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“Giselle”: la consacrazione di Rebecca Bianchi étoile del Teatro dell’Opera di Roma

Giselle, probabilmente la più antica coreografia di un balletto che sia pervenuta fino a noi, continua a riempire i teatri di tutto il mondo con la sua storia, romantica e tragica per eccellenza.
Nata dall'idea del romanziere francese Théophile Gautier, venne musicata da Adolphe-Charles Adam, uno tra i più celebri compositori di musiche per balletto, mentre la coreografia fu affidata a Jean Coralli e, i passi dei primi ballerini, furono curati da Jules Perrot.
Un balletto antico per una storia attuale: tutti noi, saremo sempre attratti dagli elementi legati alla vita dopo la morte, al soprannaturale, così come al triangolo eterno e al conflitto fra le diverse classi sociali.

Vecchia locandina Giselle 1Nel primo atto, infatti, Giselle, una giovane contadina con la passione della danza incontra Loys, un popolano di cui si innamora, in realtà il principe di Slesia, Albrech (già promesso sposo a un'altra).
Scoperto l'inganno, la fanciulla impazzisce e muore di dolore in una danza dell’agonia, crudele  e disperata.
Il secondo atto, invece, riguarda la leggenda delle Villi e l'amore di Giselle per Albrecht che culmina nella volontà di salvargli la vita, anche se egli è stato la principale causa della sua morte.

Tutto scaturì dalla lettura del De l'Allemagne di Heinrich Heine da parte di Gautier, il quale ne rimase talmente colpito da volerne fare un’opera. 
Rimase impressionato, soprattutto, dalla suggestività dei luoghi descritti e dalla Saga delle "Villi", nome con il quale, nella mitologia dei popoli slavi, si designano gli spiriti di giovani fanciulle morte infelici perché tradite o abbandonate prima del matrimonio. 
Vendicative e spettrali, incapaci di trovare riposo eterno nella morte, ogni notte vagano in cerca dei loro traditori e li costringono, a ballare convulsamente fino a provocarne la morte per sfinimento o fino a che, totalmente indeboliti, non vengano gettati in un lago nelle loro vicinanze. 
Alla morte del rispettivo traditore, le Villi si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma della fanciulla morta per amore. 
Nel libro di Heine, inoltre, le Villi provano un irrefrenabile desiderio e amore per la danza, aspetto che contribuì a fare di questa leggenda la fonte di ispirazione del balletto.
Tant'è vero che, lo spunto per un soggetto venne fornito all'autore, dalla lettura di una poesia delle Orientales di Victor Hugo, intitolata Fantômes, in cui si narrava di una ragazza uccisa dal freddo all'uscita da un ballo e che recitava: "Elle aimait trop le bal, c'est ce qui l'a tuée" (ella amava moltissimo la danza e fu proprio questo che la uccise).
Interpretata la prima volta da Carlotta Grisi, “Giselle” andò in scena all'Opéra il 28 giugno 1841, riscuotendo immediatamente un enorme successo.

Giselle 1Platea gremita, dunque, anche per la Prima al Teatro dell’Opera di Roma, con la coreografia di Patricia Ruanne,  l’allestimento di Anna Anni e, la direzione d’orchestra affidata al Maestro Nicolae Moldoveanu.
Quest'opera pare riesca sempre a compiere, la tendenza intima della danza accademica verso la leggerezza, la immaterialità.
La storia di Giselle è quella di impulso alla danza, frustrato sulla terra e risorto in un altro modo e, soprattutto, in un altro mondo.
Il virtuosismo della protagonista consiste nel rendere invisibile la tecnica tanto nell'interpretazione della contadina quanto in quella dello spirito ultraterreno. Così, l’interpretazione della prima ballerina, Rebecca Bianchi, mostra egregiamente la volontà di rendere la danza, mediazione fra due stati o mondi. Tutto il corpo di ballo è ben capace e meritevole di esprimere il simbolo per eccellenza, del balletto classico e romantico. I due orgogli lucani Claudio Coviello e Michele Satriano, consegnano tecnicamente il protagonista maschile, principe Albrecht, in maniera ineccepibile. In particolare, Claudio Coviello, primo ballerino della Scala delicato e potente, qui ospite, ha dato vita a una serie di magnetici entrechat.

Un plauso anche a Manuel Parrucini, dotato di ottima capacità interpretativa, ai confini con un’abilità che definiremmo pantomimica, nei panni Hillarion, il guardiacaccia innamorato di Giselle, in grado di restituire precisamente la volontà di essere, al contempo,  ostacolo e protezione.

Etoile Giselle 1

Tra gli applausi a fine spettacolo, si fanno largo in scena, il Sovrintendente Carlo Fuortes e il Direttore del Corpo di Ballo, Eleonora Abbagnato, insieme al Presidente del Consiglio di Indirizzo, nonché Sindaco di Roma, Virginia Raggi, alla quale consegnano il piacevole compito di annunciare, con orgoglio ed emozione che, la prima ballerina Rebecca Bianchi, diviene da questo momento, ufficialmente Étoile del Teatro dell’Opera di Roma.

Come un fascio di luce, all’improvviso, piovono dal cielo migliaia di filamenti argentei luccicanti sulla neo étoile, che viene da lì a poco, inaspettatamente raggiunta sul palco, dall’emozionato compagno di vita, ballerino anche lui, con in braccio i due figli, un bambino ancora con lo zainetto in spalla e una bambina intimidita.
Scena più romantica di questa non poteva esserci a suggellare la conclusione di uno spettacolo ancor più romantico.

Miriam Larocca 22/09/2017

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