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Dagli anni Settanta in poi: Rachele Bastreghi live a Roma

Lug 26

“Gli spietati salgono sul treno e non ritornano mai più. Non sono come noi, perduti antichi eroi. Noi due che al binario ci diciamo addio”. Non è quello di un famoso brano dei Baustelle il binario che ospita il live romano di Rachele Bastreghi e Marco Carusino, ma la linea morta dello scalo est di San Lorenzo.
Il Summer Kino è un posto colorato a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, con giostrine da un lato e tavoli da ping pong dall’altro. Nel mezzo c’è lo scalo est, trasformato in un club a metà tra la ferrovia ferma e quella funzionante, che fischia e stride in alto sulle mura aureliane. In basso, al centro di una tremolante pedana, l’anima femminile dei Baustelle (ri)porta in rassegna i brani del suo EP solista “Marie”, fascinoso contenitore di ritmi, melodie e paesaggi anni Settanta. In uno sfondo quasi post-industriale la Bastreghi accoppia con inconfondibile eleganza – che diventa calma quando la sua tastiera diventa afona per problemi a un cavo – i grumi musicali del disco a potentissimi vocalizzi - ipnotici quelli di "Folle tempesta" - in un mix dagli echi morriconiani. La mescita è gustosa e ammaliante, arricchita da qualche classico della band, su tutti “Dark Room” – riproposta nei bis assieme a “Sylvie” di Lucio Dalla perché “abbiamo finito i pezzi” – e “Revolver”.
L’immancabile cappello, il graffio rock dello stivaletto nero che lascia aria alla caviglia, la seduta appena accennata davanti ai tasti. Rachele Bastreghi pigia energica, gioca con il suo marchingegno e si diverte nel cambio di microfono che ne amplifica gli acuti. Accattivanti gli arrangiamenti dei brani in scaletta – ottima spalla è la chitarra di Carusini, che si diletta in qualche controcanto – che alternano ballate oscure ad atmosfere seventies come quelle di “Cominciava così” degli Equipe 84 e “All’inferno insieme a te”, cover di una cover (Patty Pravo nel 1970 la riprese da "Detachez-moi les bras" di Claude Puterflam). Già, c’è anche lo stimolo della scuola francese – espressa con sentimento in “Mon petit ami du passé” – nella composizione della Bastreghi, che mai fa sentire la mancanza del gruppo – o forse sì, fa aumentare l’attesa per il nuovo album dei Baustelle con quel “ragazzi, bisogna aspettare anno prossimo” – perché riempie, con voce e charme, la pedana tremolante posata sul binario.

Daniele Sidonio 26/07/2016

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