Dal 10 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, lo Spazio ARCA di Vercelli – allestito nell’imponente ex Chiesa di San Marco – ospita “Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano”, una mostra inedita che punta i riflettori su una delle stagioni più intense, ma meno raccontate, dell’arte italiana del Novecento.
Promossa dal Comune di Vercelli e dalla Fondazione Giuseppe Iannaccone in collaborazione con Arthemisia, e curata da Daniele Fenaroli, l’esposizione raccoglie oltre trenta opere realizzate tra il 1920 e il 1945 da artisti che, in anni dominati dall’arte ufficiale del regime, scelsero un’altra via: quella della verità, dell’interiorità, della tensione esistenziale.
Una raccolta che non è solo una testimonianza estetica, ma un archivio di coscienza civile, costruito nel corso di oltre trent’anni intorno all’idea che l’arte debba prendere posizione, anche quando – o proprio quando – la Storia impone il silenzio.
In mostra, capolavori di Renato Guttuso, Filippo De Pisis, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Emilio Vedova, Renato Birolli, Aligi Sassu e altri protagonisti dell’Espressionismo italiano.
Si tratta di opere provenienti in gran parte dalla storica Collezione Giuseppe Iannaccone – una delle più significative raccolte private in Italia – costruita nel corso di trent’anni intorno a una visione dell’arte come strumento di libertà e consapevolezza.
A emergere non è una scuola o un movimento unitario, ma una postura etica e poetica comune: il rifiuto della retorica, l’attenzione ai corpi marginali, agli spazi inquieti, alla fragilità quotidiana. Un’espressione pittorica che racconta la solitudine e il disagio dell’uomo moderno, e che oggi torna di straordinaria attualità.
Ad arricchire ulteriormente l’iniziativa, la presenza dell’artista contemporaneo Norberto Spina, chiamato a dialogare con le opere storiche attraverso installazioni e lavori inediti. La sua ricerca, che combina materiali d’archivio, memorie collettive e stratificazioni visive, dimostra come il lascito dell’Espressionismo italiano non sia chiuso in un passato musealizzato, ma ancora vivo nel presente e nelle pratiche artistiche più sensibili al tempo.
Questo progetto – il primo di un ciclo pluriennale voluto dal Comune e dalla Fondazione – fa dello Spazio ARCA un laboratorio di riflessione culturale: un luogo dove la memoria storica e l’arte contemporanea non si escludono, ma si rafforzano. Ed è proprio in questo dialogo che risiede la forza della mostra: nell’evocare un passato che non è finito, ma continua a parlarci, a scuoterci, a porre domande scomode. Come fa l’arte quando è necessaria.
Miriana De Falco 12/06/2025