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Arriva online la seconda stagione di Peaky Blinders

Dal 7 maggio, la più grande Internet Tv del mondo metterà a disposizione degli abbonati la seconda stagione di Peaky Blinders, il gangster drama britannico più amato degli ultimi anni, scritto impeccabilmente da Steve Knight e andato in onda sulla BBC Two a partire dal 13 settembre 2013.
L’affresco storico di vibrante bellezza di Knight ci porta nei fumosi bassifondi di Birmingham, nell’universo criminale dell’Inghilterra degli anni ’20, regolata dall’IRA, dal Comunismo, dagli schemi rigidi, le convenzioni e la società maschilista. Knight racconta la storia di tanti inglesi attraverso quella di pochi personaggi ben strutturati e caratterizzati, unendo il microcosmo della famiglia Shelby che gestisce un racket di scommesse, con il macrocosmo di un intero paese.
L’ambizione del protagonista lo porta a tenere nascosto alla polizia un carico di armi dell’esercito della corona, attraendo di conseguenza l’attenzione dei piani alti e creando per un gioco del caso le condizioni per il grande salto di qualità dei Peaky Blinders, la gang di cui sono a capo gli Shelby o la conseguente distruzione della stessa.Blinders001
I rapporti tra i personaggi sono chiari dal primo quarto d’ora. Tommy è il capo, Arthur è quello che fa danni, John il ragazzo sempliciotto, Zia Polly è mamma e tesoriera di alcuni orfani dai 10 ai 40 anni, Ada la sorella giovane e bella che si innamora del migliore amico di Tommy. Poi ci sono i cattivi, primo fra tutti c’è il chief della polizia che invece di essere un buono è il nemico da sconfiggere, è crudele anche se in realtà ha un cuore. I criminali sono efferati quanto valorosi eroi di guerra rispettati e protetti persino dal Churchill dei ripulisti.
Questa struttura non cambia nella seconda stagione, troviamo nuovi interpreti nonostante vadano nella stessa direzione. Ed è un po’ quello che succede drammaturgicamente e registicamente: si fa uno scenone condito da musica folk o indie (Nick Cave, Pj Harvey e Arctic Monkeys); così facendo si crea una situazione di tensione e compressione che porta il protagonista ad avere una discussione più o meno risolutiva in campo e controcampo con il personaggio che serve al momento.
Fisiologicamente il genere di viaggio nell’ambizione che compie il protagonista si avvicina a quello compiuto nella serie di Breaking Bad. Il protagonista dallo sguardo glaciale e la voce sexy, passa dal ruolo di secondogenito che deve prendere ordini, a capo dell’organizzazione, fino a diventare un signorotto inglese che rende la sua parte di scommesse legali senza perdere l’abitudine per l’omicidio.
Qualche pecca di Peaky Blinders oltre ad avere una storia già riproposta più e più volte?
L’occasione persa che la tiene a distanza da un capolavoro quale Breaking Bad è quella di aver costruito un mondo potente e affascinante che però non si modifica nel tempo. L’aereo che cade nella seconda stagione di BB costringe la comunità intera a indossare una coccarda in memoria delle vittime che alcuni personaggi portano fino alla quinta stagione, dando il senso di trovarsi in una realtà parallela che vive di proprio respiro e di propria natura. In Peaky Blinders le cose succedono ma il mondo sembra non esserne profondamente colpito. Sembra anzi che una volta risolto un problema si debba passare a quello successivo, in un accumulo di eventi che non sembrano mai dover decidere in una situazione di vita o di morte.
Non è certamente una serie coraggiosa. Per veder morire i personaggi a cui ci si affeziona o veder rivoluzionato il contesto della storia, è meglio cercare altrove (Game of Thrones).
Facendo però un lavoro di pulizia dell’involucro, si trova tanta carne al fuoco che rende Peaky Blinders un passaggio obbligato per chi ama le serie.
Ha una bella costruzione un po’ shakespearianeggiante sull’ambizione e sull’amore. Ha il classico iter del “buttiamo là tutti gli ingredienti e alla fine basta una sola pallottola a sistemare tutto” in perfetto stile criminal inglese. È un microcosmo molto riuscito, dove ci si affeziona ai luoghi, alle voci, agli attori. I doppi tagli dei militari ricordano i tagli dei calciatori di ora, ed è bella l’idea dell’arma che portano nel cappello, che li identifica.
Blinders003La musica Brit Rock, i costumi che sono un mix di epoca e post-moderno, la differenza profonda tra la Birmingham dei cavalle e delle barchette e la Londra viveur dei balli e dei musicisti di colore; tutto crea un mix che avvicina più il pubblico giovane rispetto all’over 40, che potrebbe porsi con delle aspettative precise di carattere storico rispetto ad una serie sull’Inghilterra post bellica.
La storia di Tommy Shelby è un unicum per il meccanismo empatico e catartico cui punta: non è propriamente l’ascesa di un borghese, né la conquista di un gruppo criminale del monopolio sulla City; è l’epopea della normalizzazione.
Il protagonista nonostante viva in un mondo carente di valori, non cerca di essere il più potente di tutti; ricerca ossessivamente la grandezza in termini di “normalità”: scommesse legali, matrimoni pacificatori, trasformazione di pub dove scorrono fiumi di whisky irlandese da bettola a salottino Fiztgeraldian; tutto questo non preoccupandosi dei mezzi da usare, per quanto crudeli possano essere. L’escamotage della guerra in questo è geniale: per sopravvivere all’orrore persecutorio della memoria ognuno ha come obbiettivo la ricerca della propria identità, chi nell’impero criminale, chi nella rivoluzione comunista, chi nella polizia e nella giustizia.
Poco importa se Tommy Shelby muoia o meno, perché a livello esistenziale non ha interesse a riuscire, l’importante è che possa sposare la bella spia, mettere su una famiglia a cui lasciare tanti soldi così che tutti si trovino un lavoro e smettano di essere perseguitati dagli errori dei potenti del mondo. Non si empatizza dunque con i personaggi ma con la situazione.
Lo stile postmoderno è adatto a raccontare quella crisi di valori che sembra la stessa dei nostri giorni. La guerra identitaria degli ex soldati potrebbe essere la stessa del nostro mondo costruito sulle macerie di rivoluzioni culturali che non ci appartengono.
Peaky Blinders è dunque un prodotto del nostro tempo, più di tutti gli altri, una di quelle piccole serie che rende grande la televisione.

Livia Filippi 09/05/2016

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