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Recensito incontra Sara Platania, protagonista di "Io, Gabrielle - Chanel segreta" al Teatro Stanze Segrete

Classe, eleganza, ambizione, femminilità: il mito di Chanel ruota attorno a molti aggettivi che la descrivono come una donna dalla forte personalità. Eppure, l’altra faccia della luna è altrettanto interessante e affascinante. Chi era, davvero, Gabrielle? Ne parliamo con l’attrice Sara Platania, che ha portato in scena, al Teatro Stanze Segrete di Roma, “Io, Gabrielle – Chanel segreta”, atto unico di Valeria Moretti con la regia di Gianni De Feo.

Perché portare in scena proprio Coco Chanel?

"È una donna che rappresenta la rinascita femminile, si potrebbe considerare la prima femminista del Novecento. È un tema che sento molto. E poi perché a me interessava la sua vita, il suo percorso. Sono sempre stata affascinata da questa icona di eleganza e di stile e, quindi, ho deciso di metterla in scena. È stata una scelta coraggiosa, me ne rendo conto. Ma quando mi metto una cosa in testa, non mi ferma più nessuno. Avevo letto il testo di Valeria Moretti e mi era piaciuto tantissimo: me ne sono proprio innamorata! Lei è stata molto carina dandomi la possibilità di portarlo a teatro. In più, la bellissima regia di Gianni De Feo mi ha guidato in tutta questa esperienza. Devo dire che mi sentivo proprio protetta, nel senso che è stata, sì, una scelta coraggiosa, ma ringrazio coloro che mi hanno dato la forza e gli strumenti per affrontarla al meglio".

Hai sempre avuto un interesse vivo per questa? Chi era Coco Chanel per te prima e chi è dopo averla studiata così a fondo?

"Avendo approfondito sia la sua infanzia che la sua adolescenza, la mia visione è stata messa più a fuoco ed ho indagato la profondità di questa donna. E analizzando l’infanzia si capiscono molte cose riguardo la sua attività e la sua persona. Esco da questo spettacolo sicuramente cresciuta, ho imparato molto da questo personaggio. Infatti sarà difficile staccarsene. È uno spettacolo davvero commovente anche per me, quindi quando finisce devo avere sempre qualche minuto per ritornare alla realtà e riprendermi. Spero di riuscire a partecipare a qualche festival questa estate, cercherò di propormi in giro, perché comunque Chanel è una figura molto amata, quindi spero ci sia un seguito". IMG 90631

Tutti ricordiamo una Chanel con le fattezze e lo stile di Audrey Tautou nel film “Coco avant Chanel”. Com’è nata la Coco versione Sara Platania, invece?

"Insieme al regista abbiamo deciso di dare un altro taglio, diverso rispetto al film con la Tautou. È stata di Gianni De Feo l’idea di focalizzare tutto lo spettacolo sull’infanzia, su questa figura di Chanel giovane che vive rinchiusa all’orfanotrofio e, così, diventa una donna adulta con ombre e luci che fanno parte della sua esistenza. Mi sono trovata assolutamente in accordo con lui e, quindi, sono andata dietro alla sua visione, che anche per me era giusta. Abbiamo fatto questo lavoro insieme e lo ringrazio perché è stato bellissimo, gliene sono grata. Lavorare con certi artisti ti fa crescere moltissimo, come persona e come attrice".

Orgogliosa e ribelle, ma anche vulnerabile e tormentata. Quali indicazioni ti ha dato il regista per interpretare un personaggio così complesso?

"Lui mi ha dato delle linee guida. Poi, ovviamente, anche io ho messo del mio. Dentro di me ho cercato delle cose che potessero aiutarmi, o delle similitudini o delle vicende affini. Ho pescato dentro di me, ho fatto uscire un po’ Sara in questa Gabrielle".

Quanto sono stati importanti la scenografia e le musiche nello spettacolo?

"Molto. Le musiche sono state scelte dal regista e, oltre che bellissime, per me sono anche giuste: evocano proprio delle atmosfere oniriche e sottolineano anche i momenti di drammaticità del testo. La scena è stata curata da Roberto Rinaldi e anche lui ha dato un tocco di raffinatezza: ha creato una scenografia minimalista, secondo me, sofisticata e adatta al personaggio di Chanel".

In “Chanel segreta” vengono citate molte frasi celebri di Coco Chanel. Qual è la tua preferita? E perché?

"Ce ne sono tante, perché il testo è scritto molto bene. Valeria Moretti è una grande professionista. Una delle frasi che mi piace di più è quando lei parla del cavallo e si paragona ad una puledra che vuole galoppare in testa al plotone dei maschi, una puledra che è imbizzarrita, selvaggia, che non conosce regole e che vuole seguire la propria natura. La sento mia: nel mio piccolo, mi sento anche io una persona libera. Seguo i miei interessi, mi ritengo una persona indipendente. Non mi faccio mettere i piedi in testa, né mi interessa il giudizio degli altri. Vado per la mia strada, nel bene e nel male. La protagonista sono io della mia vita e, quindi, cerco di assecondare tutti i miei desideri".

Uno degli aforismi citati è “Io non faccio moda. Io sono la moda”. Qual è il tuo rapporto con la moda?

"Non sono una che segue la moda. Ovviamente, come per tutte le ragazze, piace anche a me vestirmi abbinando colori e capi. Però ho sempre creato uno stile mio, oppure prendo delle cose che vedo dagli stilisti e poi le mischio con altre. Non ho mai seguito uno stile preciso. Magari ho sempre cercato di fare commistioni di stili: prendere un po’ qua e un po’ là e creare il mio stile. Ognuno cerca di trovare così la propria personalità. Tante persone si vestono rivelando un aspetto della loro personalità all’esterno: è quello che cerco di fare io. E penso che anche Chanel abbia avuto questa visione. Nello spettacolo lo dice: “Ho fatto alzare le sottane alle donne, facendo vedere prima le caviglie poi sempre più le gambe”. Non lo fece per eleganza, ma per rivolta, dare una scossa alla figura femminile dell’epoca".

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Ripercorrendo la tua carriera fino ad oggi, sei passata da interpretare Ofelia a Maria Maddalena, giungendo a Chanel. C’è un filo rosso che collega queste donne? E chi sarà la prossima?

"Sì, ho fatto sempre spettacoli di donne forti, complicate, complesse, perché mi interessava raccontare questo tipo di donna, mi sono focalizzata su questa tipologia. Ho fatto anche altre cose, ad esempio uno spettacolo su Tamara de Lempicka con Isabel Russianova, in cui facevo sua figlia. Nel futuro vedremo che cos’altro mi verrà in mente. Per adesso, tutti gli spettacoli che ho fatto ho proprio desiderato realizzarli. Ho altre idee in mente, però non sono molto chiare. So però che gli spettacoli che voglio fare sono quelli dove i personaggi hanno una personalità forte e hanno delle cose da insegnare anche a me come persona".

Nessun personaggio da “sogno nel cassetto”, dunque?

"Pensandoci su, un personaggio che a me piacerebbe molto portare in scena, che ha una vena un po’ più malinconica e comica, è uno delle mie attrici preferite, il modello a cui mi ispiro: Giulietta Masina. Lei è stata un’artista straordinaria e uno dei miei sogni è quello di interpretare Gelsomina del film “La strada” (di Federico Fellini, ndr). È un altro tipo di donna, però sempre con il binomio forza-fragilità che penso faccia parte di tutte le donne. Vedremo comunque. Per adesso sono contenta di aver fatto lo spettacolo su Chanel e spero che sia piaciuto a chi è venuto a vedermi. Ringrazio tutti e spero siano rimasti contenti".

Sei anche fondatrice e membro dell’Associazione culturale “Maga Zucchina”, volta soprattutto a trasmettere ai bambini l’amore per il teatro. Cosa è per te il teatro? Pensi che “giocare al teatro” possa essere utile e formativo anche per gli adulti?

"Assolutamente sì, non perché lo insegni, ma perché nei vari anni ho avuto dei riscontri positivi e delle conferme da parte di chi si cimentava. Ovviamente è bellissimo lavorare con i bambini, sono molto creativi, si lasciano andare, anche i più timidi poi diventano disinibiti, hanno più coscienza di sé, cercano di creare un gruppo. Penso che il teatro sia una disciplina che insegni a vivere, a vivere in gruppo, confrontarci con le altre persone, superare paure, sfide, prove. Il teatro è questo. Quindi facendo teatro ci si esercita a vivere, secondo me. Per questo io lo consiglio a tutti, perché chi fa teatro si prepara a superare una vita piena di ostacoli, ma anche di gioie. Essendo così complessa la vita, anche il teatro lo è: sono simili. Quindi uno allenandosi a “giocare al teatro”, si esercita anche a vivere".

Chiara Ragosta 06/05/2018

Foto Manuela Giusto

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