Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

Incontro con i doppiatori italiani de "Lo Hobbit" per Lo Hobbit Day alla Casa del Cinema

La Casa del Cinema s'immerge in un mondo epico e fiabesco ospitando per l'intera giornata manifestazioni organizzate da Warner Bros Entertainment Italia per l'uscita in DVD e Blu-ray dell'ultimo capitolo della saga de "Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate".

In occasione è stata allestita anche una conferenza con i doppiatori italiani delle voci di Gollum, Bilbo e Orin, rispettivamente Francesco Vairano (direttore del doppiaggio), Fabrizio Vidale e Edoardo Stoppacciaro, che sotto la guida dello speaker di Radio Brea, la webradio di Sentieri Tolkieniani, hanno raccontato la loro esperienza.

 

D: Vi aspettavate un riscontro così importante dal pubblico?

Stoppacciaro: Ho letto "Lo Hobbit" a undici anni, sono un grandissimo fan di Tolkien, mi sembrava un sogno che si avverava esser chiamato per dare voce a Ori. La mia aspettativa era altissima, da Tolkieniano di vecchia data ero emozionatissimo, è stato come andare al parcogiochi per me.

Vidale: Io non avevo letto il libro, ma sicuramente sentivo un po' di pressione. Francesco che aveva già affrontato "Il Signore degli Anelli" ci aveva informato dell'attenzione che avremmo ricevuto dai fan della saga.

Ma preso coscienza della responsabilità è stato un onore partecipare a questo lavoro.

Vairano: Quando mi hanno proposto "Il Signore degli Anelli" non immaginavo assolutamente quello che sarebbe accaduto. Ho scoperto l'esistenza di una specie a sé: i Tolkieniani, una razza a parte, tutti diversi e che si detestano cordialmente. Non immaginavo una tale reazione da parte del pubblico, per quanto io amassi Gollum, mai nella vita, mai, avrei immaginato di venir riconosciuto come la voce di Gollum o Piton.

 

D: Tra l'uscita dei primi due trailer e il film c'è stato un continuo cambiamento della voce di Thorin Scudodiquercia. Quali sono state le difficoltà nel trovare la voce adatta?

Vairano: I trailer sono arrivati con molto anticipo rispetto al film, sapevo che avrei dovuto fare dei provini per trovare la voce adatta. Ma con così poco preavviso ho tentato subito con l'attore che aveva già doppiato Richard Armitage in altri film, ma per questo non funzionava. Dopo un altro tentativo non soddisfacente abbiamo fatto i provini e così abbiamo trovato la voce giusta, quella di Frabrizio Pucci.

 

D: Dopo aver saputo che avresti interpretato Bilbo, come ti sei preparato? Avevi già doppiato Martin Freeman?

Vidale: non avevo mai letto o visto niente di Tolkien, anche perché non è un genere che prediligo, quindi quando ho saputo che sarei stato Bilbo mi son visto la trilogia de "Il Signore degli Anelli" e letto "Lo Hobbit". Era la prima volta come doppiatore di Freeman e con molto piacere ho continuato a farlo in occasione di "Fargo", la serie televisiva tratta dal film dei fratelli Coen.

 

D: Com'è nata l'interpretazione dei vostri personaggi? Vi siete ispirati alla performance recitativa dell'attore o avete aggiunto del vostro?

Stoppacciaro: Per quanto riguarda Ori, la sua genesi è avvenuta totalmente in studio, anche perché nel libro non ha battute di discorso diretto. Non sapevo, quindi, che personaggio sarei andato a doppiare, ma quando ho visto come lo ha reso l'attore ho trovato una caratterizzazione molto marcata: il tono di voce sempre molto leggero, naïve in tutte le sue esternazione. Francesco ha avuto una grossa pazienza, c'era il rischio che tenendo la voce sempre alta si trasformasse in un piagnisteo.

Vairano: Gollum in "Lo Hobbit" è disperato, rendere vere le sue continue urla è stato difficile, ma mi ha fatto piacere. Da parte mia non c'è mai stata la visione di Gollum come una creatura, l'ho sempre visto come una persona combattuta, perché suo malgrado è diventato così. Nasce come un hobbit normale, Smeagol, è la malvagità dell'anello che lo trasforma, lo fa impazzire fino a farlo sdoppiare in Gollum.

Interpretare il dualismo è stato bellissimo, cercare di ricreare la lotta interiora tra le ultime tracce di umanità e la nuova creatura. Come attore, credo che non ci sia niente di più affascinante che dare vita a un personaggio con due sfacettature, farle coesistere tenendole separate.

 

D: Bilbo e il suo viaggio. Lo vediamo partire balbettante dalla Contea, si evolve fino a prendere un ruolo quasi da eroe nell’ultimo capitolo della saga. Hai visto la trasformazione nel tuo personaggio?

Vidale: Beh, certo. Credo che la bellezza del romanzo stia proprio nella metafora della crescita di questo personaggio, che può essere la crescita di ognuno di noi. Nella trilogia la collaborazione riveste un ruolo rilevante, grazie alla collettività si riesce a sconfiggere il nemico e credo sia questo il messaggio importante che dovrebbe passare. Forse certe tragedie, come quella recente del terremoto in Nepal, capitano per ricordarci che se lavorassimo tutti come una comunità, forse, saremmo tutti un po’ eroi.

 

Verso la fine della conferenza un pensiero è andato ai doppiatori che sono venuti a mancare durante le riprese della trilogia: Claudio Fattoretto (Gloin), Gaetano Varcasia (Goblin) e Gianni Musi (Gandalf).

 

Per ascoltare l'intera intervista: Radio Brea

 

(Angela Parolin)