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Roma omaggia il Giappone: “Hokusai – Sulle orme del Maestro” al Museo dell’Ara Pacis da ottobre

Alberi di ciliegio, Monte Fuji, Geishe dai kimoni in seta. Questo (e molto altro) è il Giappone. Una terra capace di stregare chiunque respiri un po’ della sua arte e della sua cultura, da David Bowie a John Lennon, famose vittime del fascino giapponese. Hokusai2Un’isola che vanta una tradizione tra le più particolari, così antica e ancora così radicata. In essa si inserisce Katsushika Hokusai (1760-1849). Pittore e incisore giapponese del XVIII secolo, maestro tra i più grandi del suo periodo, famoso per le sue opere ukiyo-e, con una capacità di inventiva, di sperimentazione e di produzione irripetibile che dà forma a elementi naturali unici e caratterizzanti dell’Oriente. Dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 il Museo dell’Ara Pacis ospiterà oltre 200 opere dell’artista giapponese.
La conferenza stampa di anticipazione dell’evento si è svolta il 30 maggio a Roma, nella cornice eterna della Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini. Claudio Parisi Presticce – Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali ha presentato il progetto molto articolato. Hokusai3Con lui, il vice Sindaco Luca Bergamo, l’Ambasciatore del Giappone in Italia Kazuyoshi Umemoto e Rossella Menegazzo, curatrice della mostra e grande conoscitrice dell’arte giapponese, che pone l’accento su quanto Hokusai non abbia bisogno di essere scoperto ma piuttosto debba essere visto con occhi nuovi. Non è solamente un artista eccentrico ma anche un Maestro che ha un approccio vero e proprio al tema dell’educazione: essenziale quindi confrontare la sua produzione con quella degli artisti che hanno seguito le sue orme. Tra i suoi allievi Hokuba, Hokkei (1790-1850) e Hokumei (1786-1868) capaci di influenzare la generazione successiva di artisti, insieme a Keisai Eisen (1790-1848), non suo allievo diretto ma da lui molto ispirato. I paesaggi naturali, i corsi d’acqua abitati dalle carpe, mare, fiori, cortigiane, attori kabuki, fantasmi, spiriti e animali semileggendari sono i soggetti prediletti da Hokusai, fervente buddhista le cui opere spesso vanno anche in direzione della sua fede.
La mostra (i biglietti in prevendita sono acquistabili da giugno) si articola in 5 sezioni che toccano i temi principali di Hokusai – quelli più in voga e più richiesti dal mercato dell’epoca – in relazione con i suoi allievi. Sono immagini, sottolinea ancora Rossella Menegazzo, da vedere quasi come “reportage di moda”: la prima sezione espone tutte quelle mete e quei luoghi che un giapponese di Edo (Tokyo) del tempo non poteva e non doveva conoscere: ponti, cascate, luoghi naturali, vedute del monte Fuji, locande e stazioni. Qui le serie più famose con le “Trentasei vedute del Monte Fuji”, le “Otto vedute di Ōmi”, i tre volumi sulle “Cento vedute del Fuji” e un dipinto su rotolo del Monte Fuji, per la prima volta in Italia. Immancabile la sua famosissima “Grande Onda”: si potrà godere di ben due versioni della silografia policroma (una proveniente dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e una dalla collezione Kawasaki Isago no Stato Museum), che per problemi conservativi si alterneranno a metà del periodo espositivo insieme alle altre della serie “Trentasei vedute del Monte Fuji”. Poi una sequenza di dipinti su rotolo e altre silografie dedicate alla bellezza femminile che popolava le antiche case da tè, mettendo a confronto lo stile del Maestro con quello dei suoi allievi. In relazione ai suoi discepoli, ancora altri 11 rotoli riservati alle divinità della fortuna e 34 dipinti a mano con i motivi classici della pittura, con gli animali-simbolo tradizionali: drago, carpa, tigre. L’ultima sezione è riservata a 15 volumi di Manga che testimoniano la volontà di Hokusai di insegnare ai suoi allievi le regole della pittura.
Una mostra imperdibile per (ri)scoprire il Giappone che, dopotutto, non è poi così lontano: un biglietto per questa mostra permette di fare un tuffo in una terra magica. Le stampe dai colori forti evocheranno antiche atmosfere dal profumo di incenso e di primavera. E sembrerà di passeggiare tra i templi e gli alberi in fiore della vecchia Tokyo. Non resta quindi che aspettare ottobre e lasciarsi cullare dall’Onda di Hokusai.

Silvia Lamia 04/06/2017

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