Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

Savages e il loro “Adore Life”: il ritorno delle signore del punk

Feb 05

C’è sempre un po’ di sano timore per tutto ciò che nella musica viene catalogato con l’etichetta “post”: post-rock, post-folk, post-bop, post-industrial, post-alternative. Etichette, per l’appunto, come post-it (scusate il gioco di parole) messi lì a coprire ricicli melodici della generazione precedente. Di questi rimpasti, pieni sono gli scaffali di band appartenenti al variegato scenario del post-punk. Tutto da buttare? Assolutamente no. Il segreto sta nel dosare sapientemente, con la giusta presa di rabbia, gli ascolti della generazione Eighties e Nineties e cavarne fuori un ottimo progetto discografico.
È il caso dei Savages, la band inglese con incursioni francesi (la frontman, Jehnny Beth), tutta al femminile, che nel 2013 ha esordito con l’acclamato album “Silence Yourself”. Dopo tre anni, tornano alle orecchie del pubblico con “Adore Life”.
“Adore life” è un disco che si catapulta direttamente oltre le aspettative, come una debuttante al ballo che scenda le scale scivolando sul corrimano. Le influenze musicali della band, riconoscibilissime in “Silence Yourself” (da Siouxsie and the Banshees, ai Joy Divisione, Wire, Gang of Four, sino a PJ Harvey), non hanno incastrato le quattro ragazze alle pendici dell’Olimpo del successo d’esordio ma le hanno temprate, anzi, permettendo loro di azzardare, spingersi dove molte band non osano addentrarsi: abbassare il volume.
La chitarra di Gemma Thompson stride disegnando reef dentellati come lame ma più soft rispetto al lavoro precedente, come in “Answer”, prima traccia dell’album, in cui la voce, ai limiti della monotonia, di Jehnny Beth invita chi ascolta ad abbandonare le imposizioni, domandare, piangere, aspettare, pretendere l’amore come unica risposta. Le tracce dell’album seguono una sorta di flusso ascetico di cui l’amore è il filo conduttore, ma è un filo elettrico scoperto, di quelli ad alto voltaggio, come in “T.I.W.Y.G.” (This is what you get / when you mess with love), dove il rullante di Fay Milton segue il basso di Ayse Hassan che procede per tutto il brano ad un ritmo quasi snervante. In “Adore”, i bpm diminuiscono e sembra quasi di ascoltare una ballata alla Morrissey, con mezzi tempi ripetuti in modo maniacale e che fanno chiudere gli occhi sulle variazioni vocali di Beth e i tocchi di basso che accarezzano le parole”adore life”. “I need something new” ci riporta tra le strade inglesi (quelle di Ian Curtis, per intenderci), in quelle borgate industriali dell’iconografia punk, con la voce che si distorce, come la chitarra, raggiungendo picchi isterici.
“Adore Life” parla di amore e di voglia di vivere in un modo oscuro e allo stesso tempo potente, è l’urlo strozzato dei sentimenti che stride con la vita che ci circonda e che si distorce attraverso le lenti del conformismo. Ma soprattutto, “Adore Life” è un album che conferma di che stoffa sono fatte queste quattro ragazze del punk, un album maturo che ha visto le Savages andare oltre se stesse senza ricami sul passato.

Tracklist

1. The Answer
2. Evil
3. Sad Person
4. Adore
5. I Need Something New
6. Slowing Down The World
7. When In Love
8. Surrender
9. T.I.W.Y.G.
10. Mechanics

Federica Nastasia 05/02/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM