Dopo il debutto di sabato 11 maggio, lo Spazio Scimmie Nude di Milano ospiterà per il weekend del 18 e 19 maggio Decadenze di Steven Berkoff. Questa nuova produzione, portata in scena dalla compagnia teatrale Scimmie Nude, vede la regia di Gaddo Bagnoli e le interpretazioni di Claudia Franceschetti e Andrea Magnelli. Rimasti fedeli alle consegne dell'autore, la scelta è stata quella di far interpretare ai due attori quattro ruoli: marito e moglie e i loro rispettivi amanti. I primi due non si vedranno mai sul palcoscenico insieme: la messa in scena, infatti, vede l'alternarsi dei dialoghi tra marito e giovane amante e tra moglie e toyboy. Quello che si viene a sapere della coppia sposata, lo si scopre tramite i racconti con i rispettivi “nuovi amori”. Da una parte c'è un marito che non trova più attraente la propria sposa e che decide di “godersi la vita” nel lusso sfrenato con la sua nuova conquista; dall'altra parte una moglie piena di invidia, gelosia e rabbia che vuole così tanto rovinare il marito che immagina diversi modi (mai messi in atto) per ucciderlo. In entrambi i casi è tutta apparenza: nessuno fa realmente un passo verso una qualunque direzione. Tutti sono bloccati nel vortice del “vorrei ma non faccio”, nel vortice della noia. L'unica cosa che succede è consumare rapporti. Il sesso sembra l'unico strumento che i personaggi hanno per fare qualcosa senza però andare da nessuna parte. Nessuno prende una decisione, nessuno compie alcun gesto: l'amante della moglie propone modi sempre più folli e irrealizzabili per uccidere il marito ma, nel concreto, non succede nulla. Il marito e la giovane amante vivono nello sfarzo assoluto senza badare a spese: serate in esclusivi club tra alcool e fumo in costosissimi abiti chic.
Tuttavia, anche per loro, tutto si traduce in rapporti sessuali svuotati da ogni valore. Quei pochi momenti che sembrano essere di confronto e sfogo con il partner sono esattemente gli stessi momenti dove le rispettive coppie non si ascoltano, o meglio, fanno finta di darsi consigli essendo totalmente disinteressati. In tutta questa fitta trama di decadenza, l'unico valore che risalta è anch'esso decadente: il valore del dio denaro e della scalata sociale. L'apparente bella vita tra paillette e lustrini dal ridondante gusto barocco è in pieno contrasto con l'unica cosa che è presente sulla scena: una piramide a gradoni. Tutto quello che viene fatto ha come unico obiettivo salire al gradone successivo fino ad arrivare in cima. E per fare questo, esteriormente bisogna essere impeccabili mentre ci si può permettere interiormente di cadere a pezzi. Da questo punto di vista, tutti e quattro i personaggi incarnano il declino della società e dell'opulenza. La ferocia e il disinteresse con cui si rapportano tra loro sono legati al desiderio di esercitare il potere; un desiderio talmente forte che diventa distruttivo. In contrasto all'amore, è la brama per il dio denaro che prende il sopravvento su qualsiasi altro modo di relazionarsi. Grazie all'ironia devastante del testo, il pubblico è sorpreso in un ghigno a mezza bocca che però lascia a metà tra il ridere e la perplessità di doversi preoccupare seriamente: è questa la fotografia della nostra società? Un'istantanea in cui si vede solo la crudeltà e la perversità dell'animo umano che non perde occasione di mostrare il proprio peggio. Non solo viene visto ma viene anche ascoltato dato che il linguaggio utilizzato è grottesco, gergale e osceno. Decadenze si propone, dunque, come un'attualissima riflessione sulle dinamiche di potere nella scalata sociale in nome del dio denaro. Tutto è fatto per non scivolare al gradino sottostante, pericolo che diventa l'unica preoccupazione di vita. Per l'appunto, niente relazioni vere, niente valori, niente interesse per l'altro solo divertimento e sesso svuotati di ogni senso.
Chiara Rapelli 15/05/19