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“Con lo sguardo dell’altro”: il mondo di Gea Casolaro è un mosaico di punti di vista

Con lo sguardo dell’altro” è la più grande personale dedicata alla fotografa romana Gea Casolaro, visitabile presso il MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma fino all’11 giugno. È una sorta di manifesto con cui l’artista sceglie deliberatamente di mettere al centro della propria ricerca l’altro e i suoi occhi. Nell’itinerario immaginato per il visitatore, due progetti “gemelli” sono collocati in modo speculare l’uno all’altro: si tratta di “Fuori da qui - Rebibbia femminile” (2005) e “Fuori da qui - Rebibbia maschile" (2006), detenuti che Casolaro ha intervistato e con i quali ha lavorato per cercare una definizione universale di libertà come sommatoria di tutte le singole definizioni e visioni. Opinioni, idee, ricordi, suggestioni come grimaldelli per catturare una porzione di libertà e fotografarla durante l’ora d’aria. Tuttavia, la costante ricerca dell’alterità può portare anche all’individuazione del limite: i protagonisti con le loro toccanti storie, spesso, additano l’altro come un ostacolo e non come l’ampliamento di una visione. Ma questa costante voglia di mettersi in discussione si articola in molteplici modi: nella serie “South”, Gea Casolaro sovverte il proprio sguardo e rende protagonisti dei paesaggi naturali insoliti: così, quando terra e cielo si fondono e l’orizzonte viene ruotato di 180°, allora il senso di spaesamento è legittimo e si è obbligati a ripensare al proprio posto (fisico!) nel mondo.
Tra Europa, Africa e America, gli scatti di Gea Casolaro raccontano un altrove pieno di racconti, parole e umanità. E proprio nell’altro viene riposta tutta la speranza e focalizzataGea1 l’attenzione: su tutto ciò che di “umano, troppo umano” c’è e che quotidianamente rischia di passare inosservato. La visione, ancora, domina il progetto “Doppio sguardo” del 2003 in cui la fotografa e un suo cineoperatore Sebastian Gutierrez fotografano e riprendono contemporaneamente (e a due altezze diverse) le strade di Buenos Aires. Il racconto di uno dei periodi più delicati per l’Argentina fatto per immagini: i risparmiatori con i conti bloccati – gli ahorristi – protestano nei pressi delle banche, i turisti proseguono la loro visita indossando bermuda e cappellini, gli artisti di strada si esibiscono e i pochi benestanti sopravvissuti alla durissima crisi economica sono intenti a fare shopping.
E attraverso un meccanismo simile si articola anche il progetto “Sharing Gazes” condotto in Etiopia con un gruppo di studenti della School of Fine Arts di Addis Abeba: il risultato è un collage di visioni multiple e fotomontaggi in cui si analizza il medesimo scenario, restituendolo all’osservatore con suggestive divergenze.
Autoritratti infiniti” è un percorso fotografico del 1999 al termine del quale si vede un testo, stampato su carta fotografica, che recita: “e voi, che immagine vi siete fatti di me?”. Un lavoro che riconosce la soggettività e investe l’altro di dignità e valore artistico, Gea2facendo comprendere come la ricerca visiva e visuale sia un percorso non facile da percorrere in cui è indispensabile mostrare apertura verso chi si ha accanto. E così, nell’analizzare tutte le possibili accezioni del confronto di sguardi, si possono anche accostare due epoche diverse e confrontarle attraverso due diversi frame: è proprio il nucleo di “Still here” che ritrae Parigi nelle sue intersezioni cinematografiche e quotidiane. È, quindi, possibile vedere un turista poco distante dal protagonista de “I quattrocento colpi”, o una anziana signora camminare accanto alla bohémienne Maria Schneider di “Ultimo tango a Parigi”, attraversando la capitale francese, i suoi scorci più conosciuti e gli angoli più nascosti. Un lavoro intenso, quello di Gea Casolaro, per rimarcare che lo sguardo non è mai imparziale: il fotografo vive una sua duplicità, ma è solo conciliando l’umanità con la competenza che può cogliere dettagli, colori, gesti e filtrarli attraverso la sua tecnica, immortalando segmenti di infinito.

Letizia Dabramo 27/04/2017

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