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Al via la prima edizione di Castellinaria - Festival di Teatro Pop: gli ideatori ne parlano su Recensito

Debutta dal 21 al 27 luglio, nella meravigliosa e suggestiva location del Castello di Alvito nella Valle del Comino, la prima edizione di Castellinaria - Festival di Teatro Pop, progetto ideato e promosso dalla Compagnia Habitas in collaborazione con Ivano Capocciama e con il patrocinio della Regione Lazio, la Provincia di Frosinone e il Comune di Alvito.
Un Festival innovativo che, come suggerisce il nome, si basa sulla voglia di progettare, di esplorare nuove forme di condivisione, di sognare in grande e trasformare il tipico modo di dire “fare castelli in aria”, in maniera del tutto positiva e concreta. Un programma vasto, interessante, e appunto pop, popolare e aperto a tutti, “per stare all’aria aperta, immersi nel buio, a vedere le stelle grandi e stare con la testa tra le nuvole”, tra spettacoli, musica, incontri e laboratori. Nomi già affermati del panorama teatrale come Giorgio Colangeli, in scena con E quindi uscimmo a riveder le stelle, tratto dalla Divina Commedia di Dante, si alterneranno ad altri più giovani, ma promettenti come Alessandro Blasioli con il suo Questa è casa mia, e Pietro Piva con Abu sotto il mare, menzione Premio Scenario Ustica 2017, con l’obiettivo di creare una comunità che per sette giorni, che trasformi un luogo storico in un luogo di condivisione, di scambio, di confronto.
In questa intervista sulle pagine di Recensito gli ideatori e organizzatori di Castellinaria, i componenti della Compagnia Habitas, illustrano nel dettaglio un Festival che si appresta ad aggiungere un valore aggiunto al variegato panorama di kermesse teatrali che affollano la stagione estiva, aprendo le porte ai giovani, ai sogni, al futuro dell’arte e non solo.

Come è nata l’idea del Festival Castellinaria?                                                                                                                                                                                                                                                                  "La scorsa estate eravamo in vacanza a Casalvieri, paese originario di Livia, a pochi chilometri da Alvito. Abbiamo fatto una gita al castello Cantelmo e siamo rimasti subito affascinati dalla bellezza di quel luogo. Non solo per l’importanza storica - è una rocca medievale dell’XI secolo - ma per l’atmosfera che si respira intorno e dentro quelle mura. Contestualmente, abbiamo incontrato Ivano Capocciama, originario di Alvito e ivi residente, che da più di 15 anni ha in mano le chiavi del Teatro Comunale e svolge un pedissequo e attento lavoro sul territorio. Scambiate quattro chiacchiere sui rispettivi percorsi, in maniera spontanea e imprevedibile è nata l’idea di fare un Festival per rendere vivo il castello, luogo troppo bello per restare inutilizzato."

Perché la scelta di questa suggestiva location?  cosentino andrea 690x460                                                                                                                                                "La Valle di Comino è ricchissima di posti meravigliosi e purtroppo ancora poco conosciuti. Dalle bellezze naturali (confina con i monti del Parco Nazionale d’Abruzzo) agli edifici storici, come il castello di Alvito o quello di Vicalvi, a pochissimi chilometri di distanza l’uno dall’altro; le abbazie cistercensi, come quella di Casamari, in cui vivono frati trappisti; la cascata di Isola del Liri in pieno centro storico, unica in tutta Italia. Per non parlare della cultura enogastronomica, che offre prodotti di eccellenza. Insomma, un territorio ricchissimo in cui negli anni sono nate anche importanti manifestazioni culturali, ad esempio il Festival delle Storie e Atina Jazz. Appoggiandoci al pretesto delle origini della famiglia di Livia, abbiamo voluto inserirci con continuità all’interno di un territorio che ha grandi potenzialità. Con il castello di Alvito è stato letteralmente un colpo di fulmine."

Quali sono gli obiettivi che vi siete posti?                                                                                                                                                        "Anzitutto, provare a metterci in gioco nell’organizzazione di una manifestazione grande e ambiziosa, pur tenendo come focus principale il nostro percorso artistico e cercando di portare avanti le due strade parallelamente e in maniera complementare. Poi, il tentativo di de-localizzare, uscire fuori da Mamma Roma che, con amore e bulimia, trabocca di manifestazioni di ogni tipo. La grande scommessa è quindi quella di ri-creare una comunità, che non sia artistica e basta ma a 360 gradi, in un piccolo centro che a sua volta fa parte di una rete molto più ampia, la Valle di Comino appunto. Farlo non da invasori ma da ospiti, nel pieno rispetto del luogo, delle culture e delle tradizioni già ben radicate nel territorio. Non a caso il sottotitolo è “Festival di Teatro Pop”, dove per pop intendiamo l’accezione buona di “popolare”, il connubio imprescindibile tra attore (colui che agisce) e spettatore, il primo partendo dalla comprensione delle esigenze e i desideri del secondo. Ancora, ridare vita ad un gioiello storico per tanti anni lasciato in uno stato di semi-abbandono. In questo, a proposito della continuità di cui parlavamo sopra, ci piace ricordare Castello Reggae, seguitissimo Festival di musica reggae che chiamava persone da tutto il mondo e che si svolgeva proprio al castello Cantelmo. Pur se con premesse molto diverse, in un certo senso siamo eredi anche di quella esperienza lì."

Nella fitta rete di Festival che popolano l’Italia in questo periodo quale è la particolarità e la novità di Castellinaria? Cosa desiderate proporre agli spettatori?                                                                   "Parlando con molte persone della Valle, abbiamo scoperto essere la prima volta in cui viene proposto un vero e proprio Festival di teatro professionale nella zona. Abbiamo strutturato tutta l’organizzazione in modo tale che i primi e principali fruitori del Festival siano proprio gli abitanti locali. Siamo convinti che uno dei punti di forza dell’iniziativa sia proprio il castello, non cornice bensì vero e proprio protagonista e punto nevralgico di tutta la manifestazione. Castello che è ben noto agli abitanti della Valle e che, siamo sicuri, lascerà a bocca aperta tutti coloro che verranno a trovarci da fuori. Concentrandosi tutto intorno al castello, il Festival si propone di essere più che altro una festa. Se gli spettacoli, uno a sera, saranno alle 21.30, prima e dopo moltissimi altri eventi arricchiranno l’iniziativa: immancabili gli stand con cibi e birre locali artigianali; giochi per adulti e bambini; escursioni a piedi e a cavallo, veglie alle stelle ecc… Altro punto di forza è senza dubbio l’ingresso a contributo libero, anche questo a rimarcare l’importanza di quel “pop” protagonista del sottotitolo."

Quali sono i criteri artistici che hanno caratterizzato e guidato la vostra programmazione?                                                                                                                                                                                     "Non abbiamo seguito una linea tematica ma due punti per noi fondamentali: formazioni giovani (se proprio vogliamo etichettarle, possiamo annoverarci anche noi tra i famosi under 35) e drammaturgia contemporanea. Lo sguardo si è focalizzato su compagnie e artisti con percorsi non lontani dal nostro, nel desiderio di far conoscere il loro lavoro anche lontano dalle zone solitamente battute. Le compagnie hanno infatti provenienze molto diverse: Milano, Bologna, L’Aquila, Salerno… Non secondario il pensiero sui temi trattati. Abbiamo cercato di ospitare tematiche che potessero essere vicine o “scottanti” per il territorio. Per fare un paio di esempi, Alessandro Blasioli porterà “Questa è casa mia” sul terremoto de L’Aquila, catastrofe la cui eco è arrivata anche agli abitanti della Valle. Ancora, Pietro Piva con “Abu sotto il mare” affronterà il tema bollente dei flussi migratori. Per quanto piccola, la Valle ospita alcune strutture di accoglienza per migranti. Criterio indispensabile alla base della direzione artistica è stato e sarà sempre quello dell’accessibilità e comprensibilità dei contenuti. Senza togliere spazio alla qualità, che è altissima, non è nostra intenzione portare un certo teatro concettuale o ermetico che allo spettatore, se arriva a fine spettacolo, faccia dire “va bene, ma che vuol dire?”.

Tra i numerosi e interessanti appuntamenti che offre il Festival, quali sono i più significativi per voi?                                                                                                                                                                  "Lavorando a questo progetto da settembre, pensiamo che ogni cosa presente all’interno del programma sia bella e necessaria. Non ci sentiamo quindi di sbilanciarci verso l’una o l’altra cosa. Premesso che fondamentale è stato il rapporto assiduo con il territorio, a partire dalle istituzioni (i Comuni della Valle, la Provincia, la Regione…) per arrivare alle reti di imprese, le industrie, le aziende e le associazioni, possiamo dire che, al di là ovviamente degli spettacoli veri e propri e del contesto che si crea fuori dalle mura del castello, teniamo molto ai tre laboratori che abbiamo programmato, le cui call sono aperte fino al 2 luglio, ad opera di professionisti che stimiamo: Andrea Cosentino, Teatro e Critica e bologninicosta. Un altro evento per noi molto importante è un incontro che terrà C.RE.S.CO il pomeriggio dell’ultimo giorno, destinato specificamente alle giovani compagnie, in cui si tratteranno i temi, anche questi bollenti, della produzione e distribuzione, nella speranza di far nascere un tavolo che dia vita a confronti e progetti concreti."

Tanto spazio ai giovani e anche alla formazione. Un festival pop che parte dai giovani per restituire fiducia nei sogni, nei “ castelli in aria” e nel futuro. Cosa sperate questo festival possa apportare agli spettatori e agli artisti?                                                                                                                                                                                                                                                                                        "Il primo pensiero, essendo noi in primis una formazione artistica, è stato quello di rapportrarci con gli artisti ospiti al meglio delle nostre possibilità. Per questo abbiamo garantito un cachet, il rimborso del viaggio, l’alloggio per due notti, i pasti e persino un voucher per le Terme di Pompeo a Ferentino. Avendo vissuto molte esperienze di questo tipo, alcune bellissime altre drammatiche, abbiamo posto l’accento sull’importanza dell’accoglienza fin dal primo momento. Rispetto agli spettatori, ci auguriamo che questa sia la prima di tante edizioni che possano, col tempo, dare vita a quella comunità di cui parlavamo sopra. Una comunità che sia teatrale solo in senso stretto, ma con un respiro più ampio sia culturale che sociale."

Progetti futuri?                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      "Abbiamo in cantiere due grandi produzioni per l’anno prossimo. Riguardo la prima, stiamo cercando una residenza per il periodo ottobre-dicembre, con debutto o anteprima previsti a fine anno. La seconda invece vedrà la luce a febbraio e, su testo di Niccolò, sarà il primo cimento di Chiara nella regia. Sperando poi che questa prima edizione di CastellinAria raccolga i frutti sperati… lavoreremo incessantemente alla seconda!"

Maresa Palmacci 18-06-2018

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