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“Il cinema oggi fornisce più possibilità degli anni precedenti”: intervista al grande produttore Prashant Shah

Il cinema è la settima arte ma anche una grande industria che riserva un immenso potenziale anche in un periodo di crisi. C’è chi ci crede fermamente e con il proprio impegno incrementa la potente macchina del cinema. Come Prashant Shah, fondatore della BHP-Bollywood Hollywood Production. In occasione del suo arrivo in Italia e della sua partecipazione all’Ariano International Film Festival lo abbiamo intervistato.

Che cos’è per lei il cinema?
“Il cinema non è solo un business, ma soprattutto uno strumento per esprimere le emozioni. Permette di ballare, cantare, creare situazioni più violente o più piacevoli; quindi perché mai recarsi in un ufficio per lavorare? Senza dubbio è molto più bello entrare a far parte di questo mondo.

Il pubblico italiano ha accolto con grande successo i film Bollywoodiani, grazie anche a numerosi festival come il “River to River. Florence Indian Film Festival” e il “Salento Film Festival”. Le piacerebbe produrre un film italiano e lavorare in Italia?
“Fino ad ora non mi sono mai dedicato a un progetto in Italia. Questo è il mio sogno, vorrei poterlo fare, diversi produttori ancora non lo hanno fatto. Io vorrei essere tra i pionieri, anche perché in Italia il cinema ha un suo splendore, ha una sua storia, l’Italia è quasi la patria del cinema, ecco perché vorrei poterlo fare al più presto. Amo i registi italiani come Sergio Leone ma anche tantissimi altri. Quando ho prodotto un film tra Londra e l’America, uno dei miei operatori era italiano. Voglio raccontarti un aneddoto che lo riguarda, un particolare che ho scoperto solo dopo aver terminato il nostro lavoro. A causa di un cancro, lui vedeva da un solo occhio e allora gli chiesi come facesse a lavorare usando un solo occhio. Mi rispose che aveva bisogno di un solo occhio per il suo lavoro. Da questo episodio ho dedotto quanto le persone italiane, che si dedicano al cinema, sono eccezionali e vorrei poter continuare a conoscerle. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è la patria dell’arte, la culla dei creatori e degli artisti.”

La storia del cinema indiano comincia quasi contemporaneamente con quella del cinema europeo. L’industria cinematografica indiana ha creduto moltissimo nel cinema e grazie a una convergenza di forze è diventato un importante sistema industriale. Lei che ha ricevuto il premio Ernst & Young come “Imprenditore dell’Anno” cosa pensa del diverso esito e della crisi dell’industria cinematografica italiana?
“La causa principale della crisi è la pirateria. I registi ci mettono l’anima ma non bisogna tralasciare l’aspetto economico. Subito dopo l’uscita del film nelle sale è possibile trovarlo on line, provocando una perdita di valore e di denaro. Un altro aspetto importante sono gli incentivi del governo. Una grande risorsa potrebbe essere la promozione del turismo in Italia attraverso i film e le storie ambientate nelle location italiane. Non c’è una vera e propria crisi nel cinema, ci sono più opportunità adesso che prima. Quando è nato il cinema era l’antagonista del teatro. Adesso c’è questa nuova forma di comunicazione virtuale, che comunque crea opportunità e non va sottovalutata, ogni volta che c’è una crisi in realtà, c’è anche una grande opportunità.”

Il protagonista del film “My name is Khan”, che lei ha prodotto, ha un grande desiderio: parlare con il Presidente. Qual è il suo grande desiderio?
“Il mio desiderio è lavorare con Martin Scorsese.”

Quali sono gli elementi di una sceneggiatura o di un progetto che la convincono che sia la storia giusta da sostenere e produrre?
“Gli elementi che rendono un progetto ottimo sono vari e che confluendo in un unico progetto lo rendendo perfetto. Posso dire che un film è pronto quando, paragonandolo metaforicamente a un bambino che giunge a essere un uomo, c’è la giusta congiunzione di diversi elementi. Indipendentemente dalla formula è l’aspetto romantico su cui bisogna lavorare, in uno degli ultimi film che ho prodotto, il protagonista era innamorato della donna che l’ha ucciso.”

Che cosa pensa del successo delle serie televisive americane?
“Sicuramente sto pensando a un progetto del genere da realizzare in Italia.”

Gerarda Pinto 02/08/2015

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