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Rapporto Censis sulla comunicazione fra consumi mediatici e identità

Il bisogno di essere sempre connessi amplifica la quotidianità e ne condiziona l’andamento. Se non fosse una reale necessità potremmo quasi parlare di nomofobia, la paura di rimanere sconnessi dalla rete che domina le nostre scelte, la sensazione di essere esclusi dal mondo circostante, quello sguardo oscurato sulla finestra digitale che crea piacevole dipendenza. Secondo il 16° rapporto Censis sulla comunicazione l’utenza italiana del mondo virtuale è cresciuta dal 78,4% al 79,3% con un incremento dell’uso degli smartphone dal 73,8% al 75,7%. In aumento anche l’uso dei social network con YouTube, utilizzato dal 56,7% degli italiani, Facebook dal 55,2% e Instagram dal 35,9%.
Non stupisce affatto la costante evoluzione, ma la novità del 2019 riguarda la tipologia d’utenza rilevata dato che le nuove generazioni vengono superate da “giovani adulti” fra i 30 e i 44 anni, sintomo di notevole espansione dell’attenzione mediatica concentrata su narrazioni transmediali. La televisione conserva una fruizione stabile con un buon incremento di web tv e smart tv che salgono al 34,5% (+4,4% in un anno) e la radio conferma una rassicurante fidelizzazione con gli ascoltatori che crescono notevolmente su smartphone e pc, con uno sviluppo dello 0,6% e 0,3%. Il rapporto promosso da Agi, Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Wind Tre, evidenzia altresì la crisi della carta stampata: i quotidiani sono letti dal 37,3% della popolazione e salgono ancora una volta le visualizzazioni dei portali web d’informazione consultati dal 51,6% degli italiani. Solo il 41,9% legge almeno un libro all’anno e gli e-book con l’8,5% non riescono a compensare la riduzione dei lettori.
Attraverso i dati riportati è possibile delineare un’identità nazionale più o meno compatta, proiettata verso una comunicazione digitale voluta e necessaria che soddisfa le esigenze degli utenti e se la novità si converte in consuetudine il dibattito sulla qualità dell’informazione non può prescindere dal supporto attraverso cui viene veicolata. La spesa delle famiglie per i consumi mediatici evidenzia un’ottimizzazione elevata per l’acquisto di computer e audiovisivi (+64,7% dal 2007) e l’importo per telefoni ed equipaggiamento telefonico segna un’accentuazione altissima (+298,9% dal 2007, per un valore di oltre 7 miliardi di euro nell’ultimo anno). Dati in crescita anche per l’acquisto di libri e giornali con un rialzo del 2,5%. Nonostante l’evidente digitalizzazione delle informazioni, il telegiornale rimane il primo strumento di diffusione delle notizie secondo il 59,1% degli italiani. Tra le prime cinque fonti informative rientrano anche Facebook (31,4%), YouTube (11,9%), i quotidiani online (11,4%) e quelli acquistati in edicola. Quel che rimane dell’affezione alla carta stampata non spaventa i sostenitori di un futuro-presente tecnologico basato sull'individualità dell’io-utente posto al centro di un sistema arbitrario senza limiti, portavoce di un soggettivismo che in fin dei conti attendeva soltanto di essere manifestato e che mette in crisi persino le dinamiche dello star system tradizionale. Non sappiamo quali saranno le prossime evoluzioni, da spettatori attenti e protagonisti inconsapevoli possiamo solo goderci lo spettacolo.

Laura Rondinella  26/02/2020

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