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Pasolini ricorda Pasolini alla Casa del Cinema

Nella selva intricata di convegni, tavole rotonde, dibattiti e omaggi a Pier Paolo Pasolini a 40 esatti (era il 2 novembre del 1975) dalla sua uccisione, la Casa del Cinema di Villa Borghese ha riproposto un documentario del 2006, Pasolini prossimo nostro, diretto da Giuseppe Bertolucci. Film dimenticato, che si è perso nella mole possente e quantitativa di celebrazioni, ma che nella sua semplicità racchiude preziosi attimi di verità dette, non interpretate.
Bertolucci non spiega Pasolini, non lo celebra con artifici e retoriche ma gli lascia semplicemente la parola, incastrando alcune delle sue più significative riflessioni alle immagini di scena del suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Operazione semplice e diretta, da cui scaturisce una illuminante summa del pensiero pasoliniano, che ne tocca gli snodi più decisivi direttamente col suono della sua viva voce: il potere che mercifica i corpi, che manipola trasformandola la coscienza dell’uomo, istituendo nuovi valori, falsi e alienanti. I valori del consumo, che distruggono e imprigionano. Poi l’imbecillità odiosa della nuova gioventù, l’ideologia consumistica che obbliga alla libertà. E infine, parole sul cinema che spiegano la scelta di operare nel campo dell’immagine e non più della parola: ancora una volta, un tentativo di rifuggire dalla costrizione e dell’artificio del linguaggio.
Quando a parlare è ancora Pasolini, lontano dal rumore delle celebrazioni pubbliche e ufficiali, più forte di tutto emerge il rimpianto di una perdita prematura e ingiusta.

Simone Carella 04/11/2015

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