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Una rivelazione internazionale: il giovane pianista Dmitry Masleev debutta a Roma

Mar 03

L’esperienza musicale appartiene al mondo umano e la sua capacità di incidere nella vita degli uomini dipende dal grado di bellezza che la musica riesce a raggiungere. Fare esperienza del bello, di un’emozione piacevole, significa dilettarsi di fronte alla bellezza di uno spettacolo. Fare esperienza del sublime, invece, significa abbandonarsi alla travolgente sensazione del genio.
Dmitry Masleev, giovane pianista russo, nasce il 4 maggio 1988 a Ulan-Ude in Siberia, vicino al lago Baikal, al confine della Mongolia. Si diploma nel 2011 al Conservatorio di Mosca, nella classe di Mikhail Petukhov. Nel 2014 completa gli studi post-diploma e si specializza all'Accademia Internazionale di Musica del Lago di Como. Il pianista russo vince il XV Concorso Internazionale “Čajkovskij” (2015) e ottiene il primo premio con il consenso unanime da parte di pubblico, giuria e media. L’entusiasmante vittoria gli permette di raggiungere palcoscenici internazionali, a New York, Londra, Stoccolma, Monaco di Baviera, Rotterdam, Pechino fino a Roma. Il concerto avvenuto nell’Aula Magna della “Sapienza”, il 1 marzo 2016, organizzato dall’Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC) è uno straordinario viaggio musicale all’insegna del virtuosismo, di una tecnica pianistica impeccabile e di uno stile già maturo. Il tocco raffinato delle dita di Masleev incanta il pubblico romano e crea atmosfere rarefatte, tangibili sensazioni di pura perfezione formale.
Di Johann Sebastian Bach (1685-1750) Masleev esegue la “Partita n. 1 in si bemolle maggiore BWV 825” (1726). Il preludio iniziale, grazioso e placido, lascia il posto alla tradizionale Suite di danze che termina con una brillante Giga, dal carattere scherzoso e giocoso, raro nella musica bachiana. Una dimostrazione rigorosa, precisa e composta, finalizzata al raggiungimento di una sensazione di completezza. Il carattere passionale e romantico del pianista si infiamma nella “Sonata n. 2 in sol minore op. 22” (1838) di Robert Schumann, considerata un manifesto romantico, nonché l’opera più eseguita del compositore. La relazione invisibile ma potente tra il giovane pianista e la musica rapisce l’intera platea. L’intensità espressiva dell’inizio, un attacco secco e deciso, che produce un tema frenetico e incalzante, o degli accordi violenti a piene mani, o ancora delle melodie poetiche ed eleganti, unite a un furioso accompagnamento della mano sinistra, trasmettono la folgorante passione di Masleev per la musica. Ma è nel secondo movimento, l’Andantino, caratterizzato da un tranquillo motivo derivato da un Lied e progressivamente farcito di variazioni ornamentali, che emerge la sua anima sensibile, in un misto di tormento e nostalgia.
La “Barcarolle” (1838), trascrizione ad opera di Franz Liszt di un lied schubertiano “Auf dem Wasser zu singen”, è caratterizzata da un tessuto musicale fitto e, a causa del vagare continuo della melodia, prima al registro acuto, poi grave e ancora nella posizione mediana, ci mostra la capacità acrobatica del giovane esecutore. “Wilde Jagd” è uno dei “12 Studi d’esecuzione trascendentale” di Franz Liszt, un brano romantico e potente, eseguito con altrettanta forza e passione. Il nostro viaggio musicale arriva poi in Russia, con Pëtr Il’ič Čajkovskij, di cui Masleev esegue 4 dei 18 pezzi op. 72, intitolati “Chant élégiaque, Vals à cinq temps, Un poco di Chopin e Scène dansante”. La grazia e la delicatezza delle note musicali e di dolci arpeggi, eseguiti con precisione e grande competenza, creano un’atmosfera rarefatta, in cui il suono sembra fluttuare nella sala, prima di ricongiungersi con il silenzio. Dopo la “Sonata Reminescenza in la minore op. 38 n. 1” (1922), in un unico movimento di Nikolaj Karlovič Medtner, eseguita magistralmente, il concerto termina con la “Danse macabre” di Saint-Saëns/ Liszt/ Horowitz: una partitura insieme francese, tedesca e russa, nonché anello di congiunzione tra il romanticismo e la modernità. Nasce come un poema sinfonico, diventato funambolico pezzo pianistico nella trasposizione di Liszt, portato agli estremi da Vladimir Horowitz, probabilmente il migliore pianista di tutto il Novecento. Le differenti timbriche orchestrali vengono riportate in modo sublime, esaltandone la grandiosità della scrittura e sfruttando al limite le possibilità del pianoforte. Nei tremoli, nelle scale a ottave discendenti e nelle decise sferzate dal grave all’acuto, Dmitry Masleev esprime il suo straordinario e incredibile talento, ma soprattutto una grande storia d’amore con la musica.

Serena Antinucci 03/03/2016

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