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Recensito incontra Edoardo Siravo in scena al Teatro Palladium con “Amore, Ingenuità, Poesia, Sogno…(Sillabari)”

Da venerdì 11 a domenica 13 gennaio è in scena al Teatro PalladiumAmore, Ingenuità, Poesia, Sogno…(Sillabari)”, spettacolo ideato da Roberto Traverso e Lorenzo Loris, ispirato alla celebre opera incompiuta di Goffredo Parise , e interpretato da Edoardo Siravo, Stefania Barca e Monica Bonomi.
Protagonista è lo scrittore ritratto in una sorta di dialogo-confronto con sé stesso, dove i personaggi dei racconti gli fanno da specchio confrontandosi con la sua pigrizia, il suo ozio, il suo essere ostinatamente contro i tempi che cambiano, rivolto a un mondo che non c’è più e che non può più tornare. Il tutto si svolge in una sola giornata in cui la neve cade incessantemente e si fa sempre più fitta, andando a mettere in risalto il tema del tempo che passa e non ritorna.
Uno spettacolo che con grazia e intelligenza conduce alla scoperta di un’opera e di un autore, una firma giornalistica che ha fatto emergere con magistrale raffinatezza le contraddizioni e le aberrazioni sociali del proprio tempo che risuonano ancora oggi come monito ed esempio per noi contemporanei.
In questa intervista sulle pagine di Recensito, l’attore Edoardo Siravo illustra nel dettaglio il suo ruolo e lo spettacolo, articolato in quattro capitoli (amore, ingenuità, poesia, sogno) legati dal filo rosso della presenza dello scrittore che trascina all’interno del suo affascinante mondo poetico.

Com’è nata l’idea di portare in scena uno dei capolavori di Goffredo Parise?
Questa operazione fa parte di un percorso intrapreso dal Teatro Outoff di Milano in particolare nella figura del regista Lorenzo Loris. Già da qualche tempo l’obiettivo dell’Outoff è quello di riadattare per il teatro alcuni capolavori di autori italiani del dopoguerra: hanno già portato in scena Calvino e Buzzati e ora è la volta di Parise con i suoi meravigliosi “Sillabari”.

Che valore ha un’opera scritta tra il ‘72-82 nel contesto sociale odierno?sillabari 3
Parise era un autore fuori dal coro già a suo tempo. Rileggendolo ora si capisce come fosse in assoluto un precursore dei tempi odierni. Era un giornalista che si opponeva ardentemente alle ideologie dell’epoca in favore dei sentimenti e i valori dell’essere umano. In questo momento di ideologie distrutte, Parise di certo propenderebbe per il recupero degli ideali.

Quale personaggio interpreta?
Il mio personaggio rappresenta l’autore nell’ultimo periodo della sua vita. In questo momento così delicato Parise si trova a fare un bilancio della sua vita e guardare al suo passato. Attorno a me ci sono due folletti interpretati da Stefania Barca e Monica Bonomi che mi fanno da specchio e che fanno rivivere al personaggio alcuni momenti salienti della sua vita.

Come rende in scena questa commistione di poesia e prosa?
La commistione di prosa e poesia deriva da una scelta dell’autore di scrivere in forma di prosa poetica i suoi racconti. Partendo da questa ambigua realizzazione noi ci siamo adattati al tipo di scrittura di Parise e devo dire che ci siamo divertiti molto, è stato un gioco davvero appassionante.

Il tema del tempo che passa e non ritorna, la solitudine vissuta intimamente e della famiglia, l’illusione dell’amore e il pensiero della morte, sono centrali nello spettacolo. Quali sente più vicino alle sue corde?
Data l’età il tema della morte mi è molto vicino anche se è un pensiero che cerco di scacciare e di tenere lontano. Tutti questi argomenti durante il corso di una vita si incrociano sempre di più e con il tempo che passa si ha sempre più consapevolezza che i sentimenti di cui parla Parise vadano tutelati e in qualche modo tramandati.

L’ambientazione si colloca in una giornata nevosa, dove il candore della neve si sposa con il candore che rimane in ognuno di noi e che il protagonista esclama nell’ultima battuta. Secondo Lei in cosa risiede e dove si ritrova questo candore?
Essendo vicentino Parise amava molto la montagna e i suoi paesaggi soprattutto quelli nevosi. Sicuramente nei momenti in cui ammirava queste meraviglie della natura si lasciava andare al pensiero del candore dell’umanità. Io mi ritrovo molto nel pensiero di Parise che più di tutto vedeva questo candore nel gioco dei bambini.

Cosa spera possa arrivare al pubblico di un testo scritto da uno dei più importanti giornalisti che hanno raccontato la realtà del tempo?
Spero che al pubblico possa arrivare la nostra riflessione sulla perdita dei valori che nel tempo abbiamo lasciato svanire. Mi auguro che le persone di una certa età che verranno in questi giorni al Palladium possano recuperare ciò che con gli anni hanno abbandonato e che i giovani scoprano finalmente quali sono i valori sui quali vale la pena investire.

Prossimi progetti?
È attualmente in corso una tournée che proseguirà per tutto il 2019 con le “Troiane” di Seneca in cui interpreto Ulisse assieme a Paolo Bonacelli che ricopre il ruolo di Agamennone.
Qui a Roma il prossimo appuntamento è ad Aprile al Teatro Ghione con lo spettacolo “Aspettando Godot” per la regia di Maurizio Scaparro.

Maresa Palmacci 11-01-2019

 

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