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“Corpi”, di M. Szumowska Orso d'Argento a Berlino

Regia: Malgorzata Szumowska
Interpreti: Janusz Gajos, Maja Ostaszewska, Justyna Suwala
Uscita: 5 Novembre

Nell'ultimo film della polacca Szumowska, Orso d'Argento per la regia a Berlino 2015, sono appunto i corpi i protagonisti, con la loro andatura incerta e tormentati dal dolore che ne stravolge i tratti somatici: quasi meccanici nei movimenti, affannati e privi di un'identità visibile, contenitori di una forza vitale ridotta ormai alla sua forma latente. Janusz, ermetico e disilluso, si impegna come procuratore analizzando nel dettaglio le scene dei crimini, ma si sente impotente difronte alla figlia Olga, bulimica, ancora in lutto per la morte della madre. La sua terapeuta Anna, ha perso un figlio in tenerissima età e ritiene di essere in contatto con i defunti, anche lei soggetto scisso in un mondo che sembra aver perso le proprie coordinate. Da qualunque angolatura o distanza, l'occhio della cineasta scava nell'animo moribondo dei suoi personaggi; di uomini e donne che portano sulla pelle i segni di una sofferenza che annichilisce ogni loro blando tentativo di liberazione. Szumowska però evita un'eccessiva intimità di sguardo, anzi, nel corso del film predilige l'effetto straniante, che smorza l'empatia e prepara la scena a intermezzi che traducono in immagini lo scontro tra reale e immaginario, dove i morti appaiono più vivi che mai, sorridenti e danzanti, caratteristica cara a molto cinema dell'Est e Nord Europa sempre intriso di un certo humour nero. In “Corpi” la descrizione del dramma della perdita si sviluppa sullo sfondo di una realtà che ha subito mutamenti nel tempo; la Polonia post cattolica che al conforto della fede cristiana preferisce l'operato di associazioni spiritualistiche. Nonostante la buona dose di scetticismo Janusz e Olga, vittima anche di quella ricerca contemporanea del corpo ideale, trovano nella psicologa l'unica fonte di salvezza, l'ultima disperata possibilità di superare gli attriti e guardare in avanti, alla vita oltre il ricordo. Come Juliette Binoche protagonista di “Elles” anche Anna desidera ritrovare la sua sessualità, le pulsioni in grado di farle ristabilire un rapporto materiale con il mondo. E se in “In The Name Of...” la figura del prete rappresentava l'appiglio solido a cui aggrapparsi, con “Corpi” la regista pone il dilemma offrendo infine una sua visione, lasciando tuttavia a chi osserva la scelta di aderire o meno, in virtù della complessità stessa di un'opera che tratta un tema assai delicato.

Vincenzo Verderame 09/11/2015

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