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Fantafestival 2015: i nazi-zombie di “Zombie Massacre 2: Reich of the Dead”

Di: Luca Boni e Marco Ristori
Con: Andrew Harwood Mills, Dan Van Husen, Aaron Stielstra, Michael Segal, Ally McClelland, Lucy Drive, David White
Sceneggiatura: Luca Boni, Marco Ristori
Fotografia: Francesca Catalano
Effetti Speciali: David Bracci
Musiche: Gabriele Caselli
Produzione: Uwe Boll
Anno di realizzazione: 2015
Durata: 84’
Nazionalità: Canada/Italy


Dopo innumerevoli film che profetizzano un futuro tirannico in cui creature mostruose hanno prevalso sull’uomo, ecco il seguito del capostipite “Zombie Massacre” (2013) ambientato stavolta in un passato ben noto, quello della Seconda Guerra Mondiale. Il duo registico Boni-Ristori, già collaudato anche in “Eaters” (2010), sceglie di proseguire così le pagine del primo capitolo.
Alcuni soldati inglesi si trovano dentro un campo di concentramento apparentemente desolato nel quale i nazisti, con i loro esperimenti, hanno trasformato i prigionieri in pericolosi zombie da utilizzare come guerrieri al fronte. Dopo circa mezz’ora spesa a tratteggiare i vari personaggi dell’armata britannica, compare il primo mostro e da lì in poi è un’ascesa splatter ineluttabile con teste fracassate da colpi di calcio di fucile e una sola notte per salvare la razza umana. Ecco allora che la sceneggiatura risulta carente proprio per i tempi narrativi dilatati, così come per l’introduzione forzata di flash-back eterei dell’infanzia di uno dei militari protagonisti. Un elemento, questo, con cui forse i due registi toscani ambiscono a restituire un certo spessore autoriale all’opera, ma non sembra che ci siano proprio riusciti.
Il livello interpretativo è buono, gli attori, già visti in precedenti pellicole di cortometraggi come “At the end of the day – Un giorno senza fine” di Cosimo Alemà (2011) e “Anger of the Dead” di Francesco Picone (2013), si calano verosimilmente nell’atmosfera bellica e sovrannaturale. La seconda parte del film mostra poi uno psuedo dottor Mengele alias Dan van Husen, abile interprete in grado di riprodurre un personaggio realmente esistito. Ciò che non convince, però, è ancora una volta la trama piuttosto povera. Pare quasi che si sia voluto compensare tale aspetto con l’abbondante inserimento dei tradizionali morti viventi, del sangue e dei combattimenti cruenti. Stesso produttore dell’episodio iniziale di questa saga, Uwe Boll, ma dunque uno scenario completamente differente rispetto a quello che vedeva protagonista un’orda di esseri umani resi cannibali da una scoperta scientifica usata come arma batteriologica.
Spunti che forse, in conclusione, potevano essere meglio sviluppati.

Nicolò Vignati 01/07/2015

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