A due anni dalla pubblicazione di “1000 Forms of Fear”, Sia ritorna con il suo settimo album in studio “This is Acting”, uscito il 29 gennaio scorso.
C’è chi la considera l’ennesima estrosa pop star commerciale, ma pochi sanno che nelle vene della cantautrice australiana scorrono le tracce dell’acid jazz, dell’hip-hop e dell’R’n’B, che hanno segnato gli inizi della sua carriera e che l’hanno trasformata nell’odierno emblema del trip-hop, un fenomeno nato a Bristol in cui tutti i generi sopra citati si fondono all’elettronica, al soul e al funk. Certo, a Sia si deve dare atto di aver un innato dono per la scrittura di melodie e ritornelli estremamente pop, ma l’intensità vocale delle sue interpretazioni fanno dimenticare tutto, anche non sapere più come sia il suo volto.
Risalgono al 2010, anno dell’uscita di “We are born”, le ultime apparizioni pubbliche a volto scoperto della cantante che in quell’anno ha dovuto fare i conti con la celebrità e con la morte del compagno. Eventi che hanno segnato il suo animo nel profondo, trasportandola in una spirale distruttiva di droga e alcol, fino al tentato suicidio. A salvarla è stata la musica, non la sua, dalla quale si era presa una pausa, ma quella degli altri a cui si è prestata in veste di paroliere. Suoi sono i testi di alcuni successi di Rihanna (Diamonds), Beyonce (Standing on the Sun e Pretty Hurts), Katy Perry (Double Rainbow), Rita Ora (Radioactive), Britney Spears (Perfume e Passenger) e Celine Dion (Love me back to life).
Il 2014 è stato l’anno del ritorno sulla scena con l’album “1000 Forms of Fear”, anticipato dal singolo Chandelier, balzato subito in testa a tutte le classifiche. Decisa a voler proteggere la sua privacy a ogni costo, Sia ha scelto curiosi escamotage: cantare dando le spalle al pubblico, coprire il volto con grandi parrucche bionde e portare l’attenzione sulla piccola Maddie Ziegler, star del reality Dance Moms e ballerina di sconvolgente bravura. La giovane performer è protagonista di molti suoi videoclip ed è sempre presente nelle esibizioni dal vivo della cantante, quasi fosse l’unica in grado di guardare negli occhi il pubblico e trasmettere quelle emozioni che Sia teme di comunicare. I maligni credono che sia un’astuta trovata pubblicitaria, ma sta di fatto che Sia non rilascia interviste e non si presta a servizi fotografici nemmeno durante la promozione dei suoi dischi.
Se nel precedente LP era ancora presente la sensazione di essere inadeguata nelle relazioni con gli altri e nell’amore, “This is Acting” segna una svolta, lo si potrebbe definire quasi un inno alla vita. Nonostante sia composto da canzoni che la cantautrice aveva scritto per altri, fra le righe si percepiscono i ricordi dolorosi del passato e la ricerca di pace del presente. Non un caso, quindi, che il primo singolo estratto sia Alive (scritto con Adele e Tobias Jesso Jr): d’impatto, energico, vitale in cui è impossibile non trovare cenni autobiografici dell’autrice, che aveva ottenuto un biglietto di sola andata verso quell’abisso della mente dove si nascondono i demoni più feroci, ma nonostante questo è sopravvissuta, respira ancora, è viva. C’è poi Unstoppable, non tanto un brano quanto più un mantra da canticchiare ogni mattina fra un sorso di caffè e l’altro, che ribadisce la ritrovata forza d’animo dopo quel periodo buio. Sulla stessa linea è Bird Set Free, pezzo che apre l’album, più sentimentale, intenso e sentito in cui la cantautrice declama la musica come unica via per la libertà.
Fra le dodici tracce del disco (quattordici nella versione Deluxe), prodotto fra gli altri anche da Kanye West, fanno capolino le atmosfere da club di Move your Body e Cheap Thrills. Il brano più orecchiabile e scanzonato è Reaper, ironicamente dedicato al Cupo Mietitore al quale dice di ripassare tra un po’, ha ancora troppe cose belle da fare nella vita: sentire il vento fra i capelli, ascoltare il canto del mare, bere un paio di drink, vivere amori folli e, perché no, scrivere qualche altro album ricco di ardente passione.
Giada Marcon 03/02/16
