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“Sotto il sole l’oscurità”: Recensito incontra l’attore Dimitri D’Urbano

Anno 2023. La Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dalla Germania Nazista e dall’Impero Giapponese: le due superpotenze si sono divise il mondo alleandosi anche con la Russia e instaurando un regime totalitario Nazi-Comunista. Martha Himmler, nipote di un Grande Gerarca, trova un video che non dovrebbe esistere e che, soprattutto, non dovrebbe vedere. Turbata e piena di domande, cercherà risposte sia nel regime che nella ribellione. È questa la trama del nuovo spettacolo, ispirato al romanzo “La Svastica sul Sole” di Philip K. Dick, della Compagnia I Cani Sciolti, in scena al Teatro Trastevere di Roma fino al 17 dicembre. A raccontare il “dietro le quinte” è uno degli interpreti principali, Dimitri D’Urbano.

Perché avete scelto di ispirarvi a questo romanzo?
“La suggestione è partita dal nostro regista, Luca Pastore. Da parte di tutti vi è stato fin da subito grande entusiasmo: l'idea di lavorare per la prima volta prendendo ispirazione da un romanzo avendo la possibilità di evolvere il nostro stile, le tematiche affrontate e la possibilità di raccontare "Ciò che sarebbe potuto essere" sono state motivazioni ben più che sufficienti per fare questa scelta”.

Chi ha curato il riadattamento del testo?
“Bisogna partire dal presupposto che I Cani Sciolti non portano in scena lo spettacolo teatrale de "La Svastica sul Sole" ma utilizzano il romanzo come pretesto per raccontare qualcosa di nuovo, di diverso. Il testo è stato scritto per intero dallo stesso Luca Pastore, che ha unito quanto di interessante e necessario trovato nel romanzo a quello che lui stesso aveva urgenza di esprimere e raccontare”.

Pensi che l'arte, e in particolare il teatro, possa spiegare la modernità e far riflettere su ciò che accade attorno a noi anche portando in scena un mondo fantascientifico come quello immaginato da 02ragoDick? Quale pensiero emerge principalmente dalla vostra produzione?
“La creatività, a mio avviso, è ciò che permette all'essere umano di evolversi. All'evoluzione dell'essere umano, di conseguenza, corrisponde necessariamente l'evoluzione dell'arte. In questo modo l'arte stessa diventa uno strumento utile all'uomo, e chiaramente anche alla società, per migliorare il proprio status, il proprio pensiero, la propria condizione. Personalmente immagino che sia utile fornire alle persone più punti di vista possibile così da permettergli di compiere liberamente le loro scelte. Il mio personaggio ha una battuta molto interessante nello spettacolo: "Se il benessere e la sicurezza fossero divenuti beni comuni, la massima parte delle persone che oggi vivono immobilizzate dall'ignoranza si sarebbe alfabetizzata, apprendendo così a pensare autonomamente." Diamo alle persone la cultura, diamo alle persone spunti di riflessione ed infinite possibilità. In questo modo potranno attivare la propria mente ed evolversi. Come dicevo poco fa, "Sotto il Sole l'Oscurità" racconta "Ciò che sarebbe potuto essere": un'altra delle infinite possibilità. Un'altra goccia in un oceano di cultura”.

Che ruolo interpreti nello spettacolo? A chi/cosa ti sei ispirato per renderlo sulla scena? Cosa ti è stato richiesto in particolare dal vostro regista Luca Pastore?

“Interpreto il Führer. Attuale e nuovo leader del Regime, successore di Adolf Hitler. È la prima volta che mi capita di confrontarmi con un personaggio di questa tipologia e devo ammettere di essermi molto divertito in tutta la fase di analisi, ricerca e preparazione dello stesso. Sarebbe abbastanza banale dire che mi sono ispirato a dittatori del passato, o del presente, figure storiche inquietanti e autoritarie che strillavano dai vari balconi del mondo. Una parte di questo è chiaramente presente nel mio personaggio ma mi piace pensare che ci sia di più. È spaventosamente intelligente, giovane, moderno, vitale e innovatore. Spaventoso ed inquietante perché costantemente calmo e sereno, consapevole. Uno statista ed un politico più che un conquistatore sanguinario e un genocida. Uno stratega del dettaglio. Un grandissimo giocatore di scacchi, per intenderci, non a caso il nome che gli ho dato in fase di costruzione del background è François Danican Philidor (il più grande scacchista del diciottesimo secolo). Ho la fortuna di avere un regista che ha un'ottima formazione da attore e che sa perfettamente quanto la creatività ed il lavoro di artigianato di chi sale sul palco siano importanti. C'è grande complicità tra me e Luca e questo ci porta ad un costante dialogo verbale e non che per me è fondamentale. La mia libertà creativa ed interpretativa è sempre sostenuta dagli input del mio regista, input che migliorano i miei dettagli e le mie sfumature. Raramente mi è capitato di raggiungere una tale intesa. Il mio personaggio, poi, ha una sua personale storia che conosco solo io”.

Quanto è importante la musica e la scenografia nel vostro spettacolo?
“Lo spettacolo risulta totalizzante all'occhio e all'orecchio dello spettatore e il tutto funge come una vera e propria pressa che spinge dal palco in direzione della prima fila, poi la seconda, la terza e così via. È lento e inesorabile. Il lavoro fatto sulla scenografia e sui costumi è stato letteralmente enorme e spaventosamente qualitativo. La meravigliosa sensibilità artistica di Mattia Yuri Messina è poi perfettamente espressa all'interno della colonna sonora. Una parola per descrivere questa musica? Poderosa”.

Progetti futuri della Compagnia?
“Rimanere concentrati sulle restanti repliche di "Sotto il Sole l'Oscurità. Nella prima parte del nuovo anno torneremo in scena con "Wanna Live? - underdark -", il primissimo spettacolo della Compagnia che vedrà nuova luce, nuova forma e nuova vitalità a più di due anni dal suo debutto. Verrà poi il tempo di una nuova produzione che, ad un’anteprima di dodici minuti, ha già riscontrato un grandissimo successo: "Bunker", che debutterà ad aprile 2018 al Teatro Studio Uno”.

Chiara Ragosta 15/12/2017

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