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Il Viaggio in Italia degli AdoRiza. A tu per tu con Paola Bivona

Viaggio in Italia è un concerto-spettacolo che rivisita il patrimonio della musica popolare italiana, un’eredità culturale ricca di storie, di melodie e di dialetti. Il progetto, nato dal Laboratorio di Alta Formazione della Regione Lazio Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini con i giovani artisti della sezione Canzone (biennio 2016/2017), è stato curato da Tiziana Tosca Donati, Paolo Coletta e Felice Liperi. Dopo il debutto, avvenuto nel maggio 2017 nel teatro di Officina Pasolini con la regia di Massimo Venturiello e la direzione musicale di Piero Fabrizi, i giovani artisti hanno deciso di proseguire l’esperienza iniziata con Viaggio in Italia fondando l'Associazione culturale AdoRiza. Un nome suggestivo, composto di due parole di derivazione greca: Ado (ἄδω) ossia cantare; riza (ρίζα), la nostra radice. Oggi il progetto rivive nel CD pubblicato il 24 aprile da Squilibri Editore. Abbiamo incontrato Paola Bivona, una delle interpreti dello spettacolo d’origine toscana.

Ci racconti la tua esperienza all’interno del laboratorio e quale importanza ha ricoperto questo progetto nella tua carriera?
Viaggio in Italia è un progetto nato come laboratorio didattico durante la frequentazione di Officina Pasolini e ha riunito un collettivo di cantanti che, coordinati da Tosca, hanno intrapreso un percorso di ricerca sul folk italiano. Il laboratorio, durato diversi mesi e portato in scena sotto forma di spettacolo, ha rappresentato il mio primo avvicinamento alla musica popolare italiana. È stato un progetto molto bello, che ci ha aiutato a riscoprire le nostre origini e ci ha fatto crescere artisticamente, avvicinandoci a una musica per molti di noi nuova.

Sono stati inseriti elementi della tua tradizione locale all’interno del progetto?
Ognuno di noi, provenendo da diversi luoghi dell’Italia, si è inizialmente dedicato alla propria regione mediante uno studio che ha permesso sia di recuperare canzoni della propria tradizione, che già conosceva, sia di scoprire delle perle nascoste, veramente antiche. Io sono della provincia di Pisa, precisamente di Pontedera, ed è stato molto bello scoprire nuovi aspetti della mia regione.

Il nome del collettivo, AdoRiza, significa cantare le nostre origini. Fare musica popolare oggi è un atto d’amore per ricordare le nostre origini e rivendicare la nostra identità?
Sì. Il laboratorio ha rappresentato un modo per ricordare le nostre radici, per raccontare la nostra memoria musicale, per non dimenticare la nostra storia, che vanta una grande ricchezza, dalle feste popolari alle cronache del lavoro. Il mondo va avanti e gli ultimi testimoni di queste musiche e di queste culture scompariranno. C’è il rischio che questo patrimonio musicale vada perso. La funzione del nostro progetto è di costruire una connessione tra passato e presente e nel nostro piccolo pensiamo di aver fatto un’opera bella per la società e per le nuove generazioni.

Per te qual è la bellezza della musica popolare?
La sua forza risiede nella musicalità, ma anche nella schiettezza e nella trasparenza comunicativa dei testi che nascondono una grande profondità.

Quali canzoni interpreti nello spettacolo e quale hai sentito maggiormente tua?
Canto tre canzoni: Ninne nanne, composta di tre ninne nanne provenienti da differenti tradizioni popolari che abbiamo intrecciato in un unico brano cantato a più voci; Ah, vita bella!, una canzone di origini umbre di Lucilla Galeazzi; La leggera, canzone toscana raccolta negli anni ’60 da Caterina Bueno. Quella che ho sentito maggiormente mia è Ah, vita bella!, una canzone molto bella che racconta come le sensazioni delle persone si siano modificate allo scoppiare della guerra. Il testo recita “ti piacevano le salsicce, mo non le mangi più, ti piacevano le ciliegie, mo non le mangi più”. Pur essendo molto ritmica e d’impatto sul pubblico, è in fondo una canzone triste. Sono stata anche contenta di cantare la canzone toscana, La leggera, in cui si prendono in giro le persone che non hanno voglia di lavorare, capaci ogni giorno della settimana di trovare una scusa per saltare il lavoro. È una canzone ironica e più leggera, come dice il titolo stesso.

 Quale lavoro è stato svolto a livello di reinterpretazione?

Il lavoro di reinterpretazione ha interessato soprattutto il piano strumentale. L’arrangiamento è stato curato da Piero Fabrizi, che è riuscito a preservare il gusto popolare delle canzoni pur adattando i brani alle sonorità moderne con l’utilizzo di chitarre elettriche, della batteria e di percussioni. L’accompagnamento musicale, originale, rispettoso e soprattutto attuale, ha consentito allo spettacolo di coinvolgere un pubblico variegato per età ed esperienze, dalle persone più anziane che sono legate a quella tradizione musicale ai ragazzi che scoprono il mondo della musica popolare in chiave moderna.

Il progetto rivive nel CD pubblicato nel mese di aprile. Cosa acquista rispetto allo spettacolo?
Ascoltando il disco, si possono cogliere delle sfumature che magari dal vivo erano sfuggite perché rapiti da quanto accadeva sulla scena. Il disco è stato registrato live per far sì che sia il più possibile fedele allo spettacolo.

Come si svilupperà il lavoro del collettivo? Avete in mente progetti futuri?
Nell’immediato ci impegneremo al massimo per promuovere e portare Viaggio in Italia nelle piazze italiane. L’aver dato vita all’associazione AdoRiza, in cui tutti crediamo, fa crescere in noi il desiderio di utilizzarla per sviluppare dei lavori didattici con le scuole e per creare nuovi spettacoli da rappresentare anche al di fuori dei nostri confini. Mi piacerebbe tentare un viaggio nel mondo per scoprire le canzoni popolari fuori dall’Italia.

Silvia Mozzachiodi 08/07/2019

Photo Credits:
Paola Bivona © Manuela Ferro

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