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Il primo ritratto d'autore online del Teatro Biblioteca del Quarticciolo: dialogo tra Marinella Guatterini e Enzo Cosimi su "La bellezza vi stupirà"

Pagina Facebook Teatro del Quarticciolo

Se la cultura e l’arte hanno un compito, questo è di agire sull’uomo per cambiare il suo rapporto con la realtà. Un’esperienza di mutamento che passa prima dai sensi, la visto e l’udito, poi dall’emozione, gioia o disgusto, e infine si tramuta in consapevolezza. Da alcuni anni Enzo Cosimi, coreografo romano classe 1958, illumina zone d’ombra dove il nostro occhio solitamente non cade, per disattenzione o vigliaccheria o persino semplice abitudine ed assuefazione, con un discorso sperimentale che ci afferra per il nostro bavero interiore e scuote l’animo. Una commozione a cui fa seguito una presa di coscienza di una realtà fragile, dolorosa, intima rimasta oscurata e che ora, dopo esser venuta alla luce e quindi rinata, può cominciare a camminare con noi, dentro di noi. Il pubblico del Teatro Biblioteca del Quarticciolo, quartiere di Roma est, ha visto sfumare l’occasione, per via delle misure di contrasto al Covid-19, di vedere sul palcoscenico della sala una di quelle opere che certo rinnovano il nostro punto di vista sul mondo. Ovvero La bellezza vi stupirà. Spettacolo che parla di ed è interpretato da donne e uomini senza fissa dimora e primo quadro della trilogia Ode alla bellezza, dedicata alla scavo nelle vite relegate ai margini o nascoste al (pre)giudizio degli altri, iniziata nel 2015 con questa pièce e seguita da Corpus Hominis (2016), storia di un amore omosessuale tra una persona anziana e un uomo più giovane, e I love my sister (2018), racconto transessuale del passaggio da donna a uomo, è diventato il tema del primo appuntamento dell’iniziativa Ritratti d’attualità, l’intervista-dialogo tra la giornalista e critica della danza Marinella Guatterini e Cosimi trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del teatro. Il coreografo contemporaneo, spiega la giornalista descrivendo il pensiero e l’opera dell’artista, lo è in quanto è capace di guardare dentro ogni aspetto e ogni anfratto della realtà che lo circonda, si apre agli stimoli provenienti da altri ambienti e al lavoro dei suoi colleghi. Soprattutto è in grado di mutare il suo linguaggio. Quella di Cosimi è una sfida e un’esplorazione costante che scopre temi scomodi e coinvolge spesso performer non professionisti, elemento innovativo che fu tutt’altro che ben accolto da una certa critica culturale agli inizi della sua carriera negli anni Ottanta. Poi Guatterini porge la prima domanda sulla genesi di quest’opera e, per esteso, da quale bisogno è scaturita l’intera trilogia.

Le tre produzioni nascono da un’indagine su vite invisibili, relegate ai margini della nostra considerazione perché in qualche modo avvertite ancora come irregolari, degli scarti dalla norma, che per quanto diverse sono accomunate dal dolore che si prova ad essere giudicati. Nell’alternanza tra domande, spunti, guizzi e risposte Cosimi affronta aspetti tecnici, umani, di metodo, senza dimenticare la finalità di questa produzione dell’intera trilogia: “Voglio dare un nuovo sguardo su queste persone. Sono tre lavori di cui vado fiero e penso che negli anni possano essere visti con maggior oggettività e maggior empatia”. Il coreografo ha ripreso l’idea de La stanza del principe, una revisitazione del secondo atto del balletto Il lago dei cigni in cui il personaggio del principe perde tutti i suoi connotati regali, messa in scena con persone senza fissa dimora. Questo “racconto fiabesco”, illustra Cosimi, prende vita grazia alla collaborazione delle associazioni che si occupano di chi finisce in strada e li trasforma, almeno per il tempo della rappresentazione, “in re e regine”. Una seconda occasione, seppur breve e momentanea, per chi ha visto l’esistenza scivolargli via dalle dite senza riuscire ad più aggrapparvisi per non naufragare. Cosimi spiega anche come negli ultimi anni il profilo del senzatetto sia cambiato a causa anche delle crisi che colpiscono la nostra società. “Prima l’homeless era una figura borderline, oggi chi lo diventa chi perde lavoro, la casa chi non vede più i figli. Ci sono ex avvocati, oltre a persone con difficoltà di salute e varie esperienze di vita”. Stimolato dalle domande e dalle osservazioni di Guatterini, Cosimi scende più nel dettaglio. Abituato da anni a lavorare con dei non professionisti, in una settimana – racconta il coreografo – riesce a instaurare un rapporto con i suoi attori vincendo le loro insicurezze e a portarli sul palco, concentrandosi sulla loro presenza scenica, sul ritmo e la musicalità. “Una sfilata visionaria, un cortocircuito tra l’effimero, il glamour e i loro sguardi. Voglio mettergli intorno un’aura di bellezza”, descrive Cosimi la rappresentazione. Un lavoro forte e diretto alla coscienza che, al di là del lato più istrionico, mostra la convivenza degli individui col proprio dolore. Ancora il regista: “È un dolore che contiene perdono, gioia, rabbia e sofferenza. Il dolore è un atto di sottomissione e insieme di resistenza alla fragilità umana. Ti reinventi il quotidiano attraverso le ferite che ti porti dietro. Ma ci siamo tanto abituati a consumare il dolore che non siamo in grado di prendercene cura”. La bellezza vi stupirà è un appello a commuoverci e provare empatia per le vittime del disinteresse e della paura del diverso, guardandolo con occhi nuovi e l’animo pronto ad accogliere. La curiosità della giornalista poi si spinge a sondare i piani futuri del coreografo. "La rappresentazione non terminerà qui, spero di riuscire a portarla al Quarticciolo”, assicura Cosimi che prosegue, “intanto mi dedicherò a questa dance media performance che ho chiamato Coefore Rock & Roll, la seconda parte della trilogia sull’Orestea, preprata per Romaeuropea Festival 2020. Ho anche intenzione di tornare in scena con la performance di 15 minuti “I need more”.

La conversazione tra i due è stata introdotta da estratti di alcune videointerviste a persone senza fissa dimora registrate da Cosimi in varie città d’Italia ed è seguita dalla visione di un promo di due minuti, risalente alla messa in scena di La bellezza vi stupirà all’edizione del 2015 del festival capitolino Teatri di Vetro. Se la missione della danza e del teatro è quella di far sedere lo spettatore non su un comodo cuscino ma su un cumulo di carboni ardenti che impediscono il puro intrattenimento e disturbano l’imperturbabilità, portandoci chissà dove, Cosimi è sicuramente su quella traiettoria. Con Ode alla bellezza ha mostrato vite (auto)recluse, con la precedente trilogia Passioni dell’anima ha strappato dal di dentro e gettato al di fuori di noi le nostre paure più inibenti, la nostra brama tanto più repressa quanto deflagrante più di piacere fisico – con un ricorso al sesso e alla sessualità non più come (legittimi) strumenti di rottura e di scandalo ma come chiavi di lettura della società e dei suoi cambiamenti – e la sofferenza che alza una cortina di separazione tra noi e lo scorrere dell’esistenza, rinchiudendoci in un ovattato vuoto dove l’assenza di senso si fa schiacciante, che il mondo contemporaneo per paradosso alimenta nella sua convinzione che la vita sia solo materialità e raziocinio. Con la prossima trilogia, ispirata all'Orestea di Eschilo, iniziata dalla del rapporto tra sesso e potere in chiave sadomasochistica di Glitter in my Tears e in attesa di proseguire col secondo capitolo Coefore Rock & Roll, la destinazione è ancora incognita.

Lorenzo Cipolla

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