirava sui social, tra amici e colleghi: un fermento fatto di discussioni animate, previsioni più o meno improbabili sull’esito di una stagione che ha registrato ascolti da capogiro.

Il destino di Ciro Di Marzio, Genny e Don Pietro Savastano ormai si è compiuto e non si poteva immaginare una fine peggiore: ancora una volta Stefano Sollima e Co. hanno smentito tutti e regalato momenti di alta televisione. Crudele sì, insopportabile possiamo dire. Ma siamo a Gomorra e tutto è “concesso”: il male regna sovrano e non c’è posto per i sentimenti, per gli affetti. Anzi, l’amore rende vulnerabili: è successo al boss Salvatore Conte nello scioccante terzo episodio, che nel momento in cui ha mostrato un minimo di umanità, amando in segreto una trans, è stato ucciso a tradimento da Ciro e i suoi compari.

Succede proprio a “L’immortale” Di Marzio nell’ultima puntata, nella scena straziante che ha fatto tanto discutere: uno dei scagnozzi di Pietro Savastano, Malammore, per suo ordine, spara a sangue freddo la piccola Maria Rita, figlia di Ciro, baciando prima il crocefisso che ha appeso al collo. L’amara contraddizione dei mafiosi, tutti santi e pallottole. L’attore che ha interpretato questa disumana sequenza, Fabio De Caro, all’indomani della trasmissione delle due puntate finali è stato letteralmente bersagliato e minacciato di morte sui social da utenti che, evidentemente, non sanno ancora distinguere tra finzione e realtà, tra un bravo interprete e il personaggio di una serie tv. Sicuramente vicina alla realtà, a fatti che la Terra dei Fuochi vive giornalmente, sporcata da sangue innocente e criminale che scorre a fiumi. Ma trattasi pur sempre di una messinscena. Di quelle che lasciano il segno, acclamate anche all’estero. Tanti sono stati i commenti di solidarietà verso l’attore napoletano da parte dei fan della serie e dei suoi colleghi: da Salvatore Esposito, alias Genny a Cristina Donadio, la “iena” Scianel: Noi siamo attori e portiamo l’Arte che ci scorre nelle vene nel mondo e dovremmo vantarcene tutti! Al pubblico intelligente chiedo di aiutarmi a difendere il nostro lavoro e la nostra vita, ha scritto il primo su Facebook.  Davvero non riesco a capire cosa possa spingere qualcuno ad arrivare ad insultare sul personale un attore, uno che recita una parte, ha commentato l’attrice napoletana.

Commenti di tutt’altro genere invece sono stati rivolti all’attore Fortunato Cerlino, il boss Pietro Savastano, ucciso da Ciro, prostrato dal dolore, per vendicare la morte della figlia. La scomparsa di questo personaggio, colonna portante della serie, ha suscitato commozione e anche rabbia tanto che sulla pagina Facebook dell’attore si leggono, tra i messaggi di affetto e stima, numerosi commenti di utenti delusi dal finale e decisi a non seguire le prossime stagioni di Gomorra.

La vera e propria “febbre” per Gomorra ha dimostrato come spesso il pubblico italiano sia capace di grande “passione” ma anche di tanta ignoranza e “violenza”; un pubblico forse abituato a prodotti seriali edulcorati da un accomodante lieto fine. Gomorra ci ha insegnato, invece, a guardare negli occhi il male e a vergognarci di quello che la natura umana è capace di fare. Anche pensare di uccidere un attore che interpreta la parte del cattivo.

 

Caterina Sabato 19/06/2016

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