Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 660

Recensito incontra l’attore Roberto Caccioppoli, protagonista del film “Acqua di Marzo”

Ha lo stesso sguardo potentemente espressivo di Luca Marinelli e la dolcezza interpretativa di Kim Rossi Stuart,Roberto Caccioppoli, il protagonista del nuovo film di Ciro De Caro, “Acqua di Marzo”, attualmente nelle sale cinematografiche. Il giovane attore, con già alle spalle una brillante carriera teatrale e televisiva, (ha recitato tra l’altro nello spettacolo L’Esposizione Universale di Piero Maccarinelli al Teatro India, in China Doll di David Mamet per la regia di Alessandro D’Alatri al Teatro Eliseo, e nella serie TV “Mennea- La freccia del Sud”), interpreta Libero, un musicista che collabora da precario con un'agenzia di pubblicità e convive con Francesca, un’aspirante attrice. Il loro è un rapporto stanco, conflittuale, segnato non tanto dal reciproco disinteresse quanto dalla frustrazione lavorativa che ha logorato entrambi. Un giorno l'uomo è costretto a tornare nella cittadina d'origine, Battipaglia, e il passato che credeva essersi lasciato alle spalle lo travolge.                                                                                                                                                                                                             

“Acqua di Marzo” è un film bello, potente ed emozionante, un delicato e intimo viaggio all’interno della psicologia dei giovani di oggi, di una società costantemente sulla soglia della precarietà e di una crisi che però ha il sapore di una nuova opportunità, di una vera e propria rinascita. Roberto Caccioppoli dà voce perfettamente a tutti questi stati d’animo, mettendo in evidenza le molteplici sfaccettature del suo personaggio e dando prova delle sue ottime doti attoriali. In questa intervista sulle pagine di Recensito, l’attore racconta come ha lavorato per la realizzazione di questo ruolo e di questo film, e attraverso di esso ci parla anche un po' di se, del suo essere attore e del suo modo di concepire il mestiere dell’attore, dei suoi sogni e dei suoi interessanti progetti futuri.

acqua di marzo img 3

Sei nelle sale con il nuovo film di Ciro De Caro, ”Acqua di Marzo”, nel quale interpreti il protagonista Libero, un ragazzo che all’improvviso si trova a dover tornare nel proprio paese di origine, Battipaglia, e ad affrontare un passato che aveva cercato in un certo senso di dimenticare. Interpreti questo ruolo in maniera molto sentita, spontanea e naturale, quanto c’è di te nel personaggio? Ti assomiglia?
“Di me nel personaggio c’è tutto e di più. Ho messo molto di quello che immagino e che penso, però secondo me Libero non mi assomiglia. Abbiamo dei punti di contatto, come ad esempio il rapporto con la musica, o lo stesso rapporto che posso aver avuto io con il teatro, durante la fase in cui pensavo di volerlo lasciare. Capita il momento, soprattutto per chi lavora nell’ambito artistico, in cui sorgono dei dubbi, ti poni delle domande, soprattutto una volta che hai finito una produzione, in mezzo al nulla eterno, ti chiedi se vale la pena continuare.”

Quale è stato l’approccio con questo ruolo e come hai lavorato per la costruzione del personaggio? Cosa hai dato tu a Libero e cosa Libero ti ha lasciato?
“Non ho avuto troppo tempo per la preparazione del personaggio, perché sono stato l’ultimo a salire sulla barca, per una serie di motivi che io non conosco. Mi sono ritrovato così in pochi giorni a dover fare tutto, e la prima volta che ho letto il testo, mi è piaciuto molto, la storia è molto bella, però subito ho pensato a quanto Libero fosse sfortunato. Non gliene va bene una, la sua storia d’amore va male e il lavoro è una tragedia. Io invece venivo da un periodo molto positivo lavorativamente e affettivamente, quindi sono dovuto andare a guardare dentro di me, a scavare in quelle difficoltà che sempre ci sono e che fanno parte delle nostre vite, e da lì andare a ripescarle con una certa napoletanità, richiesta per fortuna. Una cosa molto bella è stata per me potermi liberare insieme a Libero in napoletano, e poi sentivo anche molto vicina la vita di provincia. Io sono vissuto a Caserta, e conosco bene quella vita lì, quelle dinamiche provinciali, perciò è stato facilissimo renderle. Cosa mi ha lasciato... Sicuramente nei giorni successivi le riprese stavo male, perché ero entrato completamente all’interno di un personaggio che soffre e le prende da tutti lati, però è chiamato anche a vivere questa crisi come opportunità, il contesto gli dice “vivi in questa situazione difficile, come puoi trasformarla?” Quindi poi mi sono concentrato sul come poter trasformare una crisi. Questa è stata sicuramente la cosa che questo personaggio più mi ha lasciato.”

“Acqua di Marzo” è una commedia sentimentale, un vero e proprio viaggio all’interno della sfera emotiva e psicologica dei giovani di oggi, della nostra società precaria, della volontà di vivere il presente e il futuro rompendo i ponti con un passato che fa soffrire. Eppure solo con il coraggio e l’audacia di affrontarlo si può crescere davvero. Un film sulla crisi che ha in un certo senso il valore di una rinascita. Cosa speri che “Acqua di Marzo” possa trasmettere al pubblico? “Spero che al pubblico arrivi forte e chiaro il monologo di Francesca sul finale, un monologo che ogni volta mi tocca sempre di più. Per essere audaci, bisogna essere coraggiosi, e il coraggio è quello che oggi manca, fondamentalmente perché i nostri bravi genitori ci hanno insegnato e trasmesso i sentimenti della paura e della rabbia, infatti o fuggiamo o ci scontriamo, ma non affrontiamo le situazioni. Mi auguro che il film possa trasmettere al pubblico il valore del coraggio, la capacità di affrontare una condizione con le armi che si hanno a disposizione, ognuno con i propri strumenti: esiste anche il coraggio di deboli, non solo dei più forti.”

Proprio in virtù di tutto ciò, tu che rapporto hai con le tue origini e il tuo passato? Come hai capito di voler intraprendere il mestiere dell’attore e la strada della recitazione?
“Io con le mie origini ho un rapporto un po' strano. Sono nato a Napoli, cresciuto a Caserta e ho vissuto questo stare a Caserta come uno stare in gabbia, in cattività, infatti quando mi sono ritrasferito a Napoli mi sono liberato nuovamente, stavo bene. Ho un rapporto un po' conflittuale con il mio passato, e anche una identità contrastante rispetto a Napoli. Sono napoletano, mi sento napoletano, ma non ho vissuto abbastanza la città, quindi per questo desidero tornarci, per scoprirla di più. Ho scelto di fare l’attore per caso, facevo l’università, frequentavo la facoltà di Filosofia, e un mio amico, mentre eravamo nel cortile, mi invitò ad un laboratorio di teatro. Sono andato e il primo giorno, dopo aver fatto il primo esercizio, in cui dovevo interpretare una foglia, mi sono innamorato della recitazione, sono rimasto folgorato, e da lì ho continuato. Ho iniziato a recitare relativamente tardi, a 20 anni, e sono stati spesso sempre gli altri un po' a guidarmi, consigliarmi. Mi sono trovato così con una mente da pensatore, essendomi laureato in filosofia, però poi il corpo è andato nella direzione della recitazione. Dopo infatti sono entrato al Centro Sperimentale di Cinematografia."

caccio2Sei anche un brillante attore di teatro, lo scorso anno hai recitato tra l’altro accanto a Eros Pagni in “China doll” di Mamet al Teatro Eliseo. Dove ti senti più a tuo agio, sul palcoscenico o davanti la macchina da presa?
“Direi in entrambi i casi. Ho studiato per stare davanti la macchina da presa, ma sono cresciuto facendo teatro. Queste due cose stanno insieme, sono due strumenti molto potenti. Secondo me il teatro è più complicato per una questione proprio di fatica, lo è anche il cinema, ma ha un meccanismo di lavoro diverso. È come se da una parte si usasse di più la testa e dall’altra tutto il corpo. Però mi trovo bene a lavorare sia al cinema che a teatro.”

Com'è stato lavorare con Ciro De Caro e con il resto del cast?
“Lavorare con Ciro è stato molto particolare, perché ha lasciato moltissimo spazio a noi attori. Io non ero abituato a una cosa del genere, ero abituato al regista esigente, che sa quello che vuole, che ti imposta la recitazione, cosa che per fortuna non ho trovato con Ciro e anche con D’ Alatri che mi ha diretto in China Doll. Quello infatti è stato un periodo davvero fortunato, in quanto mi sono trovato a lavorare con registi che credono nel mestiere dell’attore e che fondamentalmente fanno il loro mestiere, ossia quello di mettere insieme e non di interpretare. Con Ciro quindi mi sono trovato molto molto bene, anzi mi piacerebbe lavorarci di nuovo, con un tempo più tranquillo, perché i tempi sono stati così rapidi che in realtà ci stiamo conoscendo ora, con l’uscita del film sta nascendo un’amicizia artistica. Anche con il resto del cast mi sono trovato benissimo. È un cast fenomenale composto da Claudia Vismara, Rossella D’Andrea, Nicola Di Pinto, Anita Zagaria, Gianni D’Andrea, Sara Tosti, Sabrina Paravicini.”

“Acqua di Marzo” è un film indipendente, e sempre di più i film indipendenti si stanno rivelando prodotti di grande qualità. Secondo te cosa bisognerebbe fare per dare più spazio a registi e attori emergenti?
“Lino Banfi e Angelo Bassi con la sua casa di produzione hanno creduto in un giovane regista, gli hanno permesso di girare la sua storia, senza modificarla, mettere nomi, senza scendere a compromessi e hanno dato spazio a un regista e a degli attori emergenti, e a una troupe giovane, in cui tutti erano molto bravi e capaci . Così si deve fare, bisogna credere negli altri e forse questa cosa la può fare che ha già avuto un suo percorso, chi è arrivato ai suoi 60 70 anni, e al posto di continuare a girare sempre gli stessi film, dovrebbe iniziare a investire sui giovani, magari insegnandogli anche qualcosa. Invece purtroppo questo accade raramente.”

Hai dei modelli “attoriali”, degli attori che vedi come dei “ maestri”, e se si quali? Con quali registi ti piacerebbe invece lavorare?
“Ultimamente sto riguardando delle personalità che avevano la capacità di interpretare il testo e rimodellarlo mettendoci qualcosa di proprio. Però c’è anche un metodo di studio sulla scena che mi piace seguire e per questo mi rifaccio un po' a metodi americani, come il Meisner ad esempio. Da un lato quindi i miei modelli sono Roberto Benigni, Massimo Troisi, dall’altro Daniel Day- Lewis e Matthew McConaughey della scuola americana. Da una parte mi piace prendere il testo, analizzarlo restituendo ciò che lo sceneggiatore ha scritto, le dinamiche interne che ha pensato, dall’altra metterci qualcosa di estremamente originale e personale. Mi piacerebbe lavorare con Virzi, con Gabriele Mainetti, magari se farà un nuovo Jeeg Robot potrei fare il fratello di Marinelli (ironizza), Garrone e Inarritu. Un altro attore straniero che mi fa impazzire poi è Gael Garcia Bernal, lo adoro.”

“Acqua di Marzo” è forse, in fondo, anche un film suoi sogni e i progetti di vita... Quali sono i tuoi sogni e i tuoi progetti futuri?
“Sogno di fare un viaggio di un paio di mesi alla scoperta del Sud America, ho questo desiderio di fare un viaggio on the road, zaino in spalla, per imparare un po' la vita. Per quanto riguarda i miei progetti, sto scrivendo insieme ad altri due colleghi un documentario seriale in 6 puntate sull’economia, perché voglio andare a capire cosa c’è dietro l’infelicità legata al sistema economico. Sono in fase di scrittura. Un’altra mia passione infatti è proprio la scrittura. Ho scritto pure una drammaturgia che sta partecipando attualmente al Premio Hystrio. Nel momento in cui ti trovi ha dover fare delle cose che non ti convincono, se si ha la possibilità bisogna scrivere. Ho iniziato a scrivere questo testo e vorrei anche metterlo in scena. E poi ho in cantiere alcuni spettacoli per il Napoli Teatro Festival, incrociamo le dita.”

Maresa Palmacci 30/04/2017

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM