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Siren Festival Vasto 2016, storia di quattro giorni splendidamente inusuali

Lug 27

Atmosfera quasi onirica, in cui la possibilità di scoprire una parte di città (attraverso i palchi sparsi) è accompagnata da tanta buona musica, Sole (per lo più) e spiagge tra le più belle d’Italia. Il Siren Festival Vasto 2016, anche in questa terza edizione andata in scena dai 21 al 24 Luglio, si è confermata un'esperienza da vivere più che un concerto da ascoltare, in un contorno piacevole come quello abruzzese.
La quattro giorni, partita Giovedì 21 Luglio con Adam Green e Lee Ranaldo, ha visto il suo clou Venerdì 22 e Sabato 23 Luglio. Nella prima di queste due giornate è stato Pop X ad aprire (letteralmente) le danze sul palco posizionato davanti Porta San Pietro; l'artista di Trento, fresco di primo album ufficiale, ha riproposto cult come "Io centro con i missili", "Cattolica", "Drogata Schifosa", pezzi trascinanti e insoliti da sentire alle 19, in orario pre-cena. A.R Kane ha invece inaugurato il palco principale di Piazza del Popolo prima dei due artisti più attesi: l'ormai fenomeno del momento Calcutta e gli Editors. Due performance differenti tra loro ma comunque coinvolgenti: le canzoni del cantante di Latina urlate tutte a squarciagola (ha proposto l'album “Mainstream” più la cantatissima "Oroscopo" e, in chiusura, una versione rivisitata di "Cosa mi manchi a fare"); l'esibizione del gruppo britannico "goduta” nel vero senso della parola, un'ora e mezza di delizia con punte da "Papillon" o "A Ton Of Love". Giornata in cui non vanno dimenticati Cosmo e Nosaj Thing, una data difficilmente equiparabile all’apparenza; per fortuna è arrivato il 23 a smentire l’infausta previsione.
Il sabato ha visto succedersi Rodion, The Thurston Moore Group e RY X, sebbene di grande impatto siano stati soprattutto tre artisti: Motta, sempre a Porta San Pietro (con palco davvero posizionato in mezzo al pubblico); i Notwist e I Cani, entrambi in Piazza del Popolo.
L’artista toscano, autore di uno degli album tra i più interessanti degli ultimi tempi, “La fine dei Vent’anni”, ha due tratti distintivi: ringraziare ogni volta che ne ha l’opportunità il suo produttore Riccardo Sinigallia; immergere pressoché totalmente chi ascolta in quel che ascolta, una sorta di osmosi che parte da "La fine dei vent’anni", continua per "Abbiamo vinto un’altra guerra", "Sei bella davvero" e si realizza in "Roma stasera", il pezzo che dal vivo rende meglio.
Il gruppo tedesco, una di quelle band che hanno contribuito a abbattere il muro esistente tra rock e elettronica, ha invece riproposto nell’unica data italiana del 2016 per intero Neon Golden, album del 2002 (ma non si direbbe) che è davvero un peccato non conoscere. Assolutamente da (ri)scoprire.
Ha chiuso il giorno la band di Niccolò Contessa. È stato detto molto, forse tutto, su “l’ennesimo gruppo pop romano” (CIT), per giunta anche su queste pagine; il terzo album “Aurora” ha consacrato “la band che in fondo è una sola persona che però è anche una band”, rendendo I Cani tra i più apprezzati nel circuito cosiddetto Indie (termine sempre più abusato e quasi svilito) oltre che massimi esponenti di quella che è stata ribattezzata “la nuova scena romana”. La forza di Contessa e i suoi lavori sta nel saper rendere riconoscibili persone, sensazioni, situazioni che decine di volte ci circondano o viviamo personalmente. E quando le si riconosce di solito si tende a identificarcisi. Bravura mica da poco. Per quel che riguarda l’esibizione in sé, I Cani hanno presentato una scaletta che ha saputo mischiare le varie anime dei tre album, inserendo in apertura l’ironica "Questo nostro grande amore" e chiudendo con "Lexotan"; in mezzo, i pezzi distintivi della band e le piacevoli sorprese date dall’aver eseguito "FBYC(Sfortuna)" e "Wes Anderson". Un 22 e 23 tanto variegati musicalmente quanto belli. Il Siren si è chiuso domenica 24 con il concerto di Josh T. Pearson all’interno della Chiesa di San Giuseppe e la festa finale in spiaggia.
Un festival in cui la musica è stata parte importante ma non necessariamente fondamentale, che ha dato la possibilità di conoscere nuovi artisti, confrontarsi con loro, partecipare a presentazioni di libri o incontri sul fumetto, assistere a concerti con il mare Adriatico sullo sfondo, camminare a stretto contatto con chi vive per (e con) la musica al punto da poter essere fermati da Emiliano Colasanti che chiede conto, in maniera divertita, di una maglietta in cui campeggia la faccia di Pasolini con la scritta “Glamour” a coprirne gli occhi. Da rimarcare, infine, la piacevole sorpresa Joan Thiele, ragazza rivelazione che, nell’incantevole cortile D’Avalos, ha eseguito brani del suo album omonimo e lo ha fatto con un fascino e una dolcezza tali da rapire chi assisteva; ci e le auguriamo di sentire ancora parlare di lei.
Il Siren Festival, anche in questa terza edizione, ha dato ai partecipanti l’idea di far parte di qualcosa di più, di un disegno più ampio. Un disegno a cui è stato davvero emozionante appartenere.

Foto: Maria Chiara Di Francesco

Antonino Tarquini 27/07/2016

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