Recensito ha seguito in esclusiva il Festival ContAminazioni, rassegna promossa dall’Accademia “Silvio d’Amico”: sei giorni di liberi esperimenti teatrali, incontri con ex-allievi ormai celebri e ancora incroci, scambi, contaminazioni appunto. Abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di “giocare” con il proprio sguardo critico ed esprimere un voto da 0 a 5 sugli spettacoli visti: nessuna classifica, nessun giudizio di merito o demerito, solo uno spunto di riflessione a posteriori, in attesa della prossima edizione.
Audizione di Chiara Arrigoni
Un gioco di ruolo ben orchestrato, dove si tira sulla tempra perché vinca il più debole: la Arrigoni spara a salve sulla disperazione, la malattia e le disparità. Convincente non solo nelle intenzioni. Voto 4/5
Astrànzie di Orazio Ciancone
Lui, Lei, l’Altra e la morte. Una storia che si rimescola nell’esperienza di tanti di noi che, però, fatica a lasciarsi raccontare. Pause troppo lunghe per i cambi di scena ma l’attesa è ripagata dalle abili Barbara Petti e Angela Pepi. Voto 2/5
Drammaturgia in corso di Ciancone, D’Angelo, Farinelli, Scorsetti
Esperimento di “contaminazione” che passa attraverso il pubblico: ardito, sì, ma a tratti frettoloso. Il pubblico, a volte, non risponde. Il pubblico, a volte, vuole essere ingannato. Da limare. Voto 2/5
Scacco Macbeth di Astrei, Bisceglia, Caccuri
Essere delle Sorelle Destinatrici è un po’ come avere una fuoriserie e girare in tondo nel cortile di casa. L’immagine strappa un sorriso, così come la pièce che porta degnamente a casa la vittoria per il libero arbitrio. Voto 4/5
Federica Nastasia
L’uomo alla coque di Marco Valerio Montesano e Ada Nisticò
Affronta in chiave comica e grottesca le dinamiche di potere, sangue e corruzione di un futuribile, antico ma attualissimo Impero Romano sull’orlo del collasso. Voto 5/5
Black Out di Giorgia Visani e Nicholas Di Valerio
Uno schianto contro i muri invisibili e dolorosi della dipendenza fisica e psichica tra divertimento e poesia, lo spettacolo si immerge in foschi abissi che sa esplorare ed esorcizzare, riflessi di ombre cupe che assumono sgargianti venature pop. Voto 5/5
Giulia Sanzone
Mummy di Renato Civello
Una commedia brillante, originale, ben scritta, diretta e interpretata, immersa in un atmosfera allegra e divertente, per sorridere ed ironizzare sull’incomunicabilità e sulla monotonia della vita quotidiana. Voto 4/5
Portami la cioccolata di Tommaso Capodanno e Silvia Gussoni
Un dramma intenso e sensibile, che tra luci ed ombre, dà voce ad un amore malato e impossibile. Una storia di desiderio non corrisposto reso con profondità. Voto 4/5
Maresa Palmacci
Radici di Niccolò Matcovich
Un testo meraviglioso, che ricorda certe rarefatte atmosfere di Jon Fosse, una regia elegante e una recitazione perfetta. Radici ci fa volare in una dimensione indefinita, angosciosa e inquietante. Voto 5/5
Diluvio di Paolo Costantini e Marco Fasciana
Quasi una danza collettiva, Diluvio è un'arguta e spassosa allegoria del genere umano alle prese con il rispetto delle proprie leggi, la pulsione dei sensi e i suoi millenari vizi capitali. Un plauso agli interpreti, sincronizzati alla perfezione. Voto 4/5
Simone Carella
Trapanaterra di Dino Lopardo
Riflessione attenta, ironica e rabbiosa sul significato di radice. La nostalgia diventa musica, fatta non solo di strumenti ma di parole, quelle del dialetto del sud. Nulla è sbagliato nella geometria sublime. Voto 5/5
Audizione di Chiara Arrigoni
Credibili gli attori, credibili i personaggi, pulita e disturbante la messa in scena, dove la malattia è la chiave di volta per scardinare l'altro nella lotta per la vita. Sofferenza, scacco, cambiamento: è l'evoluzione esplosiva di un personaggio femminile granitico nella sua sconfitta. Voto 5/5
Un pezzo del naufragio di Irene Gandolfi
Il ricordo è nello stato d'animo di chi resta, diventa attesa, inganno, pensiero assassino racchiuso in un cubo leopardiano. Diventa mosca, che costringe al silenzio. Evocativo, avvolgente, piacevolmente sintetico. Voto 5/5
Astrànzie di Orazio Ciancone
Da scoprire c'è la bravura delle attrici, così vere e così avvolte in un dramma lineare e già intuibile dal flashback. Il guizzo finale poteva, doveva essere più potente e dirompente. Nei fiori è la lotta dell'amore con la relatività del tempo. Voto 3/5
Il Minotauro di Elisabetta Lapadula e Teresa Pasquini
Un labirinto mentale e fisico che avviluppa, un'idea suggestiva. Ma non basta per mantenere a spalla una scena un po' infiacchita. "Uniti come le pagine del vocabolario", che meravigliosa immagine sulla quale costruire un testo capace di coinvolgere. Voto 2/5
Daniele Sidonio
Sognando Marilyn di Lorenzo Righi
Una macro cornice: la morte di Marilyn Monroe; una micro cornice: un ascensore; all’interno quattro vite mosse da un piano all’altro dell’esistenza. Realtà e sogno, monologo, dialogo e musical: forse accade troppo, forse troppo poco, proprio come in quel 5 agosto 1962. Voto 2/5
Il Minotauro di Elisabetta Lapadula e Teresa Pasquini
Perdita, dolore, sofferenza e poi l’amore, quello che soffoca: nella mente labirintica di un giovane Minotauro si dibatte la vita, la follia di una normalità rincorsa a gesti, per immagini e suoni. Intuizioni poetiche che da sole forse non bastano a tenere costante il ritmo del racconto scenico. Voto 3/5
Trapanaterra di Dino Lopardo
Come appoggiato al finestrino di un treno che si appanna ad ogni sospiro di ritorno, Trapanaterra sposta l’anima e inumidisce gli occhi di nostalgia e senso di colpa. Popolo di migranti accorrete, si parla di lavoro e morte, di partenze e ritorni, di radici e ambizioni: tecnicamente efficace e curato, emotivamente potente, come la musica, come un rumore. Voto 5/5
Astrànzie di Orazio Ciancone
Amore a tre teste, vita che fugge e poi ritorna nel ventre: un vaso di fiori concimato di passione e tradimento che germoglia nell’interpretazione e poi appassisce nel ritmo della narrazione. Voto 3/5
Adriano Sgobba