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In memoria di Indro Montanelli: Rai Storia ricorda lo ricorda quindici anni dopo la sua morte

Il 22 luglio del 2001, all'età di 92 anni, se ne andava Indro Montanelli. A quindici anni dalla scomparsa, Rai Storia dedica uno speciale in “Accadde oggi” (rubrica di anniversari storici/culturali) ad una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano. Nato a Fucecchio, il 22 aprile 1909, Montanelli si era laureato in giurisprudenza e da subito aveva iniziato a collaborare con alcuni periodici fiorentini. Indro Montanelli è stato un vero e proprio testimone, un cronista, l'uomo che ha dovuto e saputo confrontarsi con i mali e le ipocrisie di un secolo di guerre e conflitti, di cambiamenti profondi e drastici “nuovi inizi”.
Convinto sostenitore del fascismo, nel 1935 era partito volontario per l'Etiopia e già nel 1937 era stato protagonista di un reportage in Spagna attraverso cui ha raccontato la guerra civile, motivo per cui, nello stesso anno, viene espulso dall'albo dei giornalisti.montanelli
L'esperienza del “corrispondente” continua anche dopo lo scoppio della seconda Guerra Mondiale: arriva in quasi tutti i fronti europei diventando il testimone degli eventi che stavano cambiando le sorti del mondo. Polemico e ironico, burbero e severo, rientrato in Italia Cilindro - come lo chiamavano gli amici o qualche avversario politico – inizia a collaborare con il “Corriere della sera” e per questo giornale (allora diretto da Aldo Borelli) continua le sue corrispondenze di guerra anche dopo l'ingresso, nel giugno del 1940, dell'Italia nel secondo conflitto mondiale. Ma «dal 1938 non appartengo più al Partito fascista. Sono liberale ma non ho svolto nessuna attività in seno al partito omonimo» aveva dichiarato in un interrogatorio «Ho considerato un giorno di lutto nazionale quello dell'alleanza fra Italia e Germania; ugualmente catastrofico per noi e per voi il nostro intervento in guerra». Dunque la sua posizione rispetto all'inizio, cambia radicalmente; cambia il suo approccio a questo evento «vergognoso e necessario», «catastrofico» sia in caso di vittoria che di sconfitta.
Ecco perché, tra Francia, Albania, Grecia e Balcani, Montanelli non scrive molto, soprattutto per quella «onestà intellettuale» che di fatto andava a scontrarsi con l'idea di propaganda nazista. L'impossibilità di scrivere liberamente e senza pubbliche accuse lo portano, per un anno, a scrivere sul “Tempo” con lo pseudonimo di Calandrino per associarsi poi, nel '43, a Giustizia e Libertà.
Purtroppo viene scoperto dai tedeschi che lo arrestano e lo condannano a morte nel carcere di San Vittore nel capoluogo lombardo, ma l'arcivescovo della città lo grazia e per lui non arriva ancora la fine. Al rientro “a casa” dopo il conflitto, Montanelli trova una situazione profondamente diversa rispetto a quella che aveva lasciato prima di partire. In questi anni erano cambiati i pensieri, le convinzioni, ma a cambiare era stata la stessa realtà che aveva mutato il proprio, più autentico, aspetto.
Viene reintegrato all'albo ma i rapporti col “Corriere” iniziano a incrinarsi a tal punto che, nel 1974, decide di lasciare definitivamente il giornale con cui aveva lavorato per molti anni. Tornerà a scrivere sulle colonne di questo giornale solo molto tempo più tardi, ma solo come opinionista; nel frattempo Montanelli decide di provare da solo l'esperienza editoriale tanto che fonda “il Giornale Nuovo” e il montanelli325 giugno del 1974 esce il primo numero di quello che diventerà semplicemente “Il Giornale”, una testata rivolta soprattutto alla piccola e media borghesia lombarda, ovvero la parte produttiva della società. Questa nuova esperienza inizia ad avere un discreto successo, anche per le numerose iniziative collaterali che permettono di far conoscere il giornale a un pubblico più ampio, da una parte, dall'altra di fare delle vere e proprie iniziative sociali (come la raccolta fondi a seguito del terremoto del Friuli).
Mike Bongiorno, nel '76, lo contatta per andare a condurre un notiziario sulla nascente Telemontecarlo e Montanelli inizia così a guidare anche il timone della trasmissione che registra almeno un milioni di telespettatori.
Venuti a mancare i finanziamenti da Montedison per il giornale però, nel 1977 Montanelli è costretto ad accettare il sostegno economico di Silvio Berlusconi, allora costruttore edile. Un sodalizio che dura fino al 1994 quando l'intellettuale italiano appoggia il movimento di Mario Segni come unica forza moderata e liberaldemocratica in grado di cambiare la critica situazione italiana. Fa una scelta diversa quindi da quella più scontata di sostenere il suo vecchio finanziatore che invece privilegia altri tipi di alleanze e linee politiche diverse «per sostanza e per forma» da quelle inizialmente condivise.
Più tardi infatti, Montanelli decide di fondare una nuova testata, “La Voce”, che avrà però vita breve: solo tredici mesi a causa della forte concorrenza editoriale.
Giornalista, saggista, intellettuale, Indro Montanelli viene ricordato in questo speciale di “Accadde oggi” in maniera semplice e diretta un po' come la sua scrittura considerata concisa, densa, pungente.
«L'unico consiglio che mi sento di dare - e che regolarmente do – ai giovani» sosteneva Montanelli «è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio».

Laura Sciortino 25/07/2016

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