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Ciao Nennì: addio a Luca De Filippo

"Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera" (Francesco Guccini)

Dei 67 anni che ha vissuto, ben 60 li ha trascorsi a teatro. Figlio di suo padre, nipote di suo nonno, Luca De Filippo, morto il 27 novembre per un male incurabile, è stato il puntello di una famiglia che rinfocola la tradizione teatrale napoletana da tre generazioni.
Il debutto sul palco avviene a soli 7 anni nel ruolo di Peppeniello in “Miseria e nobilità”, spettacolo di Eduardo Scarpetta diretto dal padre. Tra il 1960 e il 1961 Luca perde sia la madre Thea Prandi sia la sorella Luisella, e comincia da ragazzino una lunga convivenza con un padre già sessantenne. Il vecchio e il bambino camminano lungo il crinale del teatro napoletano. Debutta nel 1968 ne “Il figlio di Pulcinella” con il nome d'arte di Luca Della Porta e avvia una carriera nel nome del padre: “Il contratto”, “Sabato domenica e lunedì”, “Filumena Marturano”, “Non ti pago”, “Il sindaco del rione Sanità”, “Napoli milionaria!”, “De Pretore Vincenzo”, “Le bugie con le gambe lunghe”, “Uomo e galantuomo”, “Natale in casa Cupiello”, “Gli esami non finiscono mai”, “Le voci di dentro”, “Sik-Sik, l'artefice magico”, “Gennareniello”, “Dolore sotto chiave”, “Quei figuri di tanti anni fa”, “Ditegli sempre di sì”, “Chi è cchiu' felice 'e me”.
Tra palco e televisione, il bambino segue il vecchio maestro e ne raccoglie l'eredità artistica, fisiognomica – anche se il suo viso è meno scavato ed emaciato rispetto a Eduardo – morale. Al ritiro del padre (1981) Luca fonda la propria compagnia con cui porta in scena, oltre a episodi di Molière (Don Giovanni), Pinter e Pirandello (Il piacere dell'onestà, 1990), la maggior parte dei drammi eduardiani, da “Uomo e galantuomo” a “Sogno di una notte di mezza sbornia” (2013) – nello stesso anno sposa Carolina Rosi, figlia del cineasta Francesco – fino a “Non ti pago”. Ultima tappa, ultimo sforzo del bambino troppo presto sconfitto dal male. Stanco e affaticato, è costretto a interrompere la tournée, viene ricoverato in ospedale e si spegne nella sua casa romana. E chissà che nell'insegna del teatro Parioli, accanto al nome dello zio Peppino, non si pensi di aggiungere anche il suo.
"E poi disse al vecchio, con voce sognante: Mi piaccion le fiabe, raccontane altre'".

Daniele Sidonio 28/11/2015

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