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"La classe operaia va in paradiso": l'alienazione marxista di Petri si fonde con la messa in scena di Longhi

“Un film sulla lotta operaia non può non essere un film rivoluzionario. Ma cos’è un film rivoluzionario?". "La classe operaia va in paradiso"  è un film di Elio Petri del 1971, con protagonista Gianmaria Volonté, che, nonostante la Palma d’oro a Cannes, in Italia sollevò all’unanimità critiche da parte degli industriali, dei sindacalisti e degli studenti dell’epoca. A metterlo in scena al Teatro Argentina di Roma (produzione Emilia Romagna Teatro) ci ha pensato il regista Claudio Longhi, per la drammaturgia di Paolo Di Paolo con protagonista Lino Guanciale nei panni di Lulù Massa. Lulù lavora in una fabbrica, la BAN, nella quale il ritmo del lavoro della macchina scandisce anche il tempo della sua vita. Lulù è un opportunista che pensa al suo guadagno e al suo lavoro senza interessarsi delle pessime condizioni alle quali lui e i suoi colleghi - che lo odiano - sono sottoposti, fino a quando non si taglia un dito e riscopre così una coscienza di classe. La classe operaia6
L’opera teatrale è di grande complessità, non si limita a riproporre la trama del film, ma intreccia diversi piani narrativi, primo fra tutti la storia di Lulù. Tra le scene di vita in fabbrica si alternano i discorsi tra il regista (Elio Petri interpretato da Nicola Bortolotti) e lo sceneggiatore (Ugo Pirro - Michele Dell'Utri), entrambi vogliono realizzare un film sulla classe operaia. La scena finale del film viene riproposta più volte su uno schermo e vengono messe in scena le reazioni discordanti degli spettatori dell’epoca. Uno spettacolo teatrale che vuole trattare più temi, non solo quelli riguardo al film stesso, ma anche al medium dell’arte, che sia teatro o cinema, come mezzo per denunciare e far riflettere sulla società contemporanea. Infatti Longhi e Di Paolo non tralasciano riferimenti al mondo del lavoro di oggi. La classe operaia degli anni ’70 è davvero così distante dai lavoratori del 2018? Durante lo spettacolo si alternano momenti musicali in cui un ragazzo alla chitarra canta motivetti all’apparenza divertenti, ma che di fatto denunciano una condizione esistenziale precaria, in cui l’uomo viene paragonato ad un tarlo oppure ad uno “stagista, apprendista, tirocinante, quanti modi per dire precario” facendo riferimento agli ultimi scandali legati ai lavoratori Amazon o Coop. 

La classe operaiahLulù non riesce più a pensare a se stesso come individuo, ma solo come parte di una macchina, infatti affermerà “Non sono una persona, io lavoro in fabbrica.” Talvolta alcuni personaggi, la moglie o la collega, parleranno di Lulù, di quello che pensa, come se fossero lui, in prima persona. Questo escamotage non fa che rinforzare l’alienazione vissuta da Lulù, che segue in pieno la teoria marxista, poiché prima avviene l’alienazione dal prodotto del lavoro, poi dall’attività e infine subisce l’alienazione dell’uomo dall’uomo stesso. A sottolineare i vari livelli di narrazione c’è la scenografia di Guia Buzzi che restituisce in modo chiaro e d’impatto le varie strutture del racconto, il cui significato e la riflessione sul mondo attuale vengono intensificate dalle musiche eseguite dal vivo dal polistrumentista Filippo Zattini, il quale ha rielaborato le musiche di Vivaldi per lo spettacolo (in particolare l'Inverno dalle Quattro stagioni, adattamento musicali ideale alle scene in "esterno" della storia di Lulù, molte delle quali a Milano sotto la neve).
"La classe operaia va in paradiso" di Longhi e di Di Paolo è un’opera ben realizzata che riporta in scena un film, che sì fece discutere, ma che colpì nel segno il senso del lavoro in fabbrica e dello sfruttamento che ne consegue. Anche se al giorno d’oggi non si parla più di classe operaia il tema del precariato, della poca sicurezza sul lavoro e del poco rispetto nei confronti del lavoratore sono problematiche purtroppo ancora molto attuali che coinvolgono tutti e di cui c’è necessità di parlare, denunciare. Proprio per questo motivo - l'urgenza di tamtiche tanto importanti - l’unico aspetto che ci lascia perplessi è l’aver voluto toccare, alle volte solo accennando, tantissimi elementi (forse troppi) che avrebbero avuto bisogno di uno spazio a sé.

Giordana Marsilio 25/05/2018

Leggi l'intervista a Claudio Longhi e Paolo Di Paolo: https://www.recensito.net/rubriche/interviste/claudio-longhi-paolo-di-paolo-la-classe-operaia-va-in-paradiso.html

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