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William Tatge + Last Call: l'album "Borderlands"

Apr 25

Una rete, rotta, nel buio, nel vuoto. Quest’immagine presenta “Borderlands”. I confini li stabilisce una linea, una porta, un muro, una diversità. Niente di tutto questo ha senso se attorno avanza il nulla rappresentato dal nero, espressione della mancanza, ma anche della commistione di tutti i colori. Il nero è l’assenza di luce, ed è un terreno sconosciuto quello in cui si procede carponi dentro “Borderlands”.
Scritto, costruito e pensato in un lasso di tempo che sfiora quasi dieci anni, il progetto “Last Call” con William Tatge rivela un album scomposto, coraggioso e diretto, che riesce contemporaneamente a caricarsi di influenze e a scrollarsele di dosso in maniera coerente e convincente racchiudendo suggestioni avvolgenti anche nelle più minimali composizioni.
“Borderlands”, traccia omonima all’album, introduce a spaventi e sussuri squillanti che, alternativamente a sonorità più spensierate, tornano come brividi lungo la schiena nei diversi brani. Con una costante e imprevedibile salita, ci si arrimpica verso una colossale montagna, e Tatge e Co. giungono a concepire una concitazione instancabilmente sostenuta, quasi wagneriana, fino ad un climax che anzicchè esplodere, ci distende su un altopiano. Da qui ammiriamo inconsapevoli un panorama affascinante e ancora sconosciuto.
Con composizioni come “Synopsis” invece si arriva ad uno stile più concitato e forse verso un jazz più depurato. In “Arrival”, in parte improvvisato, William Tatge sfiora i tasti del pianoforte, sussurra all’orecchio i suoni di una storia lontana, perduta in un’eco.“One Revolution” ha un tema costante nel piano, accostabile quasi alla tarda musica classica che sax e contrabbasso dirottano magnificamente.
Nelle improvvisazioni che vedono “Marche Triomphale”, “In Balance” e “Lux” ci si accorge di una piena convivenza di colori e timbri nei diversi strumenti. Dentro “In Balance” c’è l’idea di un tema che si lascia percorrere nella tensione orchestrale di tutti gli strumenti che tengono l’ascoltatore sul filo del rasoio attraverso rasentate tanto minimali quanto intense per ogni strumento.
“Ergo” si avvicina a mezzitoni che sembrano trasportarci attraverso il sax nella nebulosità noir anni Trenta. Avvolge ammalia, “de-prime”. Nella sua improvvisazione riesce a costruirsi e ad avvolgersi in una scala a chiocciola prima vertiginosa, poi sempre più rarefatta, polverosa. Tatge ne compone la strada, Ponticelli i gradini, Tamborrino i salti e le cadute. Se con un inizio strisciante “Lux” serpeggia sulle lunghe carezze del sax di Kinzelman, è il sostenuto accordo del pianista che devia la rotta e lascia alla “luce” lo sfumarsi delle note.
Poi c’è una scheggia, “Marche Triomphale”. Mucchietti di note affilate, che Tatge lancia con fermezza, aprono il brano alle sue incostanti salite e discese.
Ma torniamo a “Borderlands”. Dopo aver fatto il giro di un buco nero che si illumina, ecco che adesso si ritrova una condensazione piena e vigorosa del concept. La vista dal quell’altopiano si rischiara. Tutto parte e tutto sembra tornare con “Borderlands”.

https://www.youtube.com/watch?v=Q4IG91YmtLM 

William Tatge + Last Call: Borderlands.
William Tatge - pianoforte
Dan Kinzelman - sax tenore
Francesco Ponticelli - contrabbasso
Stefano Tamborrino - batteria e percussioni

Tracklist
Borderlands
Synopsis
Arrival
One Revolution
Marche Triomphale
Ergo
In Balance
Lux

Registrato il 2 e 3/1/2014 a Jambona Lab (Cascina) da Antonio Castiello.
Parco della Musica Records MPR 067CD, 28-4-2015

Emanuela Platania 25/04/2016

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