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110 anni e lode di Olivetti alla Galleria Nazionale di Roma

Per oltre un secolo all'avanguardia nel mondo di tecnologia, comunicazione e imprenditoria, la storica azienda italiana raccoglie il suo the best of per celebrare, ricordare e promuovere la sua spinta incessante verso l'innovazione, con la creatività lungimirante e lo sguardo consapevole che da sempre la contraddistingue. Nelle parole dell'AD Riccardo Delleani: "Olivetti ha scritto pagine importanti della storia industriale, con la sua capacità visionaria di anticipare il futuro, cambiando la vita di intere generazioni e il concetto di impresa attraverso scelte etiche coraggiose e una profonda coscienza della morale sociale. Il design, l'organizzazione industriale, il ruolo degli intellettuali, il valore dell'arte e la ricerca tecnologica sono sempre stati gli strumenti utilizzati per proporre e creare un modello di produzione e di vita migliori".
A 110 anni dalla fondazione, la ditta Olivetti conferma la sua sensibilità nei confronti del medium artistico: dal 20 febbraio al 1° maggio, la Galleria Nazionale di Roma ospita "Looking forward. Olivetti: 110 GNAM Olivetti foto2 manifesto per Valentine di Sottsass e Pieracini 1969anni di immagine", a cura di Manolo De Giorgi con Ilaria Bussoni e Nicolas Martino. Due sezioni, "Raccolta visiva" e "Disegnare la vita", presentano il patrimonio di idee e di successi, contemporaneamente archivio storico e fonte di ispirazione futura. Dalla messa a punto della meccanica, all'elaborazione del logotipo; dal viaggio che portò il neolaureato Ingegner Camillo Olivetti da Torino all'America di Edison, allo show-room newyorkese sulla Quinta con i colori del design e del vetro Murano. Sono più di 150 gli scatti esposti, spesso per la prima volta, che portano la firma di maestri della fotografia del Novecento. Emerge, per il taglio cinematografico e per il gusto ironico, il primo piano di un operaio dello stabilimento di Pozzuoli (Henri Cartier-Bresson, 1961). Ricca ed elegante, poi, la raccolta di manifesti pubblicitari realizzati da Giovanni Pintori, che tra 1940 e 1967 ha impresso il suo stile futurista, razionalista e pop all'Ufficio Tecnico Pubblicità Olivetti; e ancora i manifesti di Walter Ballmer per Lettera 32 (1968) e di Ettore Sottsass e Roberto Pieracini per la Valentine (1969). Tra i punti di forza dell'allestimento, non solo la selezione e l'esposizione di questi documenti della storia della grafica e della pubblicità italiana, ma l'occasione di poggiare lo sguardo (certo, non i polpastrelli febbrili del dattilografo) sugli oggetti originali: la pietra miliare della Olivetti M1 del 1909, la Lettera22 del 1950, la P101 del 1965, la rossa e portatile Valentine del 1969.
Per la sua vicinanza alla facoltà di architettura e per la sua immersione nella storia recente e contemporanea dell'arte italiana, la sede espositiva si rivela adatta e suggestiva per accogliere la mostra dedicata al Made in Italy urbi et orbi. Eppure, una mancanza di omogeneità e di chiarezza narrativo-espositiva è percepibile nell'allestimento. Materiali illustrativi, riproduzioni e oggetti originali non appaiono sufficientemente bilanciati, originando ora una concentrazione ora una dispersione nelle sale dedicate alla mostra. Troppo il bianco e troppa la luce artificiale che, se da una parte permettono di focalizzare l'attenzione, dall'altra stancano lo sguardo e appiattiscono l'insieme. I curatori puntano tutto sul contenuto, pur nobilissimo e validissimo, e non sulla forma per veicolarne la storia e i valori in quello che vuole essere un inno al Made in Italy di ieri e di domani: "Looking forward" non è un commiato da cartolina, ma un augurio per il futuro. Per altri di questi 100 anni.

Alessandra Pratesi 22/02/2018

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