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Venezia72, Francofonia di Sokurov: l'arte attraversa gli oceani del tempo

Aleksandr Sokurov sbarca alla 72esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica con "Francofonia", un'opera dalle caratteristiche squisitamente estetiche, basata sull'episodio storico che ha segnato la sopravvivenza del Louvre di Parigi durante gli anni di occupazione nazista. Il regista russo torna così a Venezia, dopo aver portato a casa, nell'edizione del 2011, il Leone d'Oro con "Faust", ultimo capitolo di una tetralogia sul potere iniziata con "Moloch" (1999) e proseguita con "Toro" (2000) e "Il Sole" (2005).
Il focus narrativo di Francofonia è incentrato sulla storia di due uomini, Jacques Jaujard (Louis-Do de Lencquesaing), direttore del Louvre, e Franz Wolff-Metternich (Benjamin Utzerath), un ufficiale nazista, in un primo momento nemici e poi collaboratori, la cui alleanza mise in salvo i tesori artistici del museo durante la seconda guerra mondiale.
Il contesto storico diviene l'humus intellettuale sul quale germoglia "Francofonia", ma l'opera non si concentra prettamente su quest'aspetto, infatti parallelamente a questa storia si sviluppano altre due linee metanarrative: la prima contestualizzata nella casa del regista, in cui lo stesso Sokurov è connesso tramite webcam con il comandante di una nave cargo, che richiama "La zattera della Medusa" di Thèodore Gèricault, alle prese con una furiosa tempesta in pieno mare aperto. Ad un certo punto la potenza dirompente dell'oceano obbligherà l'equipaggio ad una scelta: provare l'impresa di continuare il viaggio con il peso dell'intero carico o gettare in acqua le tonnellate di opere d'arte che riempiono i container della nave? Chi salvare? Gli esseri viventi o le mute e insostituibili testimoniante del passato?
La seconda linea metanarrativa è invece localizzata all'interno del Louvre contemporaneo, nel quale a far da guida allo spettatore troviamo lo spirito di Napoleone (Vincent Nemeth), grazie al quale il museo è diventato così importante e colmo di opere, e dall'altra parte a controbilanciare la presenza dispotica dell'imperatore c'è Marianne (Johanna Korthals Altes), che incarna lo spirito rivoluzionario della Francia e non fa altro che ripetere, in un'eco ossessiva, il motto nazionale: "Libertè, egalitè, Fraternitè".
L'opera esplora la relazione tra arte e potere, ma è anche strettamente legata ai diversi elementi metalinguistici che l'alimentano, localizzati soprattutto durante il racconto dell'episodio storico dell'occupazione nazista: il formato video durante questa sezione narrativa è settato sugli standard della pellicola 35mm, con tanto di tracce sonore visibili sul bordo sinistro, inoltre all'inizio di alcune scene è chiaramente visibile il ciak utilizzato dal regista, che enfatizza in questo modo l'utilizzo del medium cinematografico, anche se è lo stesso Sokurov a dichiarare che il singolo medium è destinato ad addormentarsi, ma che solitamente questo è un sonno leggero.
Il tema principale che accomuna tutte le sezioni narrative dell'opera è il continuo trascorrere del tempo, contrapposto alla sopravvivenza dell'opera d'arte: a raccordare le varie sezioni è il commento in oversound del regista stesso, sempre collegato al continuo ticchettio di un orologio che disegna nell'immaginazione dello spettatore un immenso oceano temporale in cui il museo, inteso dal regista come un'arca, è destinato a navigare col solo obiettivo di rimanere a galla, con la speranza di sopravvivere al trascorrere dei secoli e dei millenni.

Antonio Savino 05/09/2015

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