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Fenix Entertainment: intervista a Igor La Fontana sul destino post-pandemia delle etichette discografiche

La musica, come l’arte in generale, si è rivelata uno dei settori più compromessi dal coronavirus. I live si sono completamente arrestati e la produzione ne ha fortemente risentito. Nonostante ciò si è continuato, per quanto possibile, ad andare avanti con la distribuzione musicale, puntando ovviamente alle piattaforme digitali e ai social. Igor La Fontana, direttore artistico dell’etichetta discografica Fenix Entertainment, ci ha raccontato come è cambiato il suo ruolo in fase di lockdown. Ad essersi fermato non è solo il lavoro nello studio di registrazione, ma anche tutto ciò che c’è dietro ad un artista: shooting fotografici, videoclip e relazioni con la stampa. La Fenix, attiva anche in ambito cinematografico, è in costante ricerca di nuovi talenti, oltre a vantare nomi ormai noti al grande pubblico. E’ il caso di Mirkoeilcane, che nel 2018 vinse il premio della critica "Mia Martini" al Festival di Sanremo, per la categoria nuove proposte.

Qui di seguito l’intervista al direttore Igor La Fontana.

D: Come è cambiato il suo lavoro durante la fase più acuta della pandemia? Quali difficoltà ha riscontrato?

R: In un periodo così particolare si sono attivate più forme di lavoro. Forme che sembrano innovative, ma che in realtà già esistevano. Per quanto un iter digitale possa sembrare più veloce, io ho riscontrato difficoltà nella gestione, soprattutto per quanto riguarda la questione tecnico-logistica. Personalmente, c’è stata una seria difficoltà nella direzione artistica, nel comprendere il momento del musicista e coadiuvare le varie figure.

D: Nonostante la singolarità del periodo siete riusciti a portare avanti qualche progetto?

R: Come etichetta discografica, nel periodo di lockdown, siamo riusciti a produrre un brano sulle piattaforme digitali. Fare uscire un singolo in un periodo del genere è rischioso, soprattutto se l’artista è emergente. In questo caso era già stata ultimata la parte artistica, quindi ci siamo attivati solo con la distribuzione. Con molti dei nostri cantanti avevamo in programma diversi progetti, ma ci siamo bloccati perché non era possibile lavorare in presenza.

D: Deduco che il lavoro in presenza sia essenziale nell’ambito discografico, malgrado, apparentemente, sia un settore che si presta molto allo smart-working. E’ così?

R: Nonostante ci siano molte alternative “virtuali”, la resa migliore del sound si ha solo registrando in studio. Anche la fase di post-produzione è fondamentale: è un momento di collaborazione tra arrangiatore, produttore artistico e artista stesso. La consulenza tra le varie parti è fondamentale e non si può pensare di ottenere prodotti di qualità producendo con l’attrezzatura che abbiamo in casa. Al giorno d’oggi nella tua stanza puoi creare il tuo personale studio di produzione basta un computer e una libreria musicale, però ci sono ragazzi alla vecchia maniera, in cui si parte dalla chitarra e l’artista si preoccupa solo della fase scrittura e arrangiamento. Questa è la linea standard di scrittura del pop italiano.

D: A suo avviso, quali sono gli aspetti positivi e negativi che si sono accentuati in questo periodo?

Il seguito sui social si costruisce con il tempo, facendo dei live e con strategia di marketing come presentazione e comunicazione con la stampa. Questi sono dei supporti che in quarantena sono venuti un po’ a mancare, ma sono quelli ancora oggi più funzionali per la produzione discografica. Ci sono artisti che sono nati dai social e fanno da sempre un lavoro digital. Ovviamente in questi casi il riscontro è stato più che positivo. Per il cantautore o per il musicista che lavora ancora alla vecchia maniera, invece, ci sono stati non pochi problemi, primo tra tutti non poter intervenire con shooting fotografici e videoclip. questi ultimi creano un grande supporto alla produzione musicale e alla distribuzione.

D: Il settore musicale ha subito una gravissima perdita anche per quanto riguarda i live. Qual è la sua percezione?

R: Senza fare vittimismo, ma la parte dei live è stata quella più penalizzata e non c’è differenza tra un evento di piccola o grande portata. Spero possa ritornare tutto come prima, ma con tanta educazione civica in più. L’artista deve relazionarsi fisicamente con il pubblico, è la benzina che manda avanti la musica. Questo contatto diretto riesce a dare un plus all’artista: una carica maggiore, ma anche più consapevolezza rispetto ai followers o ai like virtuali.

D: Cosa si augura per il futuro musicale e artistico in generale?

R: Io spero che non verrà sottovalutata l’arte in generale, perché questo è stato un momento che l’ha esaltata, in qualche modo. Se non ci fosse stata la musica, che ci ha tenuto compagnia, sarebbe stato tutto più triste. Le istituzioni dovrebbero tenerne conto: il mondo in generale vive di musica. L’arte va rispettata in quanto tale, perché è fondamentale per l’uomo.

19/05/2020   Micaela Aouizerate

Il mondo del giornalismo digitale: tra storia, sviluppo e differenze con il passato

Il giornalismo digitale ha segnato una svolta epocale nell'evoluzione dell'informazione, ridefinendo radicalmente il modo in cui le notizie vengono prodotte, distribuite e consumate. Esaminando il suo percorso storico e le sue caratteristiche distintive, è evidente come il giornalismo digitale si discosti significativamente dalle pratiche tradizionali.
Una delle principali differenze è la velocità e l'immediatezza con cui le notizie vengono diffuse nel mondo digitale. Rispetto al giornalismo tradizionale, che spesso richiede tempo per la stampa e la distribuzione, il giornalismo digitale permette la pubblicazione istantanea, consentendo ai giornalisti di essere più reattivi alle notizie in tempo reale.
Il giornalismo digitale offre una gamma più ampia di formati e strumenti per la narrazione delle storie. Oltre al testo scritto, i giornalisti possono utilizzare foto, video, audio, grafici interattivi e altro ancora per coinvolgere il pubblico in modo più dinamico e multimediale.
Tuttavia, quest'esplosione di formati e canali di distribuzione ha anche sollevato nuove sfide per i giornalisti. Tra queste la velocità con cui le tecnologie digitali rendono obsoleti i modelli di business tradizionali. La transizione dalla stampa cartacea al digitale ha comportato una serie di difficoltà per le testate giornalistiche, con conseguente riduzione delle entrate pubblicitarie e diminuzione delle risorse finanziarie disponibili per la produzione di contenuti di qualità.
La democratizzazione della produzione di contenuti online ha portato a una saturazione del mercato dell'informazione, con un'ampia gamma di fonti e punti di vista disponibili per il pubblico. Questo ha reso più difficile per i giornalisti emergenti distinguersi e raggiungere un pubblico ampio e impegnato.
Un'altra sfida è rappresentata dalla crescente diffusione della disinformazione e delle fake news online. Le tecnologie digitali hanno reso più facile che mai per le informazioni errate e fuorvianti diffondersi rapidamente e ampiamente, minando la fiducia nel giornalismo professionale e mettendo in discussione la sua autorità e la sua credibilità.
Un'altra differenza significativa è la relazione tra giornalisti e pubblico. Nel giornalismo tradizionale, i giornalisti erano generalmente considerati autorità affidabili e imparziali, mentre nel giornalismo digitale il rapporto è più interattivo e collaborativo. I lettori possono commentare, condividere e contribuire direttamente ai contenuti, influenzando la narrazione delle storie e spesso assumendo un ruolo attivo nel processo informativo.Il giornalismo digitale ha aperto nuove porte per la diffusione e la democratizzazione dell'informazione, consentendo a una gamma più ampia di voci di essere ascoltate e rappresentate. Tuttavia, questa democratizzazione ha anche portato a una maggiore frammentazione e polarizzazione dell'opinione pubblica, con l'emergere di "camere dell'eco" e filter bubble che possono limitare l'esposizione a opinioni diverse.
È essenziale che i professionisti del settore siano in grado di adattarsi e innovare di fronte a questi cambiamenti, mantenendo al contempo elevati standard di etica e professionalità
In definitiva, il giornalismo digitale rappresenta una tappa cruciale nella trasformazione dell'informazione, offrendo nuove opportunità per la narrazione delle storie e l'interazione con il pubblico. Tuttavia, è importante che i giornalisti mantengano sempre saldi i valori fondamentali della professione, quali l'obiettività, la trasparenza e l'accuratezza, per garantire che l'informazione rimanga una forza positiva nella società.

 Davide Antonio Bellalba 

Il WEGIL riapre al pubblico con la mostra "Elliott Erwitt Icons" prorogata fino al 12 luglio

Il WeGil, l’hub culturale della Regione Lazio nel cuore del quartiere Trastevere di Roma, il 18 maggio riapre le porte al pubblico e, per l’occasione, proroga fino al 12 luglio la mostra ELLIOTT ERWITT ICONS, la retrospettiva a cura di Biba Giacchetti promossa dalla Regione Lazio e organizzata da LAZIOcrea in collaborazione con SudEst57, che celebra uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. Gli ingressi alla mostra e agli spazi del WeGil saranno gestiti nel pieno rispetto delle indicazioni in termini di distanziamento sociale previste per i luoghi pubblici al fine di contrastare la diffusione del coronavirus e sarà possibile acquistare i biglietti online su www.liveticket.it/wegil.Picture1

L’esposizione, inaugurata il 22 febbraio, poco prima dell’inizio dell’emergenza epidemiologica, e inizialmente in programma fino al 17 maggio, raccoglie settanta degli scatti più celebri di Erwitt: uno spaccato della storia e del costume del Novecento visti attraverso lo sguardo tipicamente ironico del fotografo, specchio della sua vena surreale e romantica.

Dall’incontro tra Nixon e Kruscev, all’immagine di Jackie Kennedy durante il funerale del marito, dal celebre incontro di pugilato tra Muhammad Alì e Joe Frazier, al fidanzamento di Grace Kelly con il principe Ranieri di Monaco, l’obiettivo di Erwitt ha catturato alcuni degli istanti fondamentali della storia del secolo scorso che, grazie alle sue fotografie, sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo.  

Picture2Tra le foto in mostra, non mancano i celebri ritratti di Che Guevara, Marlene Dietrich e la famosa serie dedicata a Marilyn Monroe. Il pubblico potrà nuovamente ammirare alcuni degli scatti più iconici e amati di Erwitt come il “California Kiss” in cui emerge la vena più romantica del maestro. Esposte anche le foto più intime e familiari come quella della sua primogenita neonata, ritratta sul letto sotto lo sguardo dalla madre. Nel percorso sono presenti anche gli scatti da cui emerge la vena ironica di Erwitt come quelli ai suoi cani o l’immagine scattata al matrimonio di Bratsk.  

Della stessa vena giocosa è testimonianza la collezione di autoritratti del fotografo: immagini che raccontano tanto dell’artista compresa la capacità innata di prendersi gioco non solo della realtà esterna ma anche di se stesso. A corredo, una sezione documentale del lavoro di Erwitt con i giornali e le pubblicazioni originali su cui comparvero per la prima volta le immagini dell’artista.

Completa l’esposizione il catalogo della mostra a cura di SudEst57 in cui ogni fotografia è accompagnata da un dialogo tra Elliott Erwitt e Biba Giacchetti attraverso cui scoprire i segreti, le avventure e il senso di ognuna di esse.

www.wegil.it
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tel. 334 6841506 (tutti i giorni ore 10 -19)
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Redazione 14/05/2020

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