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Recensito incontra Sara Pallini in scena con il toccante spettacolo “Per Giulia”

Debutterà al Teatro di Documenti di Roma dall’11 al 14 ottobre, “PER GIULIA”, spettacolo scritto da Dacia Maraini e interpretato da Sara Pallini, per la regia di Iolanda Salvato con le musiche originali di Federica Clementi.
“Per Giulia” è un testo forte, di grande impatto emotivo, che racconta la storia della ventiquattrenne Giulia Carnevale, brillante studentessa di Ingegneria Edile Architettura, originaria di Arpino, caduta fra le macerie del sisma. A quasi dieci anni dal terremoto che sconvolse L’Aquila, il teatro accoglie una testimonianza che incarna il mondo di tutti gli studenti e delle loro famiglie a cui è stato negato un futuro.
Scritto da Dacia Maraini per volontà dei genitori della ragazza cui è stato intitolato, tenendo presente sia i dettagli più storico-civili della tragedia, sia gli aspetti più intimi della persona di Giulia, “Per Giulia” si presenta come un inno alla vita e alle possibilità infinite che questa ci riserva, lasciando un messaggio di speranza e di continuità oltre la vita terrena.
A dare corpo e voce alla protagonista e agli altri personaggi la giovane e talentuosa interprete Sara Pallini, la quale in questa sentita intervista sulle pagine di Recensito,  racconta come è nata l’idea di portare in scena una storia così toccante e il valore che può e deve avere al giorno d’oggi.

Come e perché è nata l’ esigenza di portare in scena questo testo di Dacia Maraini che vede protagonista Giulia Carnevale, la giovane studentessa che perse la vita durante il terribile terremoto che colpi L’Aquila?
“Lo spettacolo “Per Giulia” nasce in forma corale, è stato messo in scena più volte in Italia e anche a Dublino in italiano, assieme ad altre quattro attrici per la regia dell’autrice stessa, Dacia Maraini, che mi volle fin da subito per il ruolo di Giulia Carnevale. Successivamente, in accordo con lei ed i genitori della ragazza, ho deciso di trasportare il testo in forma drammaturgica di monologo, perché sentivo l’urgenza di incarnare tutti i personaggi di cui, negli anni, avevo sempre meglio compenetrato le storie: prima fra tutte la madre, poi la sua migliore amica e l’insegnante del liceo. Ci tengo a ricordare che il personaggio di Giulia parla da tre livelli differenti: quello della presenza vitale degli ultimi momenti di vita e quello più spensierato dell’adolescenza, non ultimo quello della saggezza della morte, ed è questa una cifra stilistica propria della Maraini, che richiama un poco il teatro Nō a lei molto caro, ma anche il teatro delle nostre origini, la tragedia greca, in cui gli spiriti sono soliti comunicare col mondo dei vivi, senza distinzioni fra l’al di là e questa terra.”Sara Pallini1

In che modo ti sei avvicinata a questo personaggio, come restituisci in scena la vita di una ragazza che purtroppo non c’e’ piu’? Hai incontrato i genitori di Giulia?
"Posso dire che ognuno di noi si dà delle ragioni, motivazioni e soluzioni private per interpretare un personaggio, che sia inventato dalla penna di un autore o che sia realmente vissuto. Ognuno di noi ha anche le stesse tre cose per risolvere il tema insolubile della morte, ma poi è solo il tempo, grande amico, capace di riaggiustare tutti gli equilibri tra reale e finzione, passato, presente e futuro. La primissima volta che interpretai il personaggio di Giulia ho sentito una grande responsabilità e investitura, sentivo di dover esser fedele a chi ancora necessitava di ascoltare e vedere la presenza di una figlia che non c’è più. Successivamente il tempo mi ha aiutata ad avere il giusto distacco, per esprimere quanto chiunque può considerare il dolore più atroce, la perdita di un figlio. I genitori di Giulia sono stati molto presenti in questa mia ricerca devota, soprattutto la madre, che mi ha messo a disposizione con immensa fiducia tanto materiale personale."

Che ricordi hai tu di quel terribile evento?
"Ricordo che ero a dormire su di un letto a soppalco matrimoniale, assieme con una mia cara amica, che proprio oggi si sposa. Scendemmo immediatamente giù per le scale del letto e poi del ballatoio del palazzo di San Lorenzo, un quartiere di Roma, dove alle 3.32 di notte incontrammo per la strada, la Via Tiburtina, tante persone, alcune amiche dell’università La Sapienza li vicino, altre dell’Accademia che abitavano in zona, tutte spaventate come noi e nessuno aveva chiaro cosa stesse accadendo. Poi il giorno dopo i giornali, e tanti amici persi a L’Aquila e non solo."

Uno spettacolo rischioso , in un certo senso anche di denuncia sociale. Cosa speri possa arrivare al pubblico?
"Non so cosa penso, ma spero! con tutto il cuore che a ogni singolo spettatore, arrivi un doppio messaggio di speranza, non solo per quella che è una tragedia privata di ogni singolo genitore, fratello o amico che ha perso i suoi cari, ma anche per questa nostra Italia di oggi, in cui tutto sembra sempre difficile da realizzare, anzi, anche solo da avviare. Progetti lasciati per anni in stand by, sepolti dalle macerie dell’indolenza, da un forte senso di inciviltà e di mancata appartenenza del bene e del sentimento comune."

Un lavoro che celebra il ricordo di una vittima innocente, un dramma che si fa però portavoce di speranza, positività e coraggio. Quale è il messaggio che vuoi lasciare e lanciare?
“..Forse non è un caso se, dalla tragedia di Giulia, è nata la scuola dell’infanzia di Onna, frutto dello studio, della tenacia, della passione di questa giovane donna…” sono parole che pronuncio nello spettacolo, nel ruolo della insegnante del liceo. La notte del 6 aprile 2009 Giulia volle lasciare il computer in macchina a L’Aquila, per questo motivo i progetti in esso salvati sono sopravvissuti al crollo delle case degli studenti, e successivamente è stato realizzato, fra gli altri, un asilo in forma di libro, originalissima struttura che Giulia volle disegnare così, proprio per trasmettere, fin dalla prima infanzia, il valore della conoscenza e l’importanza dell’apprendimento attraverso il gioco."

Sarai la voce che interpreterà tutti i personaggi, in uno spettacolo dove trova spazio anche la musica. Che valore ha in relazione alla messa in scena?
"In questa messa in scena “la musica non accompagna ma segue, insegue, dà corpo nuovo al testo, parola dopo parola…” come dice nelle sue note la regista Iolanda Salvato, con cui ho curato la trasposizione del testo in forma di monologo. Federica Clementi, che ha composto e registrato i brani, ha mostrato molta sensibilità nel trasmettere la sospensione di alcuni momenti, il peso e la leggerezza di altri."

Sei una giovane e talentuosa attrice. Quali sono invece i tuoi sogni e le tue speranze per il futuro?
"Desidero portare all’estero questo testo in inglese, mantenendo il più possibile nella traduzione la bellezza lirica e contemporanea della Maraini. E poi vorrei che in Italia ci fosse più meritocrazia nel teatro, come anche in cinema e tv."

Maresa Palmacci 01-10-2018

 

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